
Eugène-François Vidocq, un criminale divenuto il primo detective della storia
Oggi la figura del detective non è di certo una novità, sono numerosissime le serie tv o i programmi incentrati su questa figura professionale che spesso affascina e cattura chi le guarda, ma forse pochi sanno come si sia evoluta nel tempo tale figura, sviluppatasi grazie, ironia della sorte a un ladruncolo che ha deciso di “cambiare fazione”: Eugène-François Vidocq, il cui personaggio storico ha dato vita al personaggio leggendario poi ripreso da autori e dal cinema.
Nato ad Arras, in Francia, il 24 luglio del 1775 Eugène-François Vidocq era il terzo di sette figli di un panettiere. Ebbe fin da piccolo un carattere ribelle e rifiutava l’educazione che il padre voleva e poteva offrirgli, preferendo piuttosto passare il tempo a corteggiare donne e attaccare briga per i motivi più disparati e futili. Per sua fortuna, essendo molto abile con la spada, amava la scherma infatti, spesso usciva indenne dai duelli. Cresce così tra duelli, corteggiamenti e qualche furto, fino a quando si vede costretto a scappare da Arras, dopo aver ucciso, sembrerebbe per errore, il suo maestro di scherma. Così ruba circa duemila franchi dalla cassaforte di famiglia e fugge con il bottino negli Stati Uniti dove, dopo una notte di bagordi, i complici con cui si accompagnava lo derubano sparendo nel nulla.
Solo e senza un soldo inizia a lavorare in un circo dove fa l’acrobata e successivamente si arruola nell’armata rivoluzionaria, dove combatte a Valmy e a Jemappes. L’esperienza militare però non si sposava affatto con il suo carattere indisciplinato e molto rissoso, così dopo nemmeno due anni disertò e passò con gli austriaci. Pare che venne coinvolto in numerosi duelli, circa una ventina, e in molti di questi, ci furono delle vittime. Anche la permanenza tra le file dell’esercito austriaco non fu delle migliori, dato che le risse da lui provocate erano quasi all’ordine del giorno, così dovette fuggire in Belgio dove si rifuggiò grazie a dei documenti falsi.
Qui si unisce a una banda che con il pretesto di cacciare i controrivoluzionari, si dedica all’appropiazione dei beni altrui e ad altri crimini, ma viene scoperto e arrestato e detenuto presso il carcere di Lille.
Una vita passata a compiere crimini e a fuggire alla legge, tanti anche i tentativi di fuga mal riusciti dalle prigioni in cui viene detenuto, come quando, dopo la condanna a dieci anni di lavori forzati a Bicête, carcere parigino, tenta di fuggire da un gruppo di forxato destinati al carcere del porto di Brest, slogandosi entrambi i piedi nel tentativo di scappare. Riuscirà nell’impresa otto giorni dopo il suo arrivo in prigione, dopo aver trovato degli abiti da marinaio.
La svolta nella vita criminale di Vidocq arriva nel 1809, quando l’trentaquattrenne si trovava detenuto presso il carcere di Tolone. Pare infatti, a detta di molti storici, che mentre si trovava presso la prigione, alcuni detenuti lo icastrarono facendolo passare per il respondsabile di un omicidio ai danni di un altro detenuto, ma Vidocq, non solo riuscì a fuggire, uccise anche due degli accusatori ma venne preso e imprigionato a Lione nel tentativo di uccidere il terzo accusatore. Qui, incuriosito dalla fama e dalla popolarità del prigioniero il commissario generale Dubois acconsente a incontrarlo. Vidocq, stanco della vita criminale voleva voltare pagina, almeno questa era la motivazione della richiesta dell’incontro, ma il commissario non era nuovo a questo tipo di affermazione da aprte dei detenuti, quindi non si mosse a compassione.
Sembra però che Vidocq il quale avesse affermato di voler diventare poliziotto, lanciò una sfida che attrasse Dubois, che alla fine raccolse, rischiando, il guanto di sfida.
Vidocq per dimostrare le sue buone intenzioni infatti, chiese di essere portato in prigione in catene e se una volta riuscito a liberarsi da queste, fosse tornato da lui, allora questa era la prova inconfutabile del suo voler cambiare rotta. Mantenne la parola, una volta liberatosi tornò da Dubois che firmò l’amnistia.
Anche Vidocq mantenne la propria parola e grazie alle sue capacità riuscì a far incarcerare moltissimi criminali. La collaborazione durata un anno gli permise di poter fuggire dal carcere con l’aiuto della stessa polizia, così che potesse continuare il lavoro al di fuori della prigione.
È da questo momento in poi che l’uomo Vidocq, piccolo criminale e truffatore lascia spazio al Vidocq leggendario. Pare che essendo un abile trasformista, in grado di prendere le sembianze di chiunque, riuscisse a interpretare alla perfezione molti ruoli, riuscendo così a sgominare e far arrestare numerosissimi criminali. Leggenda o storia, non è certo, pare che fu addirittura assoldato per ammazzare se stesso, ma nonostante i risutlati non era molto apprezzato da delinquenti e poliziotti a causa dei suoi modi bruti.
Nel 18011 fonda la Brigade de la sûreté, un gruppo di agenti segreti che si infiltravano nelle bande criminali per sradicarle dall’interno. Divenuta celebre grazie agli straordinari risultati conseguiti, divenne un’unità ufficiale della polizia e Vidocq ne divenne il responsabile, e istuiva lui stessogli agenti, mostrandogli come meglio travestirsi per potersi infiltrare in questa o in quella organizzazione criminale, compreso il comportamento e lo slang. È così che divenne il padre della criminologia moderna grazie al suo approccio innovativo per l’epoca e per la sua incredibile conoscienza degli ambienti malavitosi, che riformò la polizia riuscendo a ridurre il tasso dei delitti a Parigi.
Nel 1832 la disgrazia. Venne accusato di aver istigato un crimine durante le rivolte bonapartiste e dovette lasciare per sempre la polizia, ma non si scoraggiò e fondò la prima agenzia privata di detective della storia. L’11 maggio del 1857 l’uomo morì a Parigi in seguito all’aggravarsi della paralisi di cui soffriva, ma la leggenda continua grazie alle storie narrate da moltissimi autori, come Melville che lo inserì nel celebre “Moby Dick”, o ancora nel Miserabili di “Victor Hugo”, inoltre contribuì egli stesso, grazie ad alcuni romanzi che scrisse, gli storici ipotizzano con l’aiuto dello scrittore e amico Honoré de Balzac, sulla sua vita e il percorso nella polizia.
Miriam Dei