Skip to main content

Lo scrittojo di Pirandello

Intervista a Roberto Gandini

Sono stata in un teatro storico e importantissimo di Roma, il Teatro India con un bravissimo regista, Roberto Gandini, il quale, grazie al suo laboratorio teatrale integrato, intitolato a Piero Gabrielli. ovvero con lo scrittoio di Pirandello, prova a far innamorare del teatro il pubblico dei più piccoli e non solo loro. Lo spettacolo “Lo scrittojo di Pirandello” andrà in scena dal 17 al 22 ottobre.

-Il mio obiettivo – spiega il regista – era integrare tra gli attori ragazzi con difficoltà. Con disabilità più o meno forti e questo l’ho fatto in un tempo in cui questo non era così scontato -.

-E le tematiche di sensibilizzazione – gli ho chiesto – quanto sono cambiate negli anni?- -Noi lavoriamo tanto con la scuola e nell’ambiente scolastico le cose sono molto cambiate – spiega il regista- la terminologia con cui viene chiamata una persona con disabilità e di seguito anche la percezione che se ne ha sono cambiate, ad esempio per molto tempo si è usato il termine diversamente abile, ma il termine stesso facendo riferimento a una ipotetica “abilità” ha perso di significato, in quanto se una persona ha problemi, li avrà comunque; se una persona è imbranata sarà sempre inabile a fare qualcosa, indipendentemente dalla sua invalidità o no, e questo è molto cambiato attraverso la scuola – e poi continua – l’interesse invece è diminuito, c’è meno entusiasmo e questo rende più difficile un percorso di integrazione e di inclusione, ed infatti bisognerebbe ragionare maggiormente ogni giorno su come questi percorsi avvengono -.

-Come si è sviluppato lo spettacolo partendo dalla scrittura con Roberto Scarpetti – chiedo allora a Roberto Gandini, il quale mi risponde sinceramente: – Io non conoscevo bene Pirandello a parte “Sei personaggi in cerca di autore” e “Il fu Mattia Pascal” – prosegue Roberto Gandini – ed avevo timore che i ragazzi delle scuole superiori che sarebbero intervenuti come pubblico si sarebbero poi annoiati, passando la maggior parte del tempo davanti il telefonino ed invece ho avuto un buon riscontro -.

– Come mai avete scelto come location lo scrittojo di Pirandello (scritto così perché lo scrittore amava segnalare i dittonghi nei suoi testi), una scenografia che sembra molto particolare per riuscire ad interessare un pubblico soprattutto giovane ?- .

– Abbiamo pensato – spiega il regista Roberto Gandini- di fare uno spettacolo che li sorprendesse e che non dovesse essere scontato – e poi continuando ha detto – volevamo stupirli richiamandoli nei luoghi in cui il grande scrittore drammaturgo e poeta viveva, partendo dallo “scrittojo” ed arrivando financo al letto dove il “Premio Nobel” è morto, per caratterizzare meglio la scenografia –
– Per caratterizzare meglio i personaggi e allo stesso tempo i turbamenti del grande scrittore e drammaturgo nella mente dei giovani che ci avrebbero seguito nello spettacolo abbiamo deciso di far presentare Pirandello dai suoi personaggi – conclude l’autore – nel luogo stesso in cui lui li aveva creati rompendo diversi schemi teatrali, dal temporale alla quarta parete, per appassionare il pubblico al difficile lavoro che lo scrittore aveva intrapreso -.

– E tutto questo da fare cosa ha comportato per la sceneggiatura dei testi degli attori – chiedo infine incuriosita e Roberto Gandini mi ha risposto – Abbiamo sia dei bambini che un maggiordomo che rispondono e interagiscono con personaggi non reali, rompendo molti schemi che si sono creati attraverso gli spettacoli televisivi (ovviamente non sto parlando certo degli adattamenti di Edoardo De Filippo, sia ben chiaro), dalla lettura di tanti tesi e non solo, ma il nostro scopo era far alzare le teste di quei ragazzi dai cellulari e siamo riusciti nel nostro scopo – e poi concludendo l’intervista ha aggiunto – Il teatro esisteva da prima di qualsiasi scuola, e serviva di pari passo con alcune frange della chiesa ad una primitiva “psicanalisi”, in cui l’attore è come dovrebbe capirsi dal termine stesso colui che “agisce” oltre che colui che recita una parte-.

©Francesca Marti