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“Ruralità & Gusto” a Roma…. da una “Terra del Sole”

TERRA  DEL  SOLE”

Nei giorni 12 e 13 settembre, il sole d’Italia si è fermato a piazza Buenos Ayres, a fianco della Chiesa degli Argentini. Presso la porta d’ingresso un tavolinetto lasciava squillare il rosso di un sei-sette pomodori, l’oro di una bottiglia d’olio, un piatto pieno di dolcetti e di assaggini contornato da rametti di basilico. Ingresso libero, dopo la scala breve un anfiteatro di tavoli diffondevano ancora più colori e profumi: la Lucania invitava ad una saporita e calda accoglienza.

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Street food all’italiana: la tendenza è gourmet

La farinata ligure, il lampredotto fiorentino, la piadina romagnola, lo sfincione siciliano. Le ricette, spesso povere, della tradizione italiana ritornano in auge perché lo street food fa tendenza, spesso riviste in versione gourmet da chef stellati e giovani cuochi legati al proprio territorio d’origine.

Cibo da strada sì, ma di qualità e ad aggiudicarne il successo è il cliente tipo: il “metro eater”. Vita frenetica, poco tempo a disposizione, il metro eater mangia tra un impegno e l’altro e ha due priorità: velocità e qualità. E’ questa la nuova tendenza del “mobile eating”, analizzata da Bibite Sanpellegrino attraverso un’analisi che ha avuto come obiettivo quello di capire come si stanno trasformando i luoghi e le modalità di consumo del cibo nella società contemporanea.

Secondo 8 esperti su 10 la ragione principale del successo dello street food risiede nel fatto che oggi le persone danno prioritaria importanza alla qualità rispetto alla quantità (81%), e ricercano con maggiore frequenza le ricette tradizionali anche reinterpretate in chiave moderna o da chef rinomati (72%), realizzate con ingredienti di qualità (59%). Tutte caratteristiche offerte dalle sempre più numerose api adibite a food-truck che puntano proprio su questa tipologia di cibo, il metro food.Icona di questo fenomeno sono le api itineranti (85%), di cui gli italiani vanno in cerca per acquistare cibo gourmet da gustare tra un impegno e l’altro.

Ma chi sono questi metro eater? Secondo gli esperti interpellati si tratta di individui dinamici che non amano la sedentarietà (74%), molto attenti agli aspetti salutari legati all’alimentazione (68%) e all’origine delle materie prime (67%), attivi sui social network (64%) dove amano condividere le foto (58%) del loro metro food preferito. Ma anche a livello internazionale sono numerosi i casi che testimoniano questa tendenza: a New York ad esempio gli chef del Rouge Tomate, un rinomato ristorante dell’Upper East Side premiato con una stella Michelin, sono “scesi in strada” creando uno street menu stellato per il “Rouge Tomate Cart in the Park”, posizionato all’ingresso dello zoo di Central Park. Anche a Reykjavik in Islanda, il metro food non ha rivali: la guida Michelin infatti segnala i Bæjarins Beztu Pylsur, gli hot dog apprezzati anche da Bill Clinton e Anthony Bourdain.Secondo l’antropologa dell’alimentazione Lucia Galasso, i luoghi di ritrovo per condividere il momento del pasto sono in costante evoluzione: “La storia alimentare torna a vivere in strada, anche se è più giusto dire che non l’ha mai abbandonata”.”Prima si mangiava per strada perché le case erano piccole, spesso invivibili, dei rifugi e non le dimore con tutti i comfort che abbiamo oggi – continua Galasso – La strada era luogo di lavoro, di relazione, avveniva tutto lì. Oggi mangiare fuori è divenuto non solo uno status symbol ma anche il vettore attraverso il quale comunichiamo agli altri i nostri valori alimentari, non a caso esiste un’insegna per ogni nostra passione culinaria”.

via Il Tempo

 

A Moliterno (PZ), dibattito sul Canestrato I.G.P.

