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Enjoy: l’Arte incontra il Divertimento

“ENJOY” MOSTRA IL NUOVO MUSEO DEL FUTURO: SMART

NON SI VIVE DI SOLO SVAGO

Una nuova mostra d’arte contemporanea è in corso al Chiostro del Bramante a Roma, dal titolo “Enjoy. L’arte incontra il divertimento” (dal 23 settembre 2017 al 25 febbraio 2018). Questa sede espositiva rinascimentale da anni ormai “tenta” di dialogare con il contemporaneo. Il titolo della mostra è ben scelto e soprattutto molto attuale. Nel comunicato stampa si sottolinea come per “divertimento” si intende il “portare altrove”, verso “una realtà tutta da scoprire”, verso “una realtà che, tuttavia, può anche non esserci”.

Nel saggio dedicato all’evento, il curatore della mostra precisa e delinea lo sfondo su cui l’operazione culturale in oggetto si muove, attraverso espressioni epocali, specchio dei nostri tempi, del tipo:  a) “I confini si sono affievoliti, sfumati”, b) “Il nuovo mondo ha confini liquidi, instabili, tutto diviene inafferrabile, … miraggio, nulla… E’ in questo impalpabile paesaggio che fioriscono opere bizzarre, estreme, divertenti”.

Prima osservazione, trattasi di effetti, ma allora andiamo alle cause di un’arte non più “piagnona”, ma finalmente “sorridente”, termini presenti nel saggio. Ancora dal saggio curatoriale: “Perdita di equilibrio”, “bussola impazzita”, “non è difficile scorgere immagini estranianti, instabili, ambienti che ricreano l’ebbrezza di una ubriacatura”. Seconda osservazione, stiamo evidentemente ancora alla superficie del discorso, dove ad una molteplicità di effetti, precedono solo una vaga concatenazione di cause poco delineate.

Ma ancora una volta è il curatore del saggio a fornire delle indicazioni utili, dicendo a chiare lettere, che di fronte a questo percorso espositivo si richiede la “partecipazione incondizionata al gioco, non si può essere spettatori passivi, ma il visitatore è parte integrante dell’opera”.

“Il piacere, il gioco, il divertimento hanno il potere di scardinare ogni confine, superare ogni limite, sorprendere ogni consuetudine, abbattere ogni regola, lo fanno senza la complicità della forza, ma con l’allegria dell’intelligenza, l’acutezza del ragionamento, la sorpresa della metafora”.

Infine il curatore scrive: “Enjoy è anche un invito a vivere l’arte in un modo più diretto, coinvolgente, appassionato e divertente”, e da ultimo sottolinea la “funzione narrativa ed educativa” delle “Belle Arti”.

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Ma è doveroso chiedersi quale modello formativo questa interpretazione dell’arte porta avanti, propone, sostiene.

Ora grazie a questa mostra tutta da vedere, a noi tocca l’arduo compito di spiegare, perché ci piace capire, dato che in fondo un evento di così alto livello è pur sempre un’ottima occasione per fare il punto sullo stato attuale del sistema dell’arte.

Per farlo dobbiamo procedere con ordine. In sostanza il soggetto al centro è Enjoy. Enjoy è emotivo, e quindi teso al godimento estetico. La mostra in modo esemplare si sofferma su questo aspetto dell’esperienza estetica, e riferisce con dovizia l’eticità di questo atteggiamento.

L’arte da sempre ha rispecchiato l’epoca che l’ha generata, in un’influenza reciproca. Questa medesima legge continua ad essere valida anche nella nostra epoca e per la nostra arte.

Si vive in un mondo senza confini, immersi in un continuo gioco senza frontiere, il divertimento, lo svago, sono obiettivi fondamentali che esautorano il tempo libero. La scienza al servizio dell’arte, la conoscenza al servizio del turismo, tutto deve essere divertente, leggero, giocoso. Si assiste ad un rovesciamento di prospettiva, il mezzo è diventato il fine, si scambia la causa con l’effetto, generando disorientamento, spaesamento, spostamento. L’estetica non può essere confusa con l’arte, il creativo con l’artista, l’emotività e la commozione con la conoscenza e la riflessione. La mostra ha colto nel segno, Enjoy non è solo la chiave interpretativa delle opere, ma è ormai una categoria centrale della nostra epoca.

Il “portare altrove” ha senso se il confine, la regola, il limite è ben determinato, allora si che si ha la coscienza e la consapevolezza del superamento, dell’oltrepassamento, dell’altrove, ma quando i confini si fanno confusi, non chiari, tutto è ambiguo, la percezione vacilla e quell’altrove diventa una vaghezza, un non senso, un non luogo. Il disorientamento a quel punto non è costruttivo, l’arte si confonde con l’estetica, la sensazione prende il sopravvento sulla conoscenza, la finzione domina la realtà, il gioco senza regole non esisteConclusione: NON SI VIVE DI SOLO SVAGO.

 Massimo Finucci e Clarissa Bafaro