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EI FU, ……… Henry Kissinger,
uno degli uomini più potenti del mondo

Da sempre repubblicano, deceduto all’età di 100 anni il 29.11.2023,
Premio Nobel per la Pace nel 1973, sempre al servizio degli U.S.A

una rievocazione dopo due settimane dalla sua scomparsa
a cura di FRANCESCO SPUNTARELLI 
 

Kissinger, con le sue ingerenze nella politica degli altri paesi, ha plasmato il ruolo degli Stati Uniti d’America come potenza mondiale: celebri le sue scelte nel bombardare e invadere la Cambogia e nel sostegno ad Augusto Pinochet per il suo colpo di stato in Cile. Componente di spicco del partito repubblicano, ha rivestito i ruoli di Segretario per la Sicurezza e di Segretario di Stato con Richard Nixon e Gerard Ford tra il 1969 e il 1977.

Note biografiche: l’infanzia e la guerra

Henry Kissinger nasce a Fürth, in Baviera, nel 1923. Quando la Germania nazista inizia le persecuzioni razziali contro gli ebrei, i Kissinger espatriano prima in Inghilterra e poi in America a New York.
Durante la seconda guerra mondiale, arruolato nell’esercito degli U.S.A conquista un ruolo preminente nell’amministrazione di Krefeld, città della Renania abbandonata dai nazisti oramai allo sbando, riorganizzandola in tempi brevi e guadagnandosi la stima dei vertici militari. A fine guerra chiede comunque il congedo per terminare l’università ad Harvard,  laureandosi con il massimo dei voti ed iniziando la carriera accademica.
Henry Kissinger intensifica la frequentazione in circoli politici ed un suo scritto “Nuclear weapons and Foreign Policy” (Armi nucleari e politica estera) lo rende famoso, avvicinandolo all’entourage di J.F. Kennedy ma senza particolare successo che, invece, ottiene sotto il mandato del successore Lyndon Johnson, evidenziando gli errori degli U.S.A nella conduzione della guerra in Vietnam.

In politica ovvero la rivincita con Richard Nixon

L’ascesa politica per H. Kissinger avvenne con la presidenza di R. Nixon (nonostante una sua ammissione – in una intervista con Oriana Fallaci – di averlo contrastato per ben tre elezioni) emergendo una grande affinità tra R. Nixon e H. Kissinger, soprattutto nella politica estera degli U.S.A. Il suo successo, in un periodo in cui vigeva la Guerra Fredda, fu quello di conseguire una serie positiva di trattati e negoziati con Russia e Cina scongiurando gli eventuali rischi di una vera guerra e, soprattutto con l’uscita dal conflitto con il Vietnam, si avviava in sostanza un’auspicata  “politica della distensione”, tanto che l’accordo con il Vietnam gli valse il premio Nobel per la Pace nel 1973.

Una visione della politica estera senza scrupoli

Per quanto H. Kissinger avesse sempre pubblicamente negato il suo ruolo nel golpe militare in Cile di Augusto Pinochet, oggi grazie ai file decriptati sappiamo che forte fu il sostegno degli U.S.A. Infatti, sia nel golpe, sia nel corso del regime, Pinochet sarebbe stato accusato di crimini contro l’umanità, tanto da ricevere – durante un suo soggiorno in Francia – una citazione dalla magistratura come teste per la sparizione di 5 cittadini francesi durante il golpe del 1973 ma, lasciando rapidamente il paese, evitò tale comparizione.
Al riguardo è opportuno citare un ricordo dello scrittore Luis Sepulveda, già autore di molti magnifici romanzi e deceduto causa Covid-19: “Pensavamo che saremmo stati immortali con quello che scrivevamo allora, poi venne il regime di Pinochet, e dovemmo scappare dal nostro paese; un mio amico era morto, ucciso dai militari, nel giorno in cui venne la dittatura”. 

H. Kissinger uscito indenne dallo scandalo Watergate – che causò la fine della presidenza Nixon – continuò a collaborare con la presidenza Ford, ritirandosi poi dalla politica per formare il celebre studio di consulenza “Kissinger Associates”, con un’equipe costituita da ex-ministri e sottosegretari per assistere diversificate compagini governative nel mondo.
Kissinger è stato l’uomo delle molte stagioni, partendo dai dialoghi con la Cina, passando per il ritiro dal Vietnam e giungendo alla “distensione” in Europa sull’asse della Guerra Fredda (….Helsinki 1975).

