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L’Urbe Littoria. L’Ordine Mondiale

IL PRINCIPATO MODERNO
L’ORDINAMENTO METAFISICO

La Prima Ora, da un punto di vista storiografico, sarà indagata in questa sede, come motivo ispiratore di un’intera generazione. La Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, orientò l’ambiente politico del tempo, ora mai consapevole di aver superato la soglia del tradizionale punto di non ritorno. Era l’ora dell’avvento del Mondo Moderno. L’Urbe, la Roma Capitale d’Italia, assisteva al tramonto della dimensione rurale.

Il Mito Metropolitano e la Mentalità Motorizzata
La Capitale del Regno d’Italia, portando a compimento il Risorgimento Nazionale con la Grande Guerra, imprime il Sacro Sigillo dell’Ignoto Militi all’avvento del tempo Futuro.
Il Mito della Velocità, nel segno del Mito di Roma, stigmatizza a caratteri cubitali, la volontà di riscatto morale di un popolo intero.

L’Italia di Vittorio Veneto, icona interventista di un’intera generazione, irrompe nella cronaca quotidiana determinando una svolta assolutamente storica.
Il Pensiero iscritto nella  Leggenda del Piave si fa Azione, e da un primitivo pensiero militante,  promana un’azione civica.
Il Principio del Capo, si presenta in livrea all’alba del Mondo Moderno, in vesti sicuramente singolari, se consideriamo che anche gli uomini in Cilindro, ora parlavano in Società, di Cilindrata.
Lo Stato, superba novità Novecentesca, capta e amplifica la sospirata voglia di cambiamento. La Forza si sprigiona dal Fango.
I Primi Attori si guardano attoniti intorno. Oltre l’Urbe mondana, sta un orizzonte metafisico, e allora passano dallo SVA  alla Vanga.
Vogliamo raccontare come la Propaganda Bellica, impugnata dall’orgoglio e dalla fame, fece miracoli. Era l’ora del Popolo d’Italia.

Il Mito di Fondazione e le Città di Fondazione
In Principio si diceva, la terra ai contadini. Era l’Ottocento.
L’Industria, l’operaio, infine scoprirono il cielo solo dopo la Grande Guerra. Era il loro Risorgimento Novecentesco.
L’istituzione di innovativi ambiti di intervento, sia privato che pubblico, sono invenzione e vanto generalmente attribuibili, nella fattispecie, all’avvento di Roma Capitale.
Tra le opere pubbliche di indiscutibile e inestimabile valore, ideate e attuate durante il Regno d’Italia, merita particolare attenzione la “Bonifica Integrale” con la relativa edificazione delle “Città di Fondazione”. Un problema che avevano tentato di affrontare imperatori, papi e governanti nei diversi secoli della Storia d’Italia, ma che trovò la sua risoluzione definitiva con il Governo Fascista.
Nell’Ottocento il problema fu affrontato dal papa Pio IX, che costituì il Consorzio della Bonificazione Pontina, progetto che venne portato avanti dopo il 1871, con l’istituzione di Roma Capitale d’Italia, dai Governi del Regno.

Si mise in movimento un lungo iter legislativo, che vide impegnato in prima persona lo stesso Sovrano, il Re Vittorio Emanuele II, morto prematuramente proprio per aver contratto la polmonite in queste terre, dove si respirava un’aria malsana, mal’aria. A pochi chilometri dalla Capitale infatti si estendeva una terra incolta, paludosa, malsana, dove era facile contrarre la malaria, una malattia mortale che rendeva invivibili e pericolosi quei territori. Le opere di bonifica procedevano lentamente e per aree circoscritte più per volontà di singoli individui, basti ricordare il primogenito di Garibaldi, che per l’intervento organico dello Stato. Si arrivò al 1900 con l’approvazione del Testo Unico sulla bonificazione delle terre paludose, che affermava con determinazione l’intervento dello Stato.