Domenica 9 agosto 2015, dalle ore 10:30 alle 12:30, in occasione della XXXIV edizione della Sagra del Canestrato, si è svolta presso la Bibliomediateca “G. Racioppi” Palazzo Valinoti di P.za Vittorio Veneto – Moliterno (Potenza), la tavola rotonda dal titolo “Il Canestrato IGP di Moliterno: la produzione e le nuove forme di commercializzazione”. Il dibattito, che ha avuto come tema il famoso formaggio ad indicazione geografica protetta, si è aperta con i saluti istituzionali di Giuseppe TANCREDI (Sindaco di Moliterno) e con l’introduzione ai lavori del Presidente del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese Domenico TOTARO. Nel corso del dibattito sono intervenuti diversi operatori ed aziende che hanno trattato temi importanti quali la creazione di consorzi di prodotto, la promozione, il concetto di impresa innovativa e l’utilizzo di nuove tecniche di commercializzazione attraverso la rete. Grande spazio è stato inoltre destinato agli aspetti scientifici del tema grazie alla presenza di svariati ricercatori delle università italiane e di istituti di ricerca come l’ALSIA, che ha contribuito al progetto del “Canestrato di Moliterno”. Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Vincenzo PETRAGLIA, sono intervenuti: Antonio Maria IMPERATRICE (Responsabile ALSIA), Nicola MASTRANGELO (Presidente del Consorzio Canestrato IGP), Marco SARACENO (Imprenditore Azienda agricola “Fattorie Donna Giulia”), Gioacchino POLETTO (Tutor UE e Software Architect Consulente RScom Agency) e – in collegamento via Skype – Roberta SPINELLI (Consulente Comunicazione Integrata e Digital Strategist RScom Agency).

Made in Cina V/ Made in Italy

 

 G. d. F.  –  ASSESTATO UN DURO COLPO AL MERCATO DEL FALSO  – A ROMA in via Nomentana 591, nella SEDE DEL  COMANDO della G.d.F. , martedì 28 luglio il PROCURATORE della REPUBBLICA MICHELE PRISTIPINO e il COM.te PROV.le GIUSEPPE MAGLIOCCO – Generale di Brigata – hanno esposto in conferenza stampa l’eccezionale esito positivo di una operazione delle Fiamme Gialle conclusasi nelle prime ore mattutine per contrastare i falsi “Made in Italy” che danneggiano oltre ogni misura i nostri settori della produzione e del commercio.

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Italia su Misura

Nasce Italia-sumisura.it a tutela dell’artigianato artistico

Dalla moda agli accessori, dai gioielli agli orologi, passando per le produzioni di musica e spettacoli fino agli arredi per giardino.

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Expo&Territori: un progetto per le eccellenze della Lucania

Dopo il successo ottenuto lo scorso 7 luglio con la tavola rotonda organizzata nell’ambito dell’iniziativa Expo & Territori ed incentrata su “Miti e Riti dell’Appennino Lucano: dall’Uomo Albero alla Transumanza”, il Parco Nazionale Appennino Lucano continuerà, fino ad ottobre, a promuovere le eccellenze naturali, enogastronomiche e territoriali anche a Milano, attraverso  una rassegna di eventi realizzati con la Regione Basilicata.

Un progetto, quello di Expo & Territori, che gode, tra gli altri, del sostegno del Ministero dell’Ambiente e che prevede una serie di incontri itineranti, dentro e fuori Expo.

Dai Miti e Tradizioni alla “Valorizzazione del prodotto tipico”, titolo, quest’ultimo, del secondo degli appuntamenti in programma per il 25 luglio a Viggiano. Numerosi gli ospiti attesi, ma due soli saranno i veri protagonisti che conquisteranno il pubblico: si tratta del Vino dell’Alta Val D’Agri e del Prosciutto di Mersicovetere.

PNAL

La moda saluta Elio Fiorucci

E così inspiegabilmente un creativo di nome Elio Fiorucci se ne è andato silenziosamente in una giornata di piena estate; è accaduto probabilmente nel corso del week end, non si avevano più sue notizie da un paio di giorni, oggi 20 Luglio la triste scoperta da parte dei primi soccorritori, Fiorucci è stato rinvenuto nella sua casa milanese privo di vita.

Riconosciuto a livello globale per la sua creatività e le capacità comunicative il marchio Fiorucci diventa immediatamente un mix esplosivo di fantasia, colori e divertimento.

Il suo apprendistato avvenne a fianco del padre prima di mettersi in proprio nel settore della moda; lo sguardo aperto verso il futuro gli consentirono di apprezzare quanto proveniva da oltralpe sul finire degli anni sessanta particolarmente attento alle tendenze che spingevano dal mondo anglosassone, l’Inghilterra era il faro di punta in fatto di creatività e fashion style: a volte accattivante altre provocatorio altre ancora più sobrio.

E’ il 1967 quando apre il primo negozio proprio nella sua città, da quel momento una strada tutta in ascesa che lo portarono ad affermarsi come marchio riconosciuto in tutto il mondo esportando il proprio stile nei suoi Store aperti nelle principali capitali internazionali.

Fiorucci inizia a significare così un fatto di costume tutto Made in Italy fortemente influenzato dalle tendenze giovanili di tutto il mondo di cui si fa portavoce, apprezzato inoltre dal jet set internazionale, ricordiamo che tra i tanti estimatori proprio il padre della Pop Art: Andy Wharol.

Trent’anni di lavoro e successo tutto italiano poi l’impegno personale a favore degli animali per un mondo più etico a partire dalla scelta di diventare vegetariano fino all’adesione al manifesto La coscienza degli animali.

Il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ha dichiarato all’Ansa “La notizia della scomparsa di Elio Fiorucci mi ha colto di sorpresa e ne sono profondamente rattristato. Fiorucci, un grande stilista, non era creativo solo nella moda, ma comunicava a tutto il mondo proprio attraverso la sua creatività. Elio era anche un amico con cui ho condiviso pensieri, progetti, visione della città

Come distruggere l’industria alimentare italiana

L’U.E. contro il “MADE in ITALY”_________________________di Torquato CARDILLI *

Uno dei proverbi che abbiamo ascoltato sin dalla tenera età “non è tutto oro quel che luccica” ripetutoci dagli anziani con l’intento di metterci in guardia da possibili imbrogli materiali, affettivi, spirituali che possono capitare quando si è superficiali nelle valutazioni, è un detto antichissimo. Risale addirittura a Esopo ed ha avuto una larga diffusione, prima nel mondo letterario e poi nell’uso comune, per essere stato inciso da Shakespeare sullo scrigno che lo spasimante principe del Marocco offre a Porzia, nell’opera il mercante di Venezia. Ma in Europa pare che non sia più così. A Bruxelles hanno scoperto la pietra filosofale per trasformare le sostanze ed arricchire i soliti noti.

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Latte in polvere: no allarmismo, pericoloso per il “made in Italy” agroalimentare

 Il formaggio fatto senza latte, diciamolo forte, non ci piace,ognuno di noi, siamo abituati, sia che lo acquistiamo al supermercato, o al negozio di quartiere, ad annusare, assaggiare, vedere da dove arriva, se regionale, la nostra è meglio della vostra, il campanilismo si fa sentire.Da Pienza alla Sardegna, dal pecorino romano al parmigiano, poco importa, importante è: che non sia un intruglio senza latte, senza scadenza, senza paese d’ origine, senza profumi e sapori, sapori di casa nostra. La rabbia degli allevatori noi consumatori la sentiamo poco, forse ci giunge troppo ovattata, forse i nostri politici pensano che ai consumatori non interessa? Le reazioni di chi lavora nel settore agroalimentare dovrebbero essere più forte secondo i consumatori che si incontrano fuori dai supermercati.Questa volontà di globalizzare e standardizzare quasi tutto, rendendo possibile gli acquisti delle materie prime ovunque capiti e da chiunque, sta attaccando il nostro patrimonio, che fino ad ora è stato l’ unico al mondo.

Queste le dichiarazioni del Presidente della Cia:

Il presidente della Cia Scanavino: sbagliato diffondere notizie superficiali che mancano del necessario approfondimento. Il latte in polvere è vietato nella produzione dei formaggi Dop e, comunque, per gli altri prodotti resta l’obbligo di indicarne un eventuale utilizzo tra gli ingredienti.

        Il polverone mediatico che si sta creando intorno al divieto di utilizzare il latte in polvere per i prodotti lattiero-caseari “rischia di innescare preoccupanti allarmismi tutti a svantaggio del made in Italy agroalimentare”. Lo afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, commentando la vicenda della lettera con cui la Commissione Ue ha richiamato l’Italia a correggere la legge n.138 del 1974.

formaggi in polvere

            “Sarebbe opportuno che tutte le organizzazioni di categoria facessero chiarezza sulla questione e richiamassero alla razionalità, anziché spaventare i consumatori con paure spesso infondate -prosegue Scanavino-. È bene chiarire innanzitutto che il latte in polvere non può essere utilizzato, a prescindere, per la produzione di prodotti a denominazione di origine protetta. Parmigiano, Grana Padano, Mozzarella di bufala, Pecorino, Asiago, Provolone e tutti gli altri 50 prodotti caseari ‘made in Italy’ restano estranei a questa vicenda”.

            Sono queste le produzioni che utilizzano gran parte del latte trasformato e dove i disciplinari non prevedono il latte in polvere. Per gli altri prodotti, qualora anche le prossime riunioni a Bruxelles dovessero tradursi in un nulla di fatto per l’Italia, resta l’obbligo di indicare un eventuale utilizzo di latte in polvere tra gli ingredienti.

            “Certamente -continua il presidente della Cia- si può e si deve discutere riguardo alle modalità con cui gli ingredienti sono indicati sulle etichette dei formaggi e sulla possibilità di incidere per modificare la normativa europea. Ma cosa ben diversa è l’atteggiamento e l’azione di alcuni preoccupati unicamente a diffondere allarmismo. Eppure quelli che oggi infondono paure sono gli stessi che hanno sostenuto il progetto per il polverizzatore del latte nel Nord Italia. Se ci fosse un po’ più di coerenza -conclude Scanavino- magari si riuscirebbe a difendere e a tutelare le imprese agricole, anziché metterne a rischio la redditività attraverso la diffusione di informazioni e notizie superficiali e che mancano del necessario approfondimento”.

Riportiamo infine il commento del Ministro  delle Politiche Agricole Maurizio Martina”difendere fino in fondo la qualità del sistema lattiero caseario italiano e la trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori”

 I consumatori sono sempre più attenti alla qualità, vogliono , nonostante la crisi, prodotti curati.

Bruxelles negli ultimi anni ha preso il vizio di venire a fare la spesa a casa nostra:il vino senza uva, la nutella senza nocciole e burro di cacao e, ora vogliono anche il nostro buon formaggio, a quando le pere?

Adelfia Franchi

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La pasta italiana in “cabina di regia”

 

Cabina di regia della pasta: Agrinsieme, iniziativa nuova e positiva

 Il coordinamento che raggruppa Cia, Confagricoltura, Copagri e l’Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari commenta l’iniziativa dei Ministri Martina e Guidi: “Lavorare per la qualità, per una migliore organizzazione della filiera e una maggiore penetrazione sui mercati a vantaggio del reddito degli agricoltori”

 Agrinsieme accoglie con soddisfazione l’istituzione della “Cabina di regia sulla pasta”. Si tratta -spiega Agrinsieme- di uno strumento che andrà meglio valutato alla prova dei fatti, ma che risponde all’esigenza di una migliore organizzazione della filiera della pasta e di maggiore penetrazione del prodotto sul mercato internazionale.

La pasta -continua il coordinamento- rappresenta per l’agroalimentare made in Italy nel mondo, un must da valorizzare al massimo. Lo strumento della Cabina -aggiunge Agrinsieme- può fare da apripista per altri comparti, rendendo effettivamente più coese e funzionali le filiere con un’equa redistribuzione del valore lungo tutti i segmenti. Negli ultimi anni la parte agricola ha registrato una forte perdita di reddito, che spiega il calo strutturale delle superfici investite a grano duro nel nostro Paese.

L’Italia si pone l’obiettivo di aumentare sempre più il fatturato dell’export agroalimentare e l’iniziativa inerente la pasta può tornare utile al fine. La pasta -sostiene Agrinsieme- si fa con il grano e questo lo producono gli agricoltori. Il prodotto di qualità si fa con il grano di qualità e questo si produce se c’è adeguata redditività anche per le imprese agricole, cosa che in questi anni è mancata.

 A livello mondiale l’Italia è ancora il maggior produttore di pasta con 3,4 milioni di tonnellate, ma una quota crescente di questa domanda è soddisfatta dall’offerta di pasta non italiana (USA, Brasile, Turchia, Russia, ecc.) o sottratta alla produzione italiana dal cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding. Recuperare quote di mercato alla produzione nazionale e consolidare la posizione di preminenza nel mercato mondiale, attraverso la leva della qualità: questo l’obiettivo finale della Cabina di Regia. Le misure promosse dalla Cabina di Regina sono gli strumenti attraverso i quali il sistema produttivo assieme al Governo intende raggiungere questo obiettivo. Quella di oggi è stata la riunione di insediamento, cui hanno preso parte i componenti della Cabina di Regia, ossia: due presidenti delegati (Stefano Firpo – MiSE e Luca Bianchi – Mipaaf)

 Sarà importante secondo Agrinsieme prestare maggiore attenzione anche alla ricerca e innovazione, ambito in cui l’Italia rischia di perdere un ruolo perché la ricerca genetica è ormai in mano alle multinazionali e alla Francia.

Agrinsieme riconosce ai Ministri Guidi e Martina il merito dell’intento, propedeutico per un’inversione di rotta nel comparto, che da molto tempo non ha goduto della dovuta attenzione. La Cabina di regia è, per Agrinsieme, un’iniziativa nuova e positiva. Agrinsieme garantisce totale impegno nella direzione dell’organizzazione di prodotto, effettivo apporto e contributo. Una prima occasione per concretizzare il lavoro della Cabina di regia potrebbe essere senz’altro la grande vetrina dell’Expo, in tal senso Agrinsieme si propone alle istituzioni per individuare iniziative e modalità per dare slancio al potenziale della filiera della pasta.

 

Commercio: battuta d’arresto delle vendite alimentari

 

Farsi domande non basta più, agire? Come? Poteva bastare organizzare una sagra alimentare come EXPO per far ripartire i consumi? Invogliare le persone  ad acquistare prodotti di qualità? No, la gente è sempre più povera, sempre meno in salute, sempre più arrabbiata. Lo spettro della miseria fa diventare tutti più cattivi, ognuno marca  il proprio territorio. Nei rifugiati, negli immigrati, vediamo noi stessi, negando di essere uguali a loro, perchè , forse  a breve , potremmo trovarci nelle stesse condizioni. Ogni paese  erge il proprio muro, una volta lo abbiamo abbattuto, chissà ; forse allora faceva comodo buttarlo giù. Sassi, mattoni, cemento: più facili da trovare che non il cibo, più facile tirar su un muro che dare un piatto di minestra. Nel frattempo, siamo in tanti a non fare più la spesa, quella buona, quella che una volta si chiamava : la spesa del contadino, poi diventata :MADE IN ITALY.  CRISI ALIMENTARE

 Commercio: battuta d’arresto delle vendite alimentari “made in Italy” 

La Cia commenta i dati sulle vendite al dettaglio diffusi dall’Istat. Il presidente Scanavino: occorre un progetto organico di interventi che passi in primis dal settore primario, attraverso aggregazione dell’offerta e delle filiere, innovazione e semplificazione. Solo così si potranno cogliere le potenzialità ancora inespresse dell’agroalimentare tricolore.

            Dopo tre mesi di crescita, tornano a diminuire le vendite di prodotti alimentari “made in Italy” che, nel mese di aprile rispetto allo scorso anno, perdono quasi un punto percentuale in valore (-0,8%) mentre gli acquisti delle famiglie in volume si riducono dell’1,8%. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati Istat, spiegando che il calo dei consumi trova conferma nell’andamento tendenziale del fatturato dell’industria alimentare, crollato ad aprile del 4,6% rispetto a una sostanziale invarianza (-0,2%) del fatturato totale nazionale.

            Tutto ciò -spiega la Cia- si riflette inevitabilmente sul livello qualitativo degli alimenti acquistati con una tendenza a preferire i cibi “low-cost”. Quella dei discount alimentari è infatti l’unica tipologia di esercizio commerciale dove gli acquisti di prodotti agroalimentari continuano a correre (+2,2%), mentre nella grande distribuzione le vendite diminuiscono dello 0,7%, così come nei piccoli negozi dove il calo è ancora più significativo (-1,2%).

            “Rispetto al primo trimestre del 2015, quando i positivi risultati sul commercio al dettaglio facevano presagire una definitiva inversione di tendenza nelle dinamiche di acquisto -osserva il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino- i dati di aprile fanno segnare una battuta d’arresto. Per ridare certezze future e far ripartire al più presto le vendite è urgente che le imprese agricole siano al centro dell’agenda economica nazionale”.FAME

            “L’agricoltura, essendo per sua natura particolarmente vulnerabile ed esposta alle emergenze e alla volatilità dei mercati, è una delle attività economiche che sta incontrando particolari difficoltà per uscire dalla crisi. Ciò che occorre -sottolinea Scanavino- è un progetto organico d’interventi necessario a rilanciare il ‘made in Italy’ agroalimentare. Un progetto che passi inevitabilmente attraverso l’aggregazione dell’offerta e la promozione di una più efficace organizzazione delle filiere; l’innovazione e la modernizzazione dell’assetto imprenditoriale; la semplificazione e la sburocratizzazione amministrativa; l’internazionalizzazione, senza trascurare il necessario processo di defiscalizzazione e di modernizzazione del mercato del lavoro”.

