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Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza fondata da Luigi Broglio

Luigi Broglio dal ”Progetto San Marco” il primato aerospaziale italiano

Un successo continuo dai satelliti in orbita geostazionaria fino all’esplorazione su Marte 

Raffaele Panico

Prefazione 

 Correva l’anno 1964, il 15 dicembre, da un poligono spaziale americano parte un razzo, il vettore Scout, che mette in orbita il primo satellite italiano il “San Marco 1”. Con quel lancio l’Italia è il terzo Paese al mondo dopo l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, a mettere in orbita un satellite attorno alla Terra. Il padre del progetto è l’ingegner Luigi Broglio. Ma i Nostri, grazie a Broglio, andranno oltre, tanto che si faranno una base tutta italiana, dove? Al largo delle coste del Kenya, vicino alla linea dell’Equatore. Perché lì? È la migliore posizione per il lancio di satelliti, e la base si chiamerà poligono di lancio spaziale “San Marco”, e “Santa Rita”, due isolette artificiali di ferro al largo di Malindi, circondate di antenne per inseguire i razzi dopo il lancio. Luigi Broglio era veneto, nato a Mestre. All’equatore terrestre la posizione è strategica per i lanci spaziali e questa idea è nata dalla sua intuizione.

                                                                       

Il Poligono italiano è stato installato nel ’64, siamo a soli tre anni dal lancio del primo uomo nel cosmo, il sovietico Gagarin. Alcuni pezzi sono assemblati, qui sì che c’è tutta la grande arte italiana dell’arrangiarsi, da materiali dismessi, forniti sia dalla Nasa, altri dall’Aeronautica Militare Italiana, il tutto su due vecchi piloni per l’esplorazione petrolifera dell’Agip, appunto basi “San Marco” e “Santa Rita”. I razzi Scout, Broglio se li è fatti dare in omaggio dagli Stati Uniti. Dopo la guerra, è docente alla facoltà di ingegneria dell’Università di Roma, per primo in Italia esegue esperimenti di propulsione spaziale. La prima volta arrivò la Polizia di Stato, si temeva, data l’esplosione, un attentato dinamitardo: era solo stata la sua prima volta, e difatti l’esperimento provocò l’esplosione del motore, il che causò il crollo del tetto del capannone-laboratorio dove operava. L’avventura spaziale italiana prosegue con successo nei decenni, ed è stato un vero peccato che il suo progetto del 1977, di realizzare un razzo vettore Scout potenziato, con parti tutte italiane non ebbe seguito. Il suo progetto era un razzo tutto italiano capace di lanciare satelliti di 800 kg circa da piazzare in orbite equatoriali con costi minimi. Il suo progetto ebbe varie vicissitudini. Il salto di qualità per la base “San Marco” sarebbe stata farla diventare base europea di lancio, ma lui non trovava su questa idea grandi aperture. Urtava il vertice dell’Agenzia Spaziale Italiana che decise di ridimensionare il suo progetto originario “San Marco”, e Broglio, nel 1993, si dimise dal Consiglio di amministrazione dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Il gruppo di studiosi capeggiati da Broglio hanno avuto il primato mondiale di non aver sbagliato un lancio di satellite (in tutto 11) o di un razzo sonda in 25 anni di storia. Sei sono stati i satelliti scientifici “San Marco” lanciati dal 1964 e il 1988; e 4 i satelliti astronomici americani lanciati fra il 1970 e il 1975, e un satellite scientifico inglese lanciato nel 1974. La “discordia italiana” ha reso inattiva la base San Marco, l’ultimo lancio è avvenuto 1988 con il satellite San Marco-5. Ha funzionato ancora come base di controllo e di ricezione dei dati inviati dai satelliti, anche per la telemetria dei vettori Ariane lanciati dalla base di Kourou dell’Agenzia spaziale europea. Broglio è stato considerato in von Braun italiano perché l’Aeronautica Militare americana si è affidata solo a lui per alte competenze. Oggi l’analoga funzione della base San Marco la svolge la base missilistica di Kourou che si estende per 650 kmq in Guyana francese. Dove, in un ambiente naturale preservato, partono i frequenti lanci spaziali inviati dai missili Ariane-5, di fabbricazione francese, ma con componenti, strutture e carburanti fabbricati da ogni parte d’Europa. L’Esa, l’Agenzia spaziale europea, questi lanci li effettua per mandare in orbita differenti tipo di satellite: per le telecomunicazioni, per la sicurezza dei territori, per lo studio della consistenza della crosta terrestre. La Guyana è stata scelta in quanto, dopo i primi incerti lanci del vettore Ariane, non si è mai fallito un lancio, trovandosi vicino all’equatore, presenta le stesse caratteristiche che gli italiani per primi, avevano con la base di lancio equatoriale San Marco al largo delle coste del Kenia. (… articolo datato 2011 in occasione del 150.mo Unità d’Italia 17 marzo 1861- primavera 2011 di R.P. )

Postfazione

Le due pubblicazioni scientifiche qui di seguito, sono la prima a firma di Simone Pirrotta ingegnere meccanico – ASI, Unità Esplorazione ed Osservazione dell’Universo; la successiva del professor Ignazio Ciufolini – Ph.D. Principal Investigator of the LARES and LARES 2 space missions Universita’ del Salento, Italy.

Entrambe sono reperibili sui “link” – i sottolineati dei titoli – rispettivi dei due articoli di rassegna di cui l’agenzia giornalistica Consulpress pubblica uno stralcio. Le due pubblicazioni sono state portate avanti con la Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza fondata da Broglio.

Dopo sette anni di lavoro, il satellite ASI ha prodotto dati rilevanti per verificare la teoria della relatività di Einstein

Di Simone Pirrotta, Ingegnere meccanico – ASI, Unità Esplorazione ed Osservazione dell’Universo

Base di lancio della Guyana Francese ore 7:00 del mattino del 13 febbraio 2012: il vettore VEGA, europeo ma con un cuore italiano, si stacca dalla rampa di lancio con a bordo il satellite LARES dell’Agenzia Spaziale Italiana. Sette anni e un gran numero di misure dopo, come previsto, il satellite ha fornito dati sufficienti per importanti verifiche della teoria della relatività di Einstein.

La teoria di Einstein, che insieme alla meccanica quantistica, è una delle due grandi rivoluzioni della fisica del ventesimo secolo, è stata verificata da numerosi esperimenti ma nessuno è finora riuscito ad unificarle tra loro con successo. Inoltre, le recenti scoperte legate alla cosmologia e fisica fondamentale come l’accelerazione nell’espansione dell’Universo, che è stata associata alla misteriosa energia oscura o a teorie alternative alla relatività, hanno generato un rinnovato interesse a conferme sempre più precise della teoria gravitazionale di Einstein. Così, dopo la misura diretta delle onde gravitazionali dell’osservatorio LIGO e la precisissima conferma del principio di equivalenza ottenuta con il satellite MICROSCOPE del CNES, è stato il satellite LARES dell’ASI a fornire di recente i dati per due nuove conferme della teoria di Einstein.

Satelliti artificiali: misteri e verifiche della relatività generale

Prof. Ignazio Ciufolini,

Ph.D.Principal Investigator of the LARES  and LARES 2 space missions
Universita’ del Salento, Italy

È stato un satellite ad avere un ruolo chiave nella scoperta di uno dei “più profondi problemi della fisica moderna”: l’incredibile accelerazione nell’espansione dell’Universo. Il telescopio spaziale Hubble (NASA) ha infatti rivoluzionato la cosmologia e la nostra comprensione dell’Universo. Questa espansione accelerata è spiegata con l’esistenza della cosiddetta “Energia Oscura” che insieme alla “Materia Oscura” nelle galassie e ammassi di galassie è stimata costituire circa il 95% della massa-energia del nostro Universo. L’enigma sulla natura dell’Energia Oscura è profondo! Teorie alternative alla teoria gravitazionale di Einstein, la relatività generale (RG), sono anche state proposte nel tentativo di spiegare l’espansione accelerata dell’Universo e la velocità rotazionale delle galassie (spiegata con la Materia Oscura). È quindi nato un rinnovato interesse per prove sperimentali sempre più accurate della relatività generale su cui è basata la cosmologia odierna.

Se da un lato un satellite ha aperto il profondo mistero dell’Energia Oscura, proprio in questi ultimi anni la relatività generale ha avuto fondamentali conferme grazie ad altri satelliti artificiali e agli interferometri laser. Nel 2012 è stato lanciato con successo il satellite LARES (LAser RElativity Satellite, dell’Agenzia Spaziale Italiana – ASI) che ha fornito più accurate prove sperimentali della RG. Nel 2015 le onde gravitazionali sono state direttamente misurate dall’osservatorio a interferometro laser LIGO e dal 2017 ad oggi da LIGO insieme a VIRGO. Nel 2017 è stato lanciato il satellite MICROSCOPE (CNES) che ha recentemente dato accuratissime misure del principio di equivalenza. Infine nel 2020 sarà lanciato il satellite LARES 2 dell’ASI per verifiche ancora più accurate della RG.

 

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