Ma fu solo dopo la Grande Guerra nel 1918 che si giunse al primo studio organico per la bonifica dell’Agro Pontino, eseguito dall’Ing. Marchi del Genio Civile di Roma. Questo impegno governativo era affiancato da importanti studi e ricerche scientifico-medico-sanitarie per comprendere l’origine, le cause e eventuali rimedi terapeutici per questo terribile morbo. Nel 1898 Giovanni Battista Grassi, malariologo romano, riuscì a individuare l’origine nelle zanzare, i meccanismi di trasmissione e l’efficacia del chinino, rimedio già conosciuto fin dal seicento. Al punto che il Parlamento Italiano all’inizio del Novecento promulgò una serie di Leggi con le quali si dava avvio a una campagna di distribuzione gratuita del chinino a tutta la popolazione esposta a questo rischio, riducendo nell’arco di un decennio notevolmente il numero dei morti.
Tutto questo percorso legislativo, scientifico e sanitario fin lì condotto, costituì un bagaglio fondamentale di cui si avvalse il nuovo Governo Mussolini. L’Italia di Vittorio Veneto affrontò con risolutezza e con spirito combattentistico la “Battaglia per la Redenzione dell’Agro”.
Fin dal 1924, e con maggiore determinazione dopo la svolta autoritaria, si mise in moto la macchina bellica della propaganda, che scandì alcuni passaggi decisivi, ben demarcati dal Duce nel noto Discorso dell’Ascensione, alla Camera dei Deputati, il 26 Maggio 1927, dove la Bonifica veniva inserita in modo organico nell’ampio progetto politico del Regime.
Al centro del Discorso, un’attenta analisi demografica metteva in evidenza diverse questioni, in primis “l’esame della situazione del popolo italiano dal punto di vista della salute fisica e della razza”. Dunque il problema della Bonifica veniva affrontato in relazione alla Battaglia del Grano, iniziata nel 1925, al fine di raggiungere l’autonomia della produzione di questo fondamentale frumento, anticipando l’Autarchia; la Denatalità strettamente connessa con il fenomeno dell’Urbanesimo Industriale, ma anche con la piccola proprietà rurale, al punto che si giunse nel 1927 alla tassa sui celibi; e infine, di fondamentale importanza risultava il “meglio ripartire la popolazione” su tutto il territorio Nazionale; in conclusione la consapevolezza del Duce che “Tra il 1935 e il 1940 saremo a un punto che direi cruciale della storia europea”.

Da questi presupposti si giunse alla Legge Mussolini del 24 Dicembre 1928, l’unica che porta il nome del Duce, con la quale si stabiliva l’intervento finanziario dello Stato nelle opere di bonifica, e soprattutto l’esproprio dei terreni incolti e abbandonati.
A causa della crisi del ’29 il problema si fece ancora più urgente e si giunse nel 1933 alla Legge Serpieri-Acerbo, ossia venne varato il Testo Unico sulla bonifica integrale, che prevedeva la valorizzazione del territorio attraverso tre tipi di interventi, Sanitario, affidato prima alla Croce Rossa Italiana e poi all’Istituto Antimalarico Pontino; Idraulico affidato ai due Consorzi di Bonifica, e Agrario affidato all’Opera Nazionale Combattenti.
Questa opera titanica, e rischiosissima per le migliaia di persone coinvolte, fortemente motivate da una necessità e da una Fede, durò circa dieci anni, “chi va in bonifica può anche cadere come il soldato che va alla battaglia” (Edmondo Rossoni, ministro dell’Agricoltura e Foreste).
Su questo ampio territorio bonificato furono realizzate cinque “Città Nuove”. Littoria (Latina) nel 1932, che nel 1934 divenne capoluogo di provincia, Sabaudia nel 1934, Pontinia nel 1935, Aprilia nel 1937, Pomezia nel 1939; quattordici Borgate Rurali e circa cinquemila Poderi.
A suggellare il sacrificio del soldato-contadino e il suo legame indissolubile con il suolo patrio furono dati, da parte dell’Opera Nazionale Combattenti, ai molti borghi dei nomi che ricordavano le battaglie della Grande Guerra, Grappa, Sabotino, Carso, Piave, Isonzo, Podgora.

Le Città di Fondazione: Littoria e Sabaudia
Le Nuove Città costituirono per il Regime Fascista dei laboratori sperimentali, dove esibire sia dal punto di vista urbanistico-funzionale, che architettonico-artistico, una visione del mondo e uno stile di vita. Il Mito di Roma e il Mito della Velocità, nell’ottica di coniugare Tradizione e Modernità, indicavano le linee guida, per edificare le nuove città.

Accanto a strutture che richiamavano la presenza dello Stato, quali il Palazzo del Governo, del Municipio, della Caserma dei Carabinieri, delle Scuole, e la presenza della Chiesa, si aggiungevano gli edifici espressione del nuovo Regime, come la Casa del Fascio, la Casa del Mutilato e del Combattente, il Palazzo dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, dell’Opera Nazionale Balilla. Punti di riferimento fondamentali erano rappresentati dalla Torre Civica, dal Campanile e dalla Torre della Casa del Fascio.

