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Il paradosso del comportamento autodistruttivo

Perché tante persone scelgono deliberatamente di mangiare, bere, iniettarsi o fumare sostanze tossiche come l’alcol, la cocaina e il tabacco? Questo volontario autolesionismo è presente, nelle sue varie forme, in molte società contemporanee, dalle tribù primitive alle metropoli tecnologiche. Nella nostra storia l’abuso di sostanze tossiche compare fin dall’epoca dei primi documenti scritti. Ma perché dovremmo fare qualcosa che sappiamo essere dannoso o pericoloso? Solo un motivo forte potrebbe spiegare perché certe persone consumano questi veleni volontariamente. È come se qualche programma inconscio ci spingesse a fare qualcosa di cui conosciamo la pericolosità. Di quale genere di programmi potrebbe trattarsi?

La ragione per cui una volta iniziato il consumo si debba continuare è chiaro. Le droghe danno dipendenza e la sostanza agisce sul cervello inducendo il desiderio di continuare. Ma il punto è di capire cosa spinge a cominciare. Forse esiste una ragione, collegata a un’ampia gamma di comportamenti animali apparentemente autodistruttivi, che potrebbe spiegare un comportamento umano rischioso o autodistruttivo.

I maschi di alcune specie di uccelli del paradiso in Nuova Guinea hanno sviluppato una caratteristica bizzarra: una coda lunga quasi un metro con lunghe piume e colori brillanti, che certamente rende più difficile volare e camminare nella giungla. Tutte queste caratteristiche sono senza dubbio una minaccia per la sopravvivenza. I colori brillanti, per esempio, possono facilmente attirare predatori come le aquile. Questi stessi tratti, però, assolvono una funzione pubblicitaria che aiuta i maschi a trovare una compagna. Perché tra gli uccelli del paradiso i maschi usano questi handicap autolesionistici come pubblicità e perché le femmine li trovano attraenti? Forse i comportamenti maschili che minacciano la sopravvivenza potrebbero attrarre le femmine proprio perché sono rischiosi. La questione riguarda il fondamento della comunicazione animale. Gli animali hanno bisogno di segnali rapidi, facilmente comprensibili, per trasmettere messaggi ad altri animali, tra cui i partner potenziali e i predatori.

Quando una gazzella si accorge che un leone si sta avvicinando, è nel suo interesse lanciare un segnale che il leone interpreti in questo modo: “Sono una gazzella speciale, molto veloce! Non riuscirai mai a prendermi, quindi non ti conviene sprecare tempo ed energia per provarci”. Quindi anziché scappar via come un fulmine, la gazzella corre lentamente, compiendo grandi balzi in aria con le zampe rigide. Questo segnale viene chiamato stotting. A prima vista, sembra un comportamento autodistruttivo: le fa sprecare tempo ed energia e dà al leone la possibilità di raggiungerla. Perché la gazzella decide di correre questo rischio? Il punto centrale della questione è che i segnali che mettono a rischio l’animale sono buoni indicatori di onestà proprio perché sono molto rischiosi. Un segnale che non comporti alcun rischio non è attendibile, poiché potrebbe farlo anche un animale più debole o lento. Solo i segnali costosi o rischiosi garantiscono l’onestà e cioè le caratteristiche di forza. Una gazzella lenta che si mettesse a compiere grandi balzi all’avvicinarsi di un leone segnerebbe la sua fine, a meno che non faccia un calcolato e rischioso bluff, ma una gazzella veloce può ancora correre più veloce del predatore dopo tale esibizione.

Le gazzelle e i leoni che evitano corse inutili risparmiano le proprie energie e tendono a lasciare una prole più numerosa. Il fatto che le caratteristiche e i comportamenti codificati geneticamente che aiutano gli animali a lasciare un maggior numero di figli, in questo caso, lo stotting, vengono trasmessi ai discendenti è un principio fondamentale della biologia evoluzionistica. Questa teoria può essere applicata anche alla lunga coda di quell’uccello del paradiso. Qualunque maschio che sia riuscito a sopravvivere nonostante l’handicap di una lunga coda deve avere geni molto buoni per altri aspetti. Ha dimostrato di essere particolarmente bravo a trovare cibo, a sfuggire ai predatori e a resistere alle malattie. Quanto maggiore è l’handicap, tanto più ardua è la prova che ha superato.

Ma esistono anche dei comportamenti umani rischiosi volti a ottenere benefici. Coloro che corteggiano possibili partner con regali preziosi o sfoggiando in altri modi la propria ricchezza in effetti stanno dicendo: “ho denaro a sufficienza per mantenere una famiglia. Mi puoi credere perché vedi quanti soldi sto spendendo senza fare una piega”. Chi sfoggia gioielli costosi o automobili sportive guadagna considerazione: tutti sanno che sono oggetti molto costosi.

La teoria può essere estesa anche a comportamenti umani più pericolosi, tra cui il consumo di sostanze tossiche. Specie nell’adolescenza e all’inizio dell’età adulta, quando è più probabile iniziare ad abusare di queste sostanze, noi dedichiamo molte energie a mandare messaggi al nostro contesto sociale che siamo adulti, forti e coraggiosi. Forse esiste lo stesso istinto inconscio che porta gli uccelli e le gazzelle alle loro esibizioni pericolose. Molte migliaia di anni fa ci esibivamo sfidando un leone o un nemico di un’altra tribù; oggi lo facciamo in altri modi pericolosi, come prendersi una sbronza o consumare sostanze pericolose.

Presso l’isola di Malakula, nel Pacifico, è tradizione che gli uomini si esibiscano in una pratica pericolosa che consiste nel costruire un’alta torre da cui saltare giù a capofitto, dopo essersi legati alla cima della torre con due robuste corde di liane fissate alle caviglie. Il saltatore calcola la lunghezza delle corde in modo che interrompano il tuffo quando la sua testa si trova a pochi metri dal suolo. La sopravvivenza del saltatore dimostra che è coraggioso, che sa eseguire un calcolo preciso e che è un buon costruttore. Il messaggio comunicato dalle esibizioni pericolose è: “Sono forte e superiore”.

Chi ha fumato più pacchetti di sigarette ogni giorno per anni e non ha ancora sviluppato un tumore ai polmoni potrebbe avere un gene per la resistenza a questa malattia, ma ciò non dimostra nulla riguardo alla sua intelligenza, alle sue abilità e alla sua capacità di rendere felici il coniuge e i figli. Di fatto, dato ciò che sappiamo oggi sugli effetti nocivi del fumo, il comportamento di quella persona potrebbe essere un segno di qualità negative, come una scarsa capacità di giudizio, che suggerirebbero di non scegliere un fumatore come partner.

Gli animali che vivono poco e hanno periodi di corteggiamento brevi devono sviluppare segnali rapidi. I potenziali partner non hanno il tempo di misurare l’uno le qualità reali dell’altro. Ma noi, con la nostra lunga vita e i nostri lunghi corteggiamenti, abbiamo tutto il tempo che vogliamo per studiare l’uno il valore dell’altro. Il consumo di droghe è un esempio classico di un istinto un tempo utilizzato, che interpretava segnali di handicap come segni di forza, ma che per noi oggi ha perso completamente la sua validità. Le pubblicità di alcolici e sigarette, con il loro messaggio che bere e fumare migliorerà la nostra condizione e ci renderà attraenti, sono abilmente dirette a quel vecchio istinto sepolto dentro di noi. Ora però abbiamo tutti gli strumenti per capire che quei messaggi sono falsi.

Nicola Sparvieri

Foto © Marco Cova

Autolesionismo, Rischi, Sostanze tossiche