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In Francia si teme la “catastrofe croissant”

Il burro dopo i recenti periodi bui, in cui è stato quasi unanimemente messo all’indice perché considerato uno tra gli elementi più malsani a causa del suo contenuto di grassi saturi, è stato finalmente riabilitato ed è tornato ad occupare il posto che gli spetta di diritto. Oggi per fortuna è di nuovo, e largamente, impiegato dall’industria dolciaria, e il suo utilizzo ha raggiunto vette tali che l’offerta fatica a soddisfare la domanda. In altre parole, di burro non ce n’è praticamente quasi più, come riferisce il Post.

Sarà per un aumento della richiesta, la carenza di burro si sta facendo preoccupante, soprattutto per Paesi come la Francia, che con i suoi otto chili pro capite ogni anno rappresenta il primo Paese in Europa per consumo di questo prodotto.

Nello scorso mese di maggio, proprio in Francia, il costo del burro è aumentato del 92% rispetto all’anno precedente, con notevole preoccupazione del settore dolciario locale: i dolci francesi prevedono infatti un massiccio impiego di burro, spesso fino a un quarto del totale ingredienti, con un costo che incide anche per l’ottanta per cento sull’importo totale. La situazione, che sta causando una forte pressione economica, lascia presagire un aumento drammatico dei costi di produzione per l’industria dolciaria francese, stimati in circa 68 milioni di euro in più. Con l’incubo che durante le prossime settimane si concretizzi materialmente il rischio di restare quasi del tutto senza burro, con conseguente, notevole aumento del prezzo di croissant e biscotti per il consumatore finale.

La scarsità di burro non dipende da un maggiore consumo europeo, che rimane stabile, ma dall’aumento della richiesta di Cina, Egitto, Messico e Giappone, tutti paesi dove finora il burro, soprattutto per i dolci, era poco utilizzato, e solo di recente è stato scoperto come pregiato ingrediente.

C’è poi da considerare una generale e diffusa rivalutazione del burro, considerato più salutare rispetto ai grassi con cui in era stato in passato sostituito, primo fra tutti la margarina. Sulla crisi del burro incide infine un cambiamento recente nel consumo del latte, con una maggiore richiesta di latte intero rispetto a quello scremato, preferenza che sottrae materia prima per la produzione di burro.