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L’aumento delle lucciole

Prostituzione in Italia

La prostituzione in Italia fattura 3 miliardi e 900 milioni, alimentata da 3 milioni di clienti e da 90 mila lucciole.

 

Il mestiere più vecchio del mondo, la prostituzione, è radicato a tal punto da creare una forzatura culturale, una forzatura che permette ancora la sua esistenza, in tutto il mondo.

 In Italia la media 3 milioni di clienti creano un fatturato di 3 miliardi e 900 milioni, sono oltre 90 mila le lucciole. Il 60% si prostituisce in strada, aumentano le case, sponsorizzate da siti web. Il fatturato aumenta del 25% rispetto gli anni passati, le operatrici aumentano del 28%. Il 10% è minorenne, il 55% non italiana, proveniente in strada da buona parte dai paesi dell’est Europa e Nigeria, le operatrici che svolgono l’attività in casa in maggioranza dal Sudamerica con la crescita costante delle cinesi, anche in centri massaggio. Circa 18 mila operatrici compiono una prostituzione sul web, senza contatto diretto con il cliente. Le italiane iniziano a prostituirsi sempre di più, in aumento le prostitute che variano dai 18 ai 25 e quelle sopra i 40 anni.

I clienti spendono mediamente 110 euro mensili, i prezzi variano dal minimo stradale di 30 euro ai 500 euro di escort accompagnatrici. Nel web sono sempre più presenti siti specializzati, tappezzati di informazioni dettagliate, comprese le recensioni dei clienti sulla prