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Il sogno della vita artificiale

Da sempre l’uomo ha coltivato il sogno di creare una vita artificiale, una copia di sé stesso dalla quale farsi servire e sulla quale dominare. Questa replica deve essere più dotata, più forte fisicamente o più intelligente degli uomini, in grado di donare all’uomo che ne è stato ideatore e creatore il potere sugli altri uomini. Questo è un sogno sempre esistito e dagli antichi miti alla più recente letteratura se ne trova traccia abbondante. La moderna tecnologia e l’Intelligenza Artificiale sta rendendo questo antico sogno sempre più reale.

Appartiene al poeta romano Ovidio uno dei primi testi scritti in cui si narra la trasformazione di un corpo inanimato in una creatura viva. Nel suo poema “Le metamorfosi”, ultimato prima dell’8 d.C., Ovidio narra la storia di Pigmalione, re di Cipro, che era anche scultore e aveva modellato nell’avorio una statua femminile. L’aveva chiamata Galatea e se ne era innamorato, considerandola superiore a qualsiasi donna in carne e ossa. Finì per pregare la dea Afrodite perché gli concedesse di sposare l’essere che aveva creato e la dea lo accontentò. Ovidio racconta di come Pigmalione vide la statua animarsi lentamente, respirare e aprire gli occhi. Ovidio non immaginava di stare scrivendo il prototipo di un racconto di fantascienza.

Ancora più antica è la figura del Golem, una sorta di gigante creato per magia, che appartiene alla mitologia ebraica e che fa la sua prima comparsa nella Bibbia. Nell’Antico Testamento (Salmo 139, 16) si trova infatti la parola gelem, che indica la “materia grezza” e che gli Ebrei associano ad Adamo prima che gli fosse infusa l’anima. Nella tradizione classica, il Golem è una creatura di argilla, forte e ubbidiente, che un rabbino è in grado di “attivare”, perché gli faccia da servitore, semplicemente scrivendogli sulla fronte la frase “Dio è verità”. Cancellando dalla frase una delle lettere, la parola che resta significa “Dio è morto” e il Golem diventa inerte.

Nel XIII secolo, il filosofo, teologo e scienziato Alberto Magno, poi fatto santo dalla Chiesa cattolica, fu il primo a utilizzare il termine “androide” per definire esseri viventi creati dall’uomo per via alchemica. Secondo una leggenda, Alberto Magno avrebbe costruito un vero e proprio androide fatto di metallo, legno, cera, vetro e cuoio, con il dono della parola, che avrebbe dovuto svolgere la funzione di servitore presso il monastero domenicano di Colonia.

Nel Medioevo la tecnologia permise non solo di immaginare ma anche di costruire i primi automi meccanici. Erano per lo più figurine mobili che arricchivano i campanili e gli orologi delle chiese. Persino Leonardo da Vinci si interessò alla questione e di suo ci rimane un progetto, risalente al 1495 circa, che raffigura un cavaliere meccanico con tanto di armatura. Nelle intenzioni di Leonardo la figura doveva potersi alzare in piedi, agitare le braccia, muovere testa e mascella ed emettere suoni dalla bocca grazie a un complesso meccanismo di percussioni localizzato nel petto. Forse era solo un’idea per animare le feste di Ludovico il Moro al Castello Sforzesco di Milano ma, come tante idee di Leonardo, probabilmente rimase solamente un abbozzo sulla carta.

Solo più avanti, a partire dal Settecento, gli automi sarebbero diventati figurine sofisticate, capaci di compiere capriole, scrivere, danzare, giocare a scacchi, suonare strumenti musicali e presentare giochi di prestigio. Paracelso, l’alchimista rinascimentale, redasse addirittura nel Cinquecento una ricetta per ottenere l’omuncolo. Si partiva dal seme dell’uomo, imputridito per quaranta giorni in un alambicco al calore del ventre equino e nutrito con “l’arcano” del sangue umano; nel giro di quaranta settimane si sarebbe generato un vero e proprio fanciullino, completo e perfetto, solo molto più piccolo di un neonato e privo di anima.

E fu in piena rivoluzione industriale che Mary Shelley pubblicò nel 1816 il celebre Frankenstein, traendo ispirazione tanto dagli esperimenti del fisiologo bolognese Luigi Galvani (che, utilizzando archi elettrici, riusciva a infondere il movimento in un cadavere) quanto dalla figura del Golem. La storia è quella di uno scienziato svizzero, Victor Frankenstein, che, sconvolto dalla morte per malattia della madre, coltiva un sogno impossibile: la creazione di un essere umano di intelligenza superiore, dotato di salute perfetta e lunga vita. Ma la creatura, deforme e con una forza sovrumana, sfuggirà al suo creatore.

Anche in Italia l’argomento affascinava i nostri letterati. Ippolito Nievo, nel romanzo breve Storia filosofica dei secoli futuri, ipotizzava per il futuro la costruzione di “omuncoli o uomini a macchina e di seconda mano”. Carlo Collodi immaginò nel 1883 che un ceppo di legno potesse prendere vita e trasformarsi in un bambino, Pinocchio. Questa che non è solamente una favola, ma il paradigma simbolico dell’emancipazione umana da un corpo ligneo che la tiene prigioniera, contiene già tutti gli elementi fondamentali dei futuri racconti sui robot.

I primi robot veri e propri fanno la loro comparsa nel 1921, nel dramma in tre atti del ceco Karel Capek intitolato R.U.R. (Rossum’s Universal Robots), ovvero “I robot universali di Rossum”. Questi robot, o, appunto, androidi visto che hanno fattezze umane, sono il prodotto della fabbrica Rossum e sono usati come forza lavoro a basso costo. Ma se R.U.R. ha introdotto per primo il termine “robot”, il più famoso androide degli anni ’20 è senza dubbio il robot femmina “Maria” del film di Fritz Lang Metropolis, del 1927. La complessa trama di Lang, ambientata in un inquietante futuro fortemente classista, vede il robot Maria come una creatura malvagia, che ha il compito di seminare la discordia tra le masse in rivolta.

Dagli anni ’30 in poi l’idea dell’automa, del robot o del replicante creato artificialmente dall’uomo prende piede e diventa una costante nei romanzi e nei film di fantascienza. Dai numerosi libri dedicati alla robotica, da Isaac Asimov fino a film quali Il mondo dei robot, Guerre stellari, Terminator, Blade Runner, Alien, Robo-Cop, Star Trek, L’uomo bicentenario, AI – Intelligenza artificiale, Io, Robot e Il mondo dei replicanti, l’argomento non ha mai smesso di affascinare.

Nicola Sparvieri

Foto © Lorenzo Manara

 

Androidi, Robot, Vita artificiale