            Soltanto così, conclude il presidente della Cia, “si potranno cogliere le potenzialità ancora inespresse dell’agroalimentare italiano e, di pari passo, capitalizzare gli straordinari valori materiali e immateriali che caratterizzano e distinguono l’offerta del ‘made in Italy’ nel mondo, mettendoli a sistema in una prospettiva di rilancio e valorizzazione”.

A voi lettori una valutazione di tutto quel che accade nel mondo dell agroalimentare, visto dalla parte di chi, ogni giorno deve fare il conto con quel borsellino da aprire.

Adelfia Franchi

Nascono gli Agrichef per la cucina biodiversa

La Cia con Turismo Verde lancia il Primo Festival dell’Agriturismo. Si parte il 18 giugno con una serata toscolombarda. Il presidente di Cia Dino Scanavino: “Gli Agriturismo sono la dimostrazione che la filiera integrata e l’agricoltura multifunzionale producono il giusto reddito”. Cinzia Pagni, vicepresidente di Cia: “Dal campo al piatto: non è uno slogan, ma un’esigenza gastronomica sempre più avvertita dai consumatori che premiano gli Agriturismo un settore in forte crescita”.

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Luxury Summit 2015: made in Italy, reshoring e internet

Presente e futuro del lusso «made in Italy», le sfide dell’innovazione digitale, le opportunità e le complessità del reshoring sono al centro del Luxury Summit 2015, organizzato per il settimo anno consecutivo dal Sole 24 Ore nella sede milanese del gruppo, in via Monte Rosa 91. Un evento che per la prima volta sarà distribuito in due mattinate, il 10 e l’11 giugno, alle quali si potrà assistere gratuitamente, previa registrazione all’indirizzo https://eventi.ilsole24ore.com/luxury-2015

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Expo: l’agricoltura è il motore dello sviluppo sostenibile.

Ecco il decalogo “verde” della Cia per il Forum Internazionale

L’appello della Confederazione in occasione di “From Expo 2015 and beyond: agriculture to feed the planet”, il Forum dell’Agricoltura che si tiene a Milano oggi e domani: “Mettiamo il lavoro della terra al centro del nuovo modello di crescita. Va assicurato reddito alle imprese e protagonismo sociale agli agricoltori per tutelare la biodiversità e sfamare il pianeta, evitando l’omologazione ed esaltando i valori rurali”.

 

“Noi siamo i custodi del mondo buono e rivendichiamo un giusto reddito e il riconoscimento del nostro ruolo sociale”. E’ questo in sintesi il messaggio che la Cia-Confederazione italiana agricoltori, forte di oltre 900 mila soci, ha consegnato ai grandi della terra – oltre 50 ministri delle Risorse agricole – riuniti all’Expo di Milano nel primo Forum Internazionale dell’Agricoltura, dove il ministro italiano Maurizio Martina ha presentato la “Carta di Milano”. Una “Carta” a cui la Cia ha voluto contribuire con un lavoro d’indagine, di ascolto del mondo agricolo, di valutazione delle opportunità e delle criticità raccolto nel documento “Il Territorio come destino” E partendo da questo documento, la Cia ora prova a “dettare” ai rappresentanti delle istituzioni riuniti a Milano un vero e proprio decalogo per disegnare il futuro agricolo, convinta com’è che il diritto al cibo non sia un generico appello a risolvere l’emergenza alimentare, ma debba essere diritto al cibo buono, di qualità e identitario contro una visione dell’agricoltura capace di produrre solo commodity in mano alle multinazionali.

Il decalogo della Cia ha come titolo “l’agricoltura sostenibile”. E si riassume in questi punti qualificanti:

1-         L’Agricoltura è il motore dello sviluppo sostenibile

2-         L’Agricoltura tutela e mette in valore la biodiversità

3-         L’Agricoltura è identitaria e territoriale

4-         L’Agricoltore è custode del mondo

5-         L’Agricoltore ha diritto a un reddito sostenibile

6-         L’Agricoltore ha diritto al riconoscimento del suo ruolo sociale

7-         L’Agricoltura ha il dovere di provvedere al genere umano nel rispetto di tutte le specie vegetali e animali

8-         L’Agricoltura promuove e utilizza la ricerca al fine di migliorare le condizioni dell’uomo e della biosfera

9-         L’Agricoltura è protagonista di tutta la filiera alimentare e trae il suo reddito da questo protagonismo

10-       L’Agricoltura è un valore culturale, le pratiche agricole s’ispirano alle identità territoriali, gli agricoltori sono gli operatori di questo complesso valoriale.

