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Beati Paoli: ancora un mistero ?

Beati Paoli: salvezza della società o delinquenti ?

 SANTI O MAFIOSI ?  …E SE CREASSERO UN “MOVIMENTO” ? 

Sui Beati Paoli esistono molte e differenti voci popolari, ma non c’è una vera fonte precisa per indovinarne l’origine ed il loro operato. C’è chi li dice antesignani della mafia (Pitré), chi, tout-court, briganti, chi li addita, innamorato delle mode pruriginose d’oltreoceano o gothic, come dei supremi artefici di azioni stregonesche, esoteriche, dannate, dai grandi grandguignoleschi processi nelle buie cave siciliane.

Niente di tutto ciò. Beati Paoli vengono detti dallo storico Quattromani, un gruppo di malfattori annientati dal re normanno Guglielmo d’Altavilla, intorno all’anno mille, che erano soliti riunirsi a Trapani nei pressi della chiesa di S. Paolo. Questa è anche la risposta, al mistero di una presunta setta avente questo nome, del Marchese di Belforte, studioso imparentatosi con una nobile Alliata. Di certo i Paoli non erano roselline, ma in tempi successivi e fino all’Ottocento non vi sono tracce di violenze, uccisioni e nefandezze compiute da loro, a meno che non si trattasse di ordine superiore, data l’indubbia severità dei Regnanti e di qualche nobile. Il Marchese di Villabianca li dice esecutori delle punizioni comminate dai Viceré e di estrazione nobiliare o del ceto medio-alto. Avevano come protettore S.Francesco di Paola e vestivano da monaci, incappucciati, per non farsi riconoscere e per darsi un non so che , un afflato, religioso per far colpo sulla gente. Le loro “cunciura” erano fatte di notte e nelle grotte siciliane, delle quali è stata attestata la presenza (da Natoli, verso il rione del Capo a Palermo, o a S. Maruzza d’i Cancelli, o a S. Giovanni della Guilla) ed in essere dal Paleolitico, per lo meno così è stato proposto come per le “grotte dello scirocco” di Palazzo Blandano, nelle quali, dal 1500, i nobili scendevano per evitare il caldo torrido estivo.

La prima esatta citazione di Beati Paoli è del 1790, dello storico Jean Levesque de Burigny: «È costante opinione appo il volgo che più volte videsi rinnovellare cotesta Società di nascosti Vendicatori in Sicilia ed altrove,comunemente appellati i Beati Paoli.» L’opinione dunque, in quel secolo, è che essi fossero degli assassini, servitori di questo o di quel signorotto violento, ma, dal lato positivo, visto che lo storico non aveva conoscenza diretta delle azioni di questi uomini ed agiva per i “si dice”, la loro rigida devozione per tutto ciò che era giustizia e difesa degli oppressi, menzionata talvolta da più parti, e contro ogni malversazione, li accostano a quella della Congrega germanica religiosa della Sankta Vehme, gruppo di Cavalieri che, nell’anno 1000 e noti probabilmente nelle Associazioni Templari, poi nelle Confraternite Rosacruciane, avevano il precipuo compito di difesa e protezione verso i poveri e gli indifesi, carattere questo tipico del tempo per vari ordini di cavalieri, visto che la letteratura francese, provenzale, e centro europea ne riporta più di un esempio nell’epica e nella favolistica, indicandoli come veri Cavalieri di Cristo.

La provenienza dunque sembra questa, anche perchè è noto che qualunque signore feudale non riconosceva chi lo contravveniva, se non come assassino e ribelle. Però si deve a Natoli (William Galt come pseudonimo), facondo esegeta della storia e dei costumi siciliani anche attraverso autentici romanzi purtroppo poco noti, se I Beati Paoli sono assurti ad emblema delle nobili società segrete italiane ed a fianco delle varie adunanze italiane dell’Ottocento di matrice rivoluzionaria, patriottica, carbonara: un esempio è la “parola d’ordine” che i Paoli si davano come riconoscimento allo stesso modo degli autori delle “vendite” carbonare, così come le riunioni a mezzanotte, l’uso di cappucci, di segni noti solo fra “cugini”. Di mistero, per loro, c’è tanto, perché non si conoscono con esattezza i nomi dei membri e dei capi, non si sa a quali giudizi e processi essi abbiano partecipato, né quali opere di punizione o pena capitale abbiano compiuto e contro chi. Non si è certi dei luoghi di riunione, né se variassero, né se restassero sempre quelli. Unica certezza è che adesso sembra, per lo meno nel mondo letterario, che la loro rievocazione ed il risvegliato interesse della gente siano da attribuirsi all’oscurità laida e mafiosa dei nostri tempi, che danno una gran voglia di rimettere, anche subitaneamente e senza cortesie, ogni cosa al suo posto. Più che Beati Paoli, però, ci vorrebbe l’Arcangelo Michele ed i suoi Angeli guerrieri.

Marilù Giannone