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La rivoluzione industriale

La rivoluzione industriale è stata una rivoluzione economica e tecnologica nella quale per la prima volta sono stati usati combustibili fossili per alimentare macchine che fabbricano e trasportano oggetti in grandi quantità. Le fabbriche cominciarono ad apparire per la prima volta in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, e i metodi di produzione industriale si diffusero in fretta in Francia, Germania e negli Stati Uniti. Anche nei giorni nostri, un’ondata di industrializzazione sta travolgendo l’India, l’Asia, il Sud America e parti dell’Africa.

Alcuni non sono d’accordo a chiamarla rivoluzione perché, a differenza delle rivoluzioni politiche (che possono durare da qualche giorno a qualche anno), la transizione dall’economia agricola a quella industriale si è verificata nell’arco di alcuni secoli, ed esistono parti del mondo (come la Cina rurale) che stanno cominciando a industrializzarsi solo oggi. Dal punto di vista della biologica evoluzionistica, invece, il termine rivoluzione è del tutto appropriato, perché in meno di dodici generazioni gli esseri umani hanno cambiato lo scenario della propria esistenza (per non parlare dell’ambiente terrestre) in modo più veloce e profondo di ogni trasformazione culturale mai avvenuta in precedenza. Prima dell’inizio della rivoluzione industriale la popolazione mondiale era inferiore al miliardo e consisteva per lo più di agricoltori che facevano il proprio lavoro a mani nude o con l’aiuto di animali domestici. Oggi ci sono otto miliardi di individui, più della metà dei quali vive in città, e che nella maggior parte dei casi usano delle macchine per svolgere il proprio lavoro. Prima della rivoluzione industriale il lavoro agricolo richiedeva di saper coltivare le piante, accudire gli animali e fare lavori di carpenteria. Dopo la rivoluzione industriale, in fabbrica o in ufficio, è richiesto di saper sommare cifre, attaccare portiere alle automobili o fissare lo schermo di un computer.

Prima della rivoluzione industriale le invenzioni scientifiche non avevano molti effetti sulla vita quotidiana della persona media, la gente viaggiava poco e mangiava cibi poco lavorati e coltivati nelle vicinanze o addirittura “a chilometro zero”. Oggi la tecnologia permea ogni cosa che facciamo, volare o guidare per centinaia di chilometri è diventata una cosa normale e la maggior parte degli alimenti è coltivata, lavorata e cucinata in industrie alimentari molto lontane dai luoghi in cui sarà consumata. Abbiamo cambiato anche la struttura delle nostre famiglie e delle nostre comunità, il modo in cui siamo governati, l’educazione dei nostri figli, i nostri intrattenimenti, il modo in cui otteniamo le informazioni. Abbiamo industrializzato persino l’attività fisica: sono più numerose le persone che traggono piacere dal guardare atleti professionisti gareggiare in televisione di quelle che praticano uno sport in prima persona.

La rivoluzione industriale si basa su tre colonne portanti. La prima è che gli industriali hanno sfruttato nuove fonti energetiche utilizzando i combustibili fossili. Le popolazioni preindustriali usavano il vento o l’acqua per generare potenza, ma si affidavano soprattutto ai muscoli, dell’uomo o degli animali. Le prime macchine a vapore progettate da James Watt furono utilizzate per trasformare l’energia contenuta in combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas in vapore, elettricità e altri tipi di potenza in grado di far funzionare delle macchine. La prima di esse fu progettata per la produzione di tessuti, ma nel giro di pochi decenni ne furono inventate altre per fabbricare il ferro, tagliare il legno, arare i campi, trasportare oggetti e fare in pratica qualsiasi altra cosa che si possa fare e poi vendere.

La seconda componente fondamentale della Rivoluzione industriale è stata una riorganizzazione delle economie e delle istituzioni sociali. Mentre l’industrializzazione prendeva velocità, il capitalismo divenne il sistema economico dominante in tutto il mondo, innescando lo sviluppo di un’ulteriore industrializzazione e di altri cambiamenti sociali. I lavoratori spostarono il proprio luogo di lavoro dai campi alle industrie e alle comunità sociali, così che più persone dovessero lavorare insieme svolgendo attività specializzate: le fabbriche richiedevano più coordinazione e regolamentazione. In aggiunta, dovettero essere create nuove aziende private e istituzioni governative per trasportare, vendere e pubblicizzare le merci, per finanziare gli investimenti e per sistemare e gestire le orde di persone che si spostarono verso le immense città costituite intorno alle fabbriche.

Il fatto che le donne e i bambini entrassero a far parte della forza lavoro (il lavoro infantile fu molto comune in una prima fase) fece sì che le famiglie e i quartieri cambiassero la propria configurazione, così come le ore di lavoro, le abitudini alimentari e le classi sociali. Con l’espansione della classe media si evolvette una combinazione di servizi statali e industrie private dedicata a provvedere ai suoi bisogni, istruirla, fornire servizi di base come strade e servizi igienici, e a diffondere informazioni e intrattenimenti. La rivoluzione industriale non creò solo i colletti blu, ma anche i colletti bianchi.

Per finire, essa coincise con una trasformazione della scienza, che da ramo piacevole ma inessenziale della filosofia divenne una professione stimolante che aiutava la gente a far soldi: molti eroi degli albori della rivoluzione industriale furono chimici e ingegneri spesso amatoriali, come nel caso di Michael Faraday e James Watt, e privi di titoli di studio formali o di incarichi accademici. Anche altri campi della scienza come la biologia e la medicina diedero i propri contributi fondamentali, spesso sostenendo la sanità pubblica. Louis Pasteur cominciò la sua carriera come chimico, lavorando sulla struttura dell’acido tartarico usato nella produzione del vino; durante lo studio della fermentazione scoprì i microbi, inventò metodi di sterilizzazione del cibo e creò i primi vaccini. Senza Pasteur e altri pionieri della microbiologia e della sanità pubblica la rivoluzione industriale non avrebbe potuto procedere così in fretta, né spingersi così lontano.

La rivoluzione industriale è stata una combinazione di trasformazioni tecnologiche, economiche, scientifiche e sociali che alterarono il corso della storia in modo rapido e radicale, e che riconfigurarono l’aspetto del nostro pianeta in meno di dieci generazioni, un battito di ciglia per gli standard temporali dell’evoluzione. Nello stesso arco di tempo ha cambiato anche il nostro corpo, modificando il modo in cui mangiamo, mastichiamo, lavoriamo e camminiamo, così come quello in cui ci scaldiamo diamo alla luce i bambini, ci ammaliamo e socializziamo. Molti di questi cambiamenti sono stati positivi, mentre altri hanno avuto effetti negativi sul corpo umano, che ha ancora bisogno di adattarsi per fare i conti con il nuovo ambiente.

Nicola Sparvieri

Foto © Maker Faire Rome

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