Da qui bisogna ripartire per disegnare una mappa del nuovo sviluppo mondiale -osserva la Cia- capace di soddisfare da un lato la richiesta di cibo e, dall’altro, di preservare le risorse naturali. Pratiche come il “land grabbing”, come la privatizzazione delle risorse idriche, come la riduzione delle specialità agricole a commodity, come il disconoscimento dell’origine dei prodotti agricoli e agroalimentari sono l’estrinsecazione di un modello di sviluppo che depaupera il pianeta e non risolve la questione alimentare.

La Cia è fermamente convinta che solo “l’economia verde”, e cioè un modo di produrre che incorpora il concetto del limite e contemporaneamente esalta le specificità territoriali e le identità colturali nel rispetto della biodiversità, sia la risposta possibile alla questione alimentare e debba essere il profilo della nuova agricoltura che uscirà da questo Forum Internazionale. E’ provato, infatti, che continuare a insistere sul modello quantitativo senza introdurre la centralità del valore agricolo non risolverà affatto la questione alimentare ma, anzi, innescherà nuovi conflitti e ancor maggiori diseguaglianze.MADE IN ITALY

La Cia ha dunque l’orgoglio di candidare il modello agricolo italiano a paradigma del nuovo orizzonte mondiale agricolo, dimostrando che un’agricoltura intensiva, ma rispettosa della biodiversità, un’agricoltura che si fa custode dell’ambiente e del patrimonio di civiltà che esso contiene e determina, un’agricoltura protagonista dell’intera filiera dal campo alla tavola non solo è ambientalmente sostenibile, ma può e deve essere economicamente sostenibile. Com’è scritto nel “Territorio come destino” e come dovrà essere sancito dalla “Carta di Milano”. L’auspicio della Cia è, perciò, che i grandi della terra si mettano in ascolto del cuore verde del mondo e facciano dell’agricoltura il centro di tutte le politiche mondiali.

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App to you?…Perchè no !

Non siamo negli Stati Uniti ma sembrerebbe una storia tutta stelle e strisce, App to you Azienda operante nel settore tecnologico di ultima generazione “parla” interamente Italiano con una filosofia orientata oltreoceano ma ben radicata e piantata nel Made in Italy; in un momento difficile per tante Aziende ed Imprenditori fa piacere sentire storie di chi invece nonostante la crisi stia raccogliendo successi e conferme, tanto più quando a far questo sono delle neo- nate realtà, start- up che compiuto il primo vagito ora si dicono pronte ad aggredire un mercato in espansione.

Rimandiamo al Comunicato Stampa ricevuto dall’Azienda attraverso l’Ufficio Stampa, Barbara Molinario. 

Cristian Arni per Consulpress

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Dagli USA all’Italia, dal garage alla Borsa. Quando “start-up” diventa sinonimo di successo

 

App to you festeggia 3 anni di attività.

 LR Lorenzo Pellegrini e Nicola Camillo fondatori di App to you

 

Forse non fanno più notizia le startup americane della Silicon Valley acquisite da Facebook e Google per milioni di dollari, ma la vera notizia è che anche in Italia oggi, come non mai, è possibile ripercorrere tali successi.

E’ il caso di App to you, startup italiana al 100%, la cui mission recita “Supportiamo le persone e le imprese nella messa a punto del loro progetto imprenditoriale a partire dai loro obiettivi”.

A Roma, i due giovani fondatori Nicola Camillo e Lorenzo Pellegrini stanno riscrivendo le regole del Business attraverso lo strumento dell’innovazione.

App to you il 1 giugno ha festeggiato il compleanno, al terzo anno di vita dà lavoro ad un team di oltre 20 persone, per lo più giovani under 30, e cresce al ritmo del 150% ogni anno.

“App to you è la boutique dell’innovazione in grado di aiutare tanto gli startupper quanto le multinazionali ad utilizzare gli strumenti dell’ICT, del Marketing e del Mobile per andare sul mercato con rinnovato vigore”, dichiara Nicola Camillo, CEO di App to you.

Lorenzo Pellegrini, General Manager di App to you, aggiunge: “App, Web, Proximity Marketing e Realtà Aumentata sono strumenti che sappiamo modulare insieme al Cliente per delle soluzioni estremamente efficaci e vincenti”.

