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La vera storia di Robin Hood

Le origini della leggenda di Robin Hood sono particolarmente oscure. I più antichi riferimenti scritti sono solo brevi frammenti. Il primo si trova nel poema “Pietro l’aratore”, scritto nel 1377 dal chierico londinese William Langland, dove un personaggio dice solamente: “Non so bene il Paternoster così come lo canta il prete, ma i versi di Robyn Hood quelli sì, eccome, li conosco”. Davvero poco, ma almeno ci permette di sapere che nel XIV secolo la figura di Robin Hood era già argomento di ballate. In un manoscritto del 1410, conservato nella cattedrale di Lincoln, nell’Est dell’Inghilterra, compare la frase: “Robin Hood in Sherwood stood” (Robin Hood a Sherwood stava), un modo per dire qualcosa di ovvio. Ancora poco, ma anche questo piccolo dettaglio ci permette di sapere che le sue avventure erano ambientate nella foresta di Sherwood. Esistono poi altri riferimenti, sempre molto brevi, che danno l’idea di come, alla fine del Medioevo, la figura di Robin Hood fosse ormai riconosciuta ovunque come sinonimo di bandito gentiluomo. Si tratta in tutto di cinque poemi, o ballate, e del frammento di una commedia. Tuttavia, il primo racconto completo di cui si abbia oggi traccia fu stampato nel 1510 e intitolato “Le gesta di Robin Hood”.

Nella storia da tutti conosciuta Robin Hood sarebbe un cavaliere cui sono state rubate le terre e che si trasforma in fuorilegge. Insieme ai suoi amici, Little John, Frate Tuck, Will Scarlet e Much il figlio del mugnaio, il fuorilegge, abilissimo nel tiro con l’arco, deruba i ricchi che passano per i boschi della foresta di Sherwood e divide poi i soldi con i poveri della contea. La storia comunemente accettata, poi, racconta come, con il re Riccardo Cuor di Leone impegnato in una crociata, il regno finisca nelle mani del principe Giovanni Senzaterra. Il malvagio principe tiene prigioniera Lady Marian, nipote del re, e, attraverso la brutalità dello sceriffo di Nottingham, spreme di tasse il popolo succube. Robin, innamorato di Marian e fedele al re, si batte contro gli usurpatori e viene ricompensato da Riccardo al suo ritorno. Entra addirittura a corte, al servizio della corona, ma dopo un anno, vinto dalla nostalgia, ritorna alla sua foresta, dove vive da fuorilegge per altri vent’anni. Alla fine, tradito da sua cugina, la badessa dell’abbazia di Kirkless, finisce ucciso.

Quanto di questa storia è una rielaborazione moderna? Come sono andate le cose?

Il problema di cercare chi fosse il “vero” Robin Hood, dice lo storico David Greenwood, è che poche persone si prendono la briga di studiare quello che dicono realmente le Gesta. Se lo si facesse si scoprirebbe per esempio che Robin non operava affatto a Sherwood, ma nello Yorkshire. Che i personaggi di Lady Marian e Frate Tuck non ci sono perché furono aggiunti solo molto tempo dopo. Che l’unico re citato si chiamava Edoardo e non Riccardo. Che Robin non era un cavaliere, ma un uomo del popolo. E che era molto più violento di quanto si racconti di solito: allo sceriffo di Nottingham taglia addirittura la testa con un colpo di spada.

L’immagine fiabesca di Robin Hood, quella che poi Hollywood avrebbe fatto sua, nacque in realtà nel 1598, quando un contemporaneo di Shakespeare, Anthony Munday, mise in scena una commedia in cui rielaborava per un pubblico altolocato le gesta del bandito più famoso d’Inghilterra. Fu lui a trasformarlo in un nobile caduto in disgrazia e a inventare la trovata secondo cui Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri.

Date queste premesse, è possibile capire se Robin Hood sia stato un personaggio storico reale? Le sue gesta non sono registrate nelle cronache di nessun contemporaneo e nessuno dice di averlo conosciuto o visto. Nessuno, insomma, ha mai potuto indicare l’esistenza di testimonianze autentiche delle sue azioni. I tentativi più antichi di identificarlo, quindi, hanno dato risultati contraddittori. Uno storico scozzese, Walter Bower, a proposito dell’anno 1266 annotava quanto segue: “… per ottenere fama il celebre assassino, Robert Hood, come anche Little John, insieme ai loro complici, facenti tutti parte dei diseredati, che la sciocca marmaglia ama esageratamente esaltare sia nella tragedia sia nella commedia…”. Un altro scozzese, John Major, nella sua History of Greater Britain del 1521, inquadrò Robin e Little John nel 1193, quando Riccardo I, al termine della sua crociata, si trovava prigioniero in Germania.

Gli storici venuti in seguito andarono alla ricerca di fatti consistenti in mezzo alle tante fantasie, ma trovarono ben poco. Joseph Hunter, custode dell’Ufficio documenti pubblici di Londra, si convinse nel 1838 di avere scoperto l’identità del “vero” Robin Hood. Hunter trovò un Robyn Hode che era al soldo di Edoardo II e che fu liquidato dal re nel 1324, in corrispondenza con la storia narrata dalle Gesta. L’unico problema è che questo Hode non sembra essere stato un fuorilegge. Un altro studioso, L.V.D. Owen, individuò nel 1936 un tale “Robert Hod, fuggitivo”, citato in alcuni documenti della Corte d’Assise dello Yorkshire datati 1225. Lo stesso fuorilegge compare anche in altri documenti successivi, a volte con il soprannome di “Hobbehod”. Come sottolinea Holt “Si tratta dell’unico possibile Robin Hood originario che sia stato finora scoperto, e di cui si sappia che era un fuorilegge. Le altre possibilità mi sembrano meno convincenti.” A Kirkless, a est di Manchester, si può ancora visitare l’antica canonica dove Robin Hood sarebbe morto. Secondo le Gesta, Robin, moribondo, avrebbe scagliato una freccia fuori dalla finestra della sua stanza chiedendo a Little John di seppellirlo nel punto esatto in cui essa fosse caduta. A circa 550 metri da quella finestra (niente male per il tiro di un uomo morente!) si trova una tomba con una lapide che dice che Robin Hood è lì sepolto dal 21 dicembre 1247.

Sembra proprio che la mitica figura di Robin Hood non abbia proprio nessun documento storico che possa inequivocabilmente provare la sua esistenza storica. Tuttavia, rimangono “le avventure di Robin Hood” tramandate per via orale, e successivamente celebrate nelle tante storie scritte molto tempo dopo. Storie utilizzate per rappresentazioni teatrali e film anche in cartoni animati, che ci hanno incantato e fatto sognare. Possiamo senz’altro dire che le Gesta di Robin Hood fanno parte dei miti della nostra cultura ma non della storia.

Nicola Sparvieri

Foto © Britain Express

Foresta di Sherwood, Lady Marian, Robin Hood