All’inizio degli anni ’70,  Kissinger si rese protagonista di una innovativa politica estera, conseguendo alcuni importanti successi per gli Stati Uniti, che gli valsero un grande prestigio internazionale e una crescente influenza all’interno dell’amministrazione Nixon. Peraltro, i suoi metodi politici ‘spregiudicati’, che non escludevano pesanti interferenze, anche militari, su governi e politici stranieri, per salvaguardare a tutti i costi il potere statunitense e impedire la sopravvivenza di realtà politiche ritenute ostili, come nel caso del Cile e dell’Argentina, sono stati aspramente criticati.
I documenti riservati, oramai declassificati nel tempo, dimostrano l’approvazione di Kissinger al golpe del Gen. Augusto Pinochet contro il Presidente Cileno Salvador Allende nel 1973. Kissinger sostenne anche il governo dell’Indonesia, un alleato su posizioni anticomuniste, quando conquistò Timor Est nel 1975, passando sotto silenzio le atrocità di massa commesse dal Pakistan, quando il Bangladesh ottenne l’indipendenza nel 1971, essendo Islamabad un intermediario importante con la Cina.

Il rapporto con l’Italia: Guido Carli e Aldo Moro

In due occasioni (almeno) ci siamo trovati contro Henry Kissinger come Italia, ovvero quando Guido Carli pensò di convertire in oro una parte dei dollari di BankItalia e quando Aldo Moro iniziò ad impegnarsi sul compromesso storico, ovvero sull’accordo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano. Per il resto ebbe una qualche affinità politica con Giulio Andreotti e una stretta amicizia con Gianni Agnelli.
Per il resto con l’Europa in toto aveva un suo motto ovvero “Non esiste numero per chiamarla” ovvero la vedeva sempre e comunque divisa (…e come dargli torto?).
H. Kissinger è stato il consigliere di tutti i Presidenti degli U.S.A; da Nixon in poi (ben 10 quindi) ed è stato considerato un “Guru” dalla politica estera planetaria.

Ripensando al bambino emigrato in America

Si diceva che il giovane Heinz Kissinger divenne Henry per sfuggire a una sua timidezza per il suo accento tedesco. Complice Nelson Rockfeller raggiunse il tetto del mondo con Richard Nixon, divenendo successivamente Consigliere per la Sicurezza Nazionale e Segretario di Stato nello stesso periodo.
Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato che riteneva importante: fu un presidente ombra, anche se la Casa Bianca era una meta a lui proibita, non essendo ‘nato cittadino statunitense’. Uscì dall’Amministrazione con la sconfitta di Ford e l’elezione del democratico Jimmy Carter, ma restò impegnato ed attento nella politica estera, in gruppi come la Trilaterale.
L’ex presidente americano George W. Bush ha reso omaggio alla memoria di Kissinger affermando che con la morte dell’ex segretario di Stato l’America ha perso “una delle voci più sicure e ascoltate in politica estera“. Il fatto che un rifugiato della Germania nazista sia riuscito a diventare capo della diplomazia americana “parla sia della sua grandezza che della grandezza degli Stati Uniti d’America”, ha aggiunto sempre il repubblicano Bush in una nota.

H. Kissinger, il Macchiavelli d’America

Il grande giornalista e scrittore Paolo Guzzanti ha voluto ricordare H. Kissinger come il “Machiavelli d’America con accento tedesco”, né di destra né di sinistra, ‘complice’ sia del Colpo di stato in Cile, sia anche del ripensamento di Berlinguer riguardo il compromesso storico, che divenne da allora una ipotesi che “piacesse” agli americani, senza cagionare paure e timori, ricordando il lungo periodo della ‘Guerra Fredda’. Periodo in cui si trovò a rivestire il ruolo di Consigliere per numerosi Presidenti, sostenendo sempre che non valeva la pena provare a fare i bulli con la Russia… un consiglio che bisognerebbe tenere a mente ancor oggi, nel conflitto per il controllo dell’Ucraina.

foto  Vatican news il fatto quotidiano                          ©Francesco Spuntarelli

 

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