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Bluetooth, la storia dietro al nome

A tutti noi almeno una volta nella vita sarà capitato di utilizzare la tecnologia Bluetooth, che sia per collegare il telefono alla macchina, per scambiare file o collegare dispositivi tra di loro. Ma quanti guardando il simbolo del Bluetooth hanno notato una strana somiglianza con qualcosa di antico come le rune o qualche simbolo di qualche cultura scomparsa. Ebbene non è una mera casualità, ma frutto di una decisione dell’azienda che la inventò nel 1995: l’Ericsson. Probabilmente con l’intenzione di sottolineare la grande possibilità di comunicazione tra i più svariati dispositivi, hanno deciso di adottare un simbolo antico e pieno di storia.

Bluetooth, letteralmente dente blu in sassone, era un re scandinavo vissuto alla fine del X secolo, Harald I. Il re Harald nacque nel 911, nell’odierna Danimarca, e venne educato dalla madre, la regina Thyra, al cristianesimo, dottrina che assimilò completamente, tanto che, una volta salito al trono, avviò molti restauri e l’edificazione di nuove chiese, impegnandosi, inoltre, in un opera di evangelizzazione nelle terre scandinave.

Per questa suo impegno, la Chiesa nel XVII secolo, lo inserì nel martirologio dedicandogli anche la festa liturgica il 1 novembre. Sulla facciata di un monumento fatta innalzare dallo stesso re per ricordare i suoi genitori, troviamo ancora ben conservata la scritta in alfabeto runico: «Harald il re fece costruire questi monumenti a Gorm suo padre e Thyre sua madre, Harald che vinse tutta la Danimarca e la Norvegia e convertì i danesi al Cristianesimo».

Oltre all’impeto religioso, il re Harald fu anche un accorto politico, comprese, infatti, che il suo regno non sarebbe vissuto a lungo se non lo avesse riunificato in una entità nazionale, avendo ai suoi confini i bellicosi tedeschi.

Iniziò per prima dalla sua Danimarca, che allora comprendeva solo la penisola dello Jutland, per poi rivolgere le sue attenzioni alla Norvegia, alla Svezia e parte dell’Inghilterra, appartenente già alla famiglia della madre.

Dunque, un re che unifica il suo regno formato da popolazioni, le più disparate per lingua e per costume, proprio come il sistema ideato dalla Ericsson, in maniera decisamente più pacifica, ma non basta per comprendere cosa unisce ancora una tecnologia così avanzata e il re danese.

Harald aveva un sopranome curioso Blåtand, che letteralmente significa dente blu, composto dall’unione delle due parole danesi blå, cioè blu, e tand, dente. In seguito il nome tradotto in sassone diventerà Bluetooth, ed ecco svelato l’enigma, il nome utilizzato mille anni dopo, per intitolare il famoso sistema di comunicazione.

Anche il logo della tecnologia si rifà ai tempi di Harald, usando la scrittura degli antichi popoli nordici: le rune.Unendo, infatti, le due lettere hagall e berkanan, analoghe alle moderne H e B, abbiamo il simbolo grafico del Bluetooth.

Una delle eredità più importanti lasciateci da questo monarca è una grande pietra runica fatta erigere a memoria dei propri genitori, rimasta intatta fino ai giorni nostri, e che è divenuta una delle più importanti reliquie cristiane dello Jutland del Nord. Tale megalite contiene le seguenti parole, scritte in caratteri runici:

«Harald il re fece costruire questi monumenti a Gorm suo padre e Thyre sua madre, Harald che vinse tutta la Danimarca e la Norvegia e convertì i Danesi al Cristianesimo» e questo è il primo momento nella storia in cui si parla di Danimarca come entità politica.

Molte le supposizione sull’origine di questo appellativo, tra le tante, ma assai improbabile, che egli amasse a tal punto i mirtilli di averli sempre in bocca e colorare di blu i denti oppure, la più veritiera, in battaglia, come tutti i popoli scandinavi e sassoni, anch’egli si colorava per terrorizzare i nemici e aveva scelto il blu non solo per il corpo, ma anche per i denti.

La storia di questo re così importante per la storia del suo regno si concluse tragicamente, intorno al 985, assassinato per una congiura di palazzo dal proprio figlio Sven, barba forcuta.

Ma il regno non sopravvisse a lungo al re Harold e ben presto si estinse, rimanendo però il suo nome per sempre legato ai cellulari di tutto il mondo.

 

Gianfranco Cannarozzo