Queste città sorgevano su ampie distese pianeggianti, in dialogo con un paesaggio naturale incontaminato e a ridosso del mare, trasformando in pietra le tele Metafisiche del grande Giorgio De Chirico. Le Piazze d’Italia dalla dimensione metafisica si fanno reali, mantenendo intatta la loro aurea mitica e sacrale, capace di “far convivere il Mito con la Contemporaneità”, in “un’architettura che completa la natura” (De Chirico). L’orizzonte delle Città di Fondazione è sempre visibile, come nelle tele del Maestro, secondo il principio di dare aria alle città.
In particolare le prime due città Littoria e Sabaudia, dai nomi altamente simbolici, furono curate stilisticamente fin nei minimi dettagli, a cominciare dalla Toponomastica, dalla Cerimonia della Prima Pietra, fino all’Inaugurazione. Venne ripristinato il Rito di Fondazione delle città romane, attualizzandolo. Infatti il solco non veniva tracciato dall’aratro e dai buoi, ma da un moderno trattore. Queste città vennero realizzate in pochissimo tempo, al punto da attirare l’attenzione di tutta la stampa mondiale.
Littoria fu edificata nel suo nucleo fondamentale dal 30 Giugno 1932 al 18 Dicembre 1932, anno del Decennale della Marcia su Roma, e affidata all’architetto Oriolo Frezzotti.
Sabaudia dal 5 Agosto 1933 al 15 Aprile 1934, vincitori del concorso bandito dall’Opera Nazionale Combattenti il 21 Aprile 1933, a ricordo della Fondazione di Roma, fu vinto dal gruppo di giovani architetti, Luigi Piccinato, Gino Cancellotti, Eugenio Montuori e Alfredo Scalpelli.

Ad amplificare l’Evento delle Inaugurazioni, anche la presenza dei Sovrani d’Italia, del Capo del Governo, e di numerose personalità d’eccezione, come Filippo Tommaso Marinetti. Il fondatore del Futurismo rimase esterrefatto per i tempi di esecuzione, al punto da pubblicare un articolo il giorno dopo l’inaugurazione di Littoria dal titolo “Ritmo Eroico” il 19 Dicembre 1932 sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino.

Marinetti esaltò l’architettura moderna soprattutto dei Palazzi delle Poste delle due prime città, realizzate dall’architetto Angiolo Mazzoni, che si fece portavoce dell’Idea Architettonica del grande maestro Antonio Sant’Elia, morto durante la Grande Guerra.
La modernità degli edifici razionalisti bene si armonizzava con l’impianto urbanistico tradizionale, basato su cardo e decumano quello di Sabaudia, e a pianta radiale quello di Littoria.
Significativa la realizzazione della Chiesa della Santissima Annunziata a Sabaudia, dove sulla facciata è presente il monumentale Mosaico dell’Annunciazione, realizzato da Ferruccio Ferrazzi, con scene evocative della Battaglia del Grano, dove si possono riconoscere la figura del Duce Benito Mussolini e del Commissario del Governo dell’O.N.C. Valentino Orsolini Cencelli. All’interno per volontà della Regina Elena fu collocata la Cappella Reale, con la statua del Beato Umberto sull’Altare, voluta dalla Regina Margherita alla morte del consorte, il Re Umberto I, a Palazzo Margherita a Roma.

L’Opera di Redenzione di Duilio Cambellotti
A immortalare questa immensa Opera di Civiltà il Maestro Duilio Cambellotti, capace di tenere insieme il Simbolismo, l’Arcaismo e l’Eclettismo con l’obiettivo di creare “un’opera che parlasse chiaro e semplice, che rappresentasse la realtà nel suo divenire”. Cambellotti artista romano è testimone oculare dei grandi interventi urbanistici che la città eterna affronta divenendo Capitale, e aprendo alla modernità.
L’Epoca della Bellezza, caratterizzata dal nuovo stile floreale, coinvolge e travolge la città, ma il suo volto classico-romano, all’occhio attento dell’artista, non sfugge. Si accentua il divario città-campagna, tradizione-modernità che l’artista mette in evidenza nelle sue opere, capaci di far coesistere in chiave simbolista la modernità e l’arcaismo, la dimensione industriale e il contesto artigianale. Si evince la volontà di sperimentare e di cogliere lo Spirito del Tempo, sempre attento a non separare il pensiero dall’azione, la sua opera al servizio della comunità.

A tal fine nel 1911 non solo realizza il Manifesto ufficiale per i 50 anni dalla Proclamazione del Regno d’Italia, con delle Aquile su un’ara sacra e sullo sfondo la Via Appia, ma in quella occasione il suo impegno civico lo porta a creare opere simboliste a sfondo umanitario per la Mostra dell’Agro Romano, come  la “Capanna dell’Agro”, riprodotta a dimensione reale, e il Manifesto per le scuole dei contadini, dove la scena è dominata da un grande Aratro su cui è posato un Libro.

Questa sua attenzione per la Campagna Romana, che lo pone sulla scia dei Macchiaioli e di Nino Costa, con i butteri, i cavalli, i bufali calati in un ambiente ostile,  paludoso e malarico, lo portano a partecipare attivamente alle grandi imprese collettive, attuate dal Regime Fascista, come la bonifica dell’agro pontino, la fondazione di città nuove, l’edificazione di palazzi pubblici in tutta Italia.
Cambellotti realizza sculture monumentali e cicli pittorici per i palazzi di rappresentanza, come “La Redenzione dell’Agro: La Lestra, La Bonifica con i Militi e Il Buttero”, realizzato nel 1934 per il Palazzo del Governo di Littoria, evidenziando il ruolo centrale del soldato-contadino, avvolto sempre in un’aura mitica e sacrale. Il suo simbolismo segue gli eventi politici, sociali e culturali. A Cambellotti fu affidato anche il compito di realizzare le copertine della rivista “La conquista della terra” edita dall’Opera Nazionale Combattenti, e dal 1935 al 1939 ne disegnò 51 tutte diverse.
L’obiettivo era di “deurbanizzare le città e urbanizzare le campagne”, ossia “ruralizzare i costumi dei cittadini e urbanizzare quelli dei contadini”.

Con la Bonifica Integrale si risolveva un secolare problema e si tentava di edificare non metropoli senza anima, supercittà alienanti e massificanti, ma si individuava una Terza Via anche in campo urbanistico, tutta italiana, capace di armonizzare la Tradizione con la Modernità, l’Urbanesimo con la Ruralità, l’industria con l’agricoltura, al fine di creare una “Nazione Armoniosa”, come auspicava Arnaldo Mussolini.

La Sintesi Perfetta. Il Progetto E42
Prima l’Italia, poi Roma, poi il Mondo. Presa Roma, si pose mano all’Italia, in vista di un Risorgimento mediterraneo.
Il primato della Capitale del Regno d’Italia, di un popolo di Poeti, Eroi e Navigatori, usciva fortificato e convinto del proprio valore, e sopra ogni cosa, della sua mirabile capacità di ingegno.
La Grande Prova, la Grande Guerra aveva forgiato e temprato l’italiano. Questo pensiero d’epoca va tenuto presente. E’ l’E42.
La politica del tempo, fatta l’Italia, intese come giunta l’ora autarchica del riscatto morale degli Italiani, e fece suo con lealtà un codice d’onore, costitutivo di un codice normativo effettivamente relativo a un fenomeno d’altri tempi. E’ una Questione di Stile.

In Principio era l’Idealismo Fenomenologico
Da un punto di vista critico-scientifico la via interpretativa, su un piano antropologico, e quindi a livello simbolico-monumentale, è parte costitutiva e tematica del Nostro Metodo ermeneutico-esistenziale. Sempre a fini di Scuola.
In Sintesi, la chiave dell’enigma conoscitivo è parte integrante della materia presa in esame. Questo il lato Esoterico della Cosa.
In pratica, all’atto di disporre l’attenzione all’ascolto del testo, il testimone deva fare i conti con il contesto, per tentare di farsi un concetto del messaggio inscritto nel testo.
Questa è la nostra Missione Culturale.
L’idea di Impero. Il valore della Romanitas. Sono i prodromi dell’Unione Europea.
Questo impone Studio e Ricerca.

L’Attualismo in Atto
Ascoltiamo  un’ultima volta questa intelligenza ultracentenaria, per entrare in sintonia comunicativa con  un genere sentimentale apparentemente ignoto, e informati dall’esperienza sul campo, ne capiremo il portato specifico, sempre a fini di decodifica.
A Titolo di esercizio morale, oltre che di verifica materiale, proponiamo la traduzione esemplare di un motivo d’epoca. Chi non se la sente, a un dato momento cambi Mestiere.
Sempre a Nostro avviso, la Voce potrebbe suonare così.

Il Mito delle origini della Colonia Iulia Felix
promana dall’immemore stilema dell’Impero Romano.
L’Aquila Romana sorvolando in epoca Monarchica l’urbe capitolina,
volse lo sguardo lungo la Via Mediterranea.
Era scoccata l’ora Senatoria e Repubblicana della Lega Latina,
termine ultimo dell’auspicato Principato Augusteo

Era l’Ora del Sole di Roma

                                      Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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