L’alto coefficiente tecnologico, la competenza e la volontà di riscrivere le regole fanno sì che Start Up come App to you crescano e diventino partner consolidati di multinazionali, pubblica amministrazione, grandi aziende tanto quanto di altri startupper che inseguono il sogno, sempre più concreto e raggiungibile, di poter diventare il prossimo fenomeno globale che infiammerà i media e le borse mondiali.

Tra i clienti la H3G Tre Italia, ESA Agenzia Spaziale Europea, Esri Italia. Tra le App realizzate grande successo per TeatroPocket; la app per l’Aeroporto di Firenze; la app MIR Spiro dedicata ai medici per effettuare il test della spirometria a domicilio; quella per la settimana della moda di AltaRoma; CasaApp, la app per chi cerca casa, e molte altre.

App to you: il punto di incontro tra chi ha idee e chi sa sviluppare le soluzioni per realizzarle, diffonderle e renderle di successo.

www.apptoyou.it

 

Cibo e Identità Locali

Cibo e identità locali – Sistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità .- Sei esperienze lombarde a confronto a cura di CORTI, DE LA PIERRE, AGOSTINI   (Centro Studi  Valle Imagna)

Quindici anni fa non  esistevano più l’asparago rosa di Mezzago,  il grano saraceno autoctono di Teglio (all’origine dei famosissimi pizzoccheri ), la produzione del prestigioso mais “spinato”, il più antico della Lombardia. Nel contempo  erano in grave decadenza il vigneto Pusterla/Capretti di Brescia (il più grande vigneto urbano d’Europa) e la produzione, ormai quasi “clandestina”, del tradizionale “stracchino all’antica” di Corna Imagna mentre vinceva la dura resistenza durata vent’anni di tredici produttori del “bitto storico” condizionato dalle qualità di erbe consumate dalle mucche e dalle capre sugli alpeggi e che può essere conservato e stagionato per oltre dieci anni al contrario di quello del  Bitto Dop prodotto sulla base di un disciplinare del 1996 che ne ha allargato la zona di produzione e modificato  il metodo rendendo facoltativo l’utilizzo del latte di capra.

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Divisioni sul ‘made in’ molto pericolose

Ue,Valeria Fedeli, vice -presidente del Senato: Divisioni sul ‘made in’ molto pericolose 

“Le divisioni sul ‘made in’ emerse ancora oggi a Bruxelles tra i 28 paesi sono molto pericolose, perché la mancanza di reciprocità nelle regole commerciali tra l’Europa e il resto del mondo continua a danneggiare sia importanti settori del nostro sistema industriale che i criteri di sicurezza e informazione dei consumatori”. 

Lo dichiara, in una nota, la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli a proposito di quanto emerso al termine del dibattito pubblico del Consiglio Ue competitività, e aggiunge: “Condivido pienamente le preoccupazioni espresse dal Viceministro Carlo Calenda, che sta negoziando per l’Italia il dossier ‘made in’, perché nel pacchetto sulla sicurezza dei prodotti è indispensabile siano tutelati almeno quei settori che riscontrano le maggiori difficoltà in termini di concorrenza sleale e mancanza di rintracciabilità dei prodotti”. MADE IN ITALY

“Proprio mentre l’Italia realizza, finalmente, un segno distintivo unico per le proprie produzioni agroalimentari – conclude Valeria Fedeli – per migliorare l’export e contrastare l’italian sounding, cioè l’illegittima evocazione dell’italianità di prodotti non italiani, non riuscire ad ottenere, dopo dieci anni di discussione, regole certe sull’identificazione delle merci importate, rappresenterebbe un’occasione mancata per tutti i cittadini e le imprese d’Europa per realizzare, veramente, una corretta competizione globale”. 

L’eleganza del cibo

Una grande mostra per celebrare a Roma il connubio perfetto tra la nutrizione, tema dominante dell’EXPO 2015 di Milano, e la creatività Made in Italy. “L’eleganza del cibo. Tales about food and fashion”, promossa dall’ Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dalla Regione Lazio, da Unindustria – Unione degli Industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti Viterbo, con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e di EXPO Milano 2015 e con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, sarà ospitata da martedì 19 Maggio a domenica 1 Novembre presso i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, un sito archeologico di rara bellezza, prestigioso per storia e per eleganza architettonica, scelto per raccontare la contaminazione tra le culture della moda e della nutrizione, due aspetti del patrimonio nazionale tra i più apprezzati e conosciuti al mondo.

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