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La voce di una Balalaika a Borgo Pio, per la fratellanza fra i popoli

Lunedì 6 maggio presso il Centro Russia Ecumenica a Borgo Pio la prima Balalaika dell’Orchestra di Mosca “Stravinsky” ha offerto un luminoso panorama di musica russa, corredata da un tocco di Italia e di Europa.

L’evento, curato dallo Studio Scopelliti- Ugolini, nell’intento di evidenziare il più profondo e vero legame fra gli uomini, la fratellanza sancita dalla musica, ha visto Andreij Pypin, prima Balalaika dell’Orchestra “Stravinski” di Mosca e le sue ardite diteggiature produrre un buon numero di celebri canzoni russe, da “Oci Ciornje” alla notissima “Kalinka“, che hanno incantato tutti gli astanti, italiani, russi, ed altri. Nel locale scelto, dove icone, oggettistica, e moltissimi quadri di soggetto religioso splendono di dorature e di colori, la musica ha riempito di se’ ogni angolo con una luce evidente ed interiore insieme, trasmettendo ad ognuno un discorso trascinante: gli uomini sono note di un inconoscibile Logos, che non manca di far ricordare la magia di esserlo con l’eterna e vittoriosa lingua dell’anima, che tutti nutre e che tutti fa fratelli.

L’esperto e giovane musicista ne era partecipe e le frasi di racconti musicali ha voluto esprimerle con interpretazioni ardite e moderne, creando momenti di sorpresa ammirazione: sulla melodia talvolta dolente delle canzoni russe ha costruito messaggi nuovi con l’intento di arrivare a tutti, citazioni attuali su notissime composizioni brevi, romantiche, senza tradirne la trama passionale anche disegnata di tristezza. Andreij Pypin ha lasciato letteralmente volare le mani sulla tastiera dell’antico e complesso strumento, per esitare accordi in minore, in maggiore, ora dolci e pensosi, come nella canzone “Volga“, ora brillanti per la tipica canzone da cornetto, “Canta la mia cornamusa“. Il ritmo spesso ha provocato il pubblico a segnare il tempo, a sottolineare la sua battuta con le mani, a sorridere di compiacimento per la costruzione delle frasi pizzicate sulle corde o vibrate, come un più scintillante mandolino.

L’omaggio all’Italia, un “pezzo” di Vivaldi in sol minore è stata una sorpresa: le evoluzioni della musica del veneziano hanno perfettamente aderito all’esecuzione difficile sulla balalaika, per la prima volta nei concerti, con un sapore nuovo ed armonico che ha fatto pensare alla costituzione di un mosaico. Ma l’altro omaggio è stato anche sorprendente: il motivo del film “il Padrino” che ha chiuso il concerto: riconoscibile ma liberato dalla correlazione con una vicenda oscura, che ha messo in evidenza il colore quasi popolare e sognante della nota canzone.

Uno strumento antico e tipico, la Balalaika, che suonata dal Maestro Andreij Pypin ha perfettamente espresso il senso dell’evento: mani giunte da lontano, una lingua lontana che presenti a Roma chiamano altre mani affascinate, altra lingua antica per dimostrare l’esistenza di un sicuro accordo fra i popoli.

Marilù Giannone