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La rivolta dei Taiping (Cina 1851-1864)

La guerra civile a sfondo religioso, sociale e razziale

La rivolta dei taiping fu una devastante guerra civile all’interno dell’impero cinese Qing che ebbe luogo tra il 1851 e il 1864. Si é identificata con un movimento rivoluzionario cinese nell’area di Nanchino che poi si é espansa nel Sud dell’Impero Cinese, tra il 1851, la fondazione del “Regno Celeste della Grande Pace” per opera del fondatore di questa rivolta Hong Xiuquan e il 1864, anno della sua soppressione. 

La rivolta fu una manifestazione di dissenso a quello che credevano il regime corrotto dei Qing-Manciù, degenerò da subito in guerra civile, la rivolta fu soppressa nel 1864 col supporto britannico, essendo entrato l’impero Qing nell’orbita del Regno Unito dopo le due Guerre dell’Oppio.

Storia della setta e del Tianwang (re celeste)

La setta degli “adoratori di Dio” nacque all’incirca nel 1845, e fu fondata da Hong Xiuquan, che si proclamò fratello minore di Cristo e Re Celeste (Tianwang). Hong aveva elaborato una sua dottrina religiosa che aveva forti elementi sincretici tra la religione cristiana (morale cristiana) e elementi di tradizione cinese e voleva riportare il prestigio e la sovranità cinese a ciò che era prima delle Guerre dell’Oppio che avevano alimentato un forte sentimento xenofobo nella società cinese, alimentando ferite che non si erano più sanate tra la Cina e le nazioni europee che vi avevano preso parte. Il movimento che si costituì si chiamò Taiping e divenne presto una organizzazione paramilitare.

Nel 1851, i seguaci di Hong Xiuquan, gli adoratori di Dio proclamarono un proprio stato indipendente, “Il Regno Celeste Della Grande Pace” (“Taiping Tianguo”) con capitale l’antica città imperiale di Nanchino (Capitale Celeste, Tianjing).

Nel 1853 i Taiping attuarono una riforma agraria, che prevedeva la ripartizione delle terre per nucleo famigliare, in cui erano inclusi tutti i membri della famiglia, incluse le donne; i Taiping instaurarono un sistema di vita comune e di comunione dei beni, la popolazione amministrata in gruppi di 25 famiglie (ku).

Fu anche il dissenso verso questi profondi cambiamenti sociali a favorire la repressione della rivolta quando finite “Le Guerre dell’Oppio”, l’impero Manciù si trovò con l’appoggio di Inglesi e Francesi.

Origini dell’odio per i Manciù.

La dinastia Qing, attorno alla prima metà del XIX secolo dovette affrontare numerose difficoltà: la prima Guerra dell’Oppio aveva portato a una bruciante sconfitta nel 1842; i contadini di trovarono con molte più tasse da pagare, tanto che molti pascoli vennero abbandonati, il traffico illecito d’oppio peggiorò questa situazione. Si cominciarono a formare numerose società segrete, piccoli eserciti privati e il banditismo divenne molto diffuso. La popolazione cinese era raddoppiata tra il 1766 e il 1833 ma il fabbisogno di generi alimentari non era mai soddisfatto visto che la produzione agricola soffriva di una crisi di stagnazione. La popolazione di etnia Han, soprattutto gli Hakka, un sottogruppo al loro interno che abitava nel Sud, avvertiva l’etnia Manciù come corrotta e incapace.

Hong Xiuquan, originario di un povero villaggio montano che era appunto di etnia Hakka, dopo aver tentato inutilmente gli esami imperiali per diventare funzionario-letterato, fece ritorno a a casa e si ammalò, in questo periodo comprese come le cariche importanti erano tenute all’interno della dinastia Manciù. In questo periodo ebbe visioni mistiche, a queste unì  alcune nozioni che aveva letto in un pamphlet di un missionario cristiano protestante. Hong pensò allora di essere “Il fratello minore di Gesù Cristo”, inviato in terra per scacciare i demoni.

Nel 1843 Hong Xiuquan e i suoi seguaci fondarono un movimento religioso denominato Società degli Adoratori di Dio, che combinava elementi cristiani, taoisti, confuciani, e pratiche legate al millenarismo locale: la sua religione era la restaurazione dell’antica fede al dio Shang Di, il cui culto era stato spodestato dal confucianesimo. Con la repressione del banditismo e della pirateria il movimento crebbe a dismisura portando a una vera e propria guerriglia in contrasto con l’autorità imperiale Qing ( questo fino a quasi il 1850).

La Rivolta vera e propria, la risoluzione imperiale.

La rivolta vera e propria scoppiò all’inizio del 1851, dopo una prima schermaglia vittoriosa dei ribelli, che con ben 10000 uomini aveva sconfitto la guarnigione imperiale di Jintian, in seguito respinsero tutte le controffensive dell’esercito Qing, generando grande entusiasmo nella popolazione della regione.

Nel 1853 le forze del Taiping conquistarono Nanchino, formandola come loro capitale con il nome di Tianjing (Capitale Celeste). Considerando come “demoniaci” le persone legate alla dinastia Manciù, passarono per le armi tutti i cittadini maschi e scacciarono tutte le donne di questa etnia dalla porta della città, per poi bruciarle su enormi roghi. La rivolta si divise a questo punto in due spedizioni, a nord e a ovest, per espandersi ulteriormente, la prima fallì clamorosamente, la seconda ebbe un successo limitato.

Nel 1853 Hong Xiuquan si ritirò dalla politica e dall’amministrazione per governare attraverso proclami scritti mentre “intratteneva” molte donne nelle sue stanze, in questo periodo pubblicò molte restrizioni religiose: queste restrizioni lo portarono a un pesante contrasto con Yang Xiuqing, uno dei suoi generali, che aveva appoggiato da subito la sua ribellione e che dava prova di saper eseguire molti Miracoli, tanto da venir considerato superiore allo stesso Hong Xiuquan nell’attuarli.

Nel 1856 Yang Xiuqing e i suoi compagni furono sterminati per ordine dello stesso Hong Xiuquan; dopo questa data con Hong Xiuquan ritiratosi e Yang Xiuqing morto gli altri leader taiping provarono ad ingraziarsi il sostegno del popolo e degli europei ma fallirono su entrambi i fronti; le classi tradizionaliste rurali non erano pronte ne alla politica, ne alle innovazioni riguardo la separazione dei sessi, ne all’ideologia religiosa sincretica della cultura Taiping.

La controffensiva Manciù e l’esercito di Xiang (o Hunan)

A Hunan fu creato un esercito irregolare, l’esercito di Xiang, chiamato anche esercito di Hunan, che divenne la principale forza combattente per i Qing contro i Taiping, comandato da Zeng Guofan: questo esercito, l’esercito di Hunan, risultò molto efficace nel respingere i Taiping nella zona occidentale per poi riconquistare gran parte delle province Hubei e Jiangxi (soprattutto Wuchang nel 1856 e il resto della provincia Jiangxi e Jiujiang nel 1858).

A questo punto i Taiping, questa volta con il sostegno di Hong Regan (cugino di Hong Xiuquan), liberarono prima Nanchino da un’assedio e poi provarono ad annettere tutte le province meridionali nel 1860, nello specifico con Hangzhou, Changzhou e Suzhou.

A questo punto l’esercito Taiping tentò la sua impresa più ardita provando ad annettere Shanghai ma furono battuti da un esercito poi detto “Invincibile”, sostenuto da ufficiali europei, primo fra tutti Frederick Townsend Ward e dal diplomatico francese Albert-Edouard Levieux De Caligny, un esercito di veterani ben addestrati da Charles George Gordon che sarebbero poi stati fondamentali nella repressione della rivolta Taiping.

I taiping si riorganizzarono ancora sotto Zeng Guofan e altri generali, l’esercito si basava sugli insegnamenti scritti del generale Qi Jiguang, generale della dinastia Ming.

Nel frattempo Hong Xiuquan morì per avvelenamento alimentare, suo figlio Tianguifu era giovane e inesperto, per cui ciò che rimaneva del regno Taiping fu rapidamente distrutto.

L’errore strategico dell’esercito e della rivolta Taiping fu quello di tenere troppe guerre aperte su troppi fronti e il provare a prendere Shanghai.

Nel 1864 fu arrestato Tianguifu con il suo seguito e giustiziato insieme a molti principi Taiping, l’ultimo dei lealisti taiping, Wang Haiyang, fu sconfitto il 29 gennaio del 1866 ma la vera rivolta era stata sedata due anni prima ma erano morte ben 3 milioni di persone nella sua attuazione e nella sua repressione.

In seguito la rivolta di Taiping fu ripresa dai comunisti cinesi rivalutando la rivolta, per ciò che riguardava l’emancipazione femminile e la proprietà comune, ma escludendone gli elementi religiosi.

foto etsy wikipedia                                  ©Francesco Spuntarelli