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Gennaio, il mese di Giano Bifronte

Tra i mesi scanditi dal Calendario Giuliano e Gregoriano

………..  Gennaio, il mese di Giano Bifronte

una ricerca di Francesca Ricciuti

Gennaio, mese che apre le porte del nuovo anno secondo il  calendario gregoriano,  calendario ufficiale della maggior parte dei paesi occidentali che prende il nome da Papa Gregorio XIII che lo introduce il 4 Ottobre del 1582 con la bolla papale Inter gravissimas, è uno dei sette mesi che conta 31 giorni e si colloca nella prima metà di un anno civile.

Forse non tutti, eccetto cultori della materia e giovani  studenti, sanno che l’etimologia del termine Gennaio deriva dal Dio Ianus, Giano. Egli è il primo dio romano, padre degli dei e dell’umanità, della natura e dell’universo, che secondo la mitologia classica giunge a Roma dalla montuosa e impervia Tessaglia. Protettore e custode di ogni forma di mutamento, e di tutto ciò che ha una fine ed un nuovo inizio, iconograficamente è una divinità bicefala, elemento che lo rende vicino alle divinità indiane del periodo pre-vedico. Originariamente viene incluso anche tra le divinità marine e per questo viene ritenuto l’inventore delle navi ed il protettore della navigazione e dei porti.

Gli antichi mettono il nome del dio in relazione al movimento: Macrobio e Cicerone lo fanno derivare dal verbo IRE, andare; gli studiosi moderni hanno stabilito una derivazione dal termine IANUA, porta, ma è solo con Georges Dumézil che l’etimologia si chiarisce: il nome Ianus deriverebbe dalla radice indoeuropea -ei ampliata in y-aa, con il significato di passaggio. Il suo culto è con molta probabilità antichissimo ed è stato sottolineato come Giano fosse la divinità principale del pantheon romano in epoca arcaica; anche Sant’Agostino nel suo De Civitate Dei sottolinea che ” ad Ianum pertinent initia factorum”, e ne dà prova l’appellativo Ianus Pater che rimane anche in epoca classica.

Giano è preposto alle porte, ai passaggi, custodisce l’entrata e l’uscita e reca in mano, come i portinai, gli ianitores, una chiave ed un bastone. Secondo la mitologia, Giano avrebbe regnato come primo re del Latium vetus fondando una città sul monte Gianicolo; con la ninfa Camese avrebbe generato numerosi figli, tra i quali il dio Tiberino, custode del Tevere. Inoltre egli accoglie il dio Saturno, spodestato dal figlio Giove, consentendogli di portare l’età dell’oro. Come ringraziamento per l’ospitalità ricevuta, Giano ottiene dal dio Saturno il dono di vedere sia il passato che il futuro, origine della sua rappresentazione bifronte e dei vari attributi biceps, biformis, gemina facies.Al culto di Giano, a differenza delle altre divinità maggiori, non è preposto uno specifico flamen, sacerdote dell’antica Roma preposto al culto di una specifica divinità; le cerimonie a lui dedicate vengono amministrate dal Rex e in età repubblicana dal sacerdote che supplisce alle antiche prerogative regie, il Rex Sacrorum. Egli apre le processioni e le cerimonie religiose precedendo anche il flamen Dialis, sacerdote di Giove.

Lo scrittore Macrobio attribuisce le origini del culto di Giano alla guerra sabina, quando il nemico, entrato attraverso la porta Janualis viene sommerso da un torrente di acqua bollente che all’improvviso fuoriesce dal tempio di Giano; per questo motivo viene decretato che  durante le guerre le porte del tempio di Giano devono rimanere aperte affinchè il dio possa venire in aiuto in qualsiasi momento. L’apertura delle porte all’inizio di ogni guerra è un rito connesso con l’evocazione del furor belli, equivale a scatenare forze profonde e a porre i guerrieri nello status spirituale di iniziazione eroica. La collocazione del tempio è incerta sebbene sia collocato nell’Argileto, il vicus che passando tra la Curia e la Basilica Emilia collega alla Suburra.  Le fonti antiche sono discordi: lo storico Tito Livio lo colloca ad infimum Argiletum, il poeta Ovidio tra il foro repubblicano e quello di Cesare, mentre Macrobio ai piedi del Viminale.

download-2-2Le uniche immagini dell’edificio, scomparso senza lasciare traccia, provengono da alcune monete di Nerone, il quale celebra la chiusura del santuario con una serie emessa dalle zecche di Roma e di Lugdunum. Il dio bifronte non trova spazio nella monetazione di Augusto e nemmeno in quella di Tiberio e di Caligola. Il calendario romano o  pre-giuliano indica l’insieme dei calendari che sono  in uso nella Roma antica dalla sua fondazione fino all’avvento nel 46 a.C di quello giuliano. Viene  istituito nel 753 a.C da Romolo e subisce diverse modifiche nel corso dei secoli. E’ proprio Macrobio nella sua opera I Saturnalia a darci testimonianza e prova dei cambiamenti a cui esso si adatta tra la  fondazione di Roma e la caduta dell’Impero Romano d’Occidente: in origine è un calendario lunare diviso in dieci mesi e che dura in totale 304 giorni; i nomi dei primi mesi derivano dalle divinità legate alle attività umane come Marte, Afrodite e Giunone, mentre gli altri hanno il nome che ricorda la loro posizione all’interno del calendario.

Nel 713 a.C con Numa Pompilio, il cui regno dura 43 anni,  arriva l’ampliamento dei mesi con l’aggiunta di Gennaio e Febbraio ai dieci preesistenti. Egli complessivamente aggiunge 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo. Per mantenere l’anno del calendario allineato all’ anno tropico o solare viene aggiunto, su decisione del pontefice massimo,  ad anni alterni un mese intercalare, il mercedonio (Mensis Intercalaris), inserito al termine della prima parte di Febbraio. L’intento di Numa Pompilio è quello di rendere più pratico il calendario facendo coincidere l’anno civile con quello astronomico e stabilizzando i mesi. Il calendario di Numa Pompilio viene rivisto quando ad essere pontefice massimo è Giulio Cesare e nasce così nel 46 a.C il calendario giuliano che elimina il mese di mercedonio, porta la durata dell’anno a 365 giorni e introduce l’anno bisestile; il suo successore, Ottaviano Augusto, dopo la fine delle guerre civili, attua ulteriori riforme. Quello giuliano rimane in vigore per molti secoli anche dopo la caduta dell’Impero Romano, sostituito solo nel 1582 dal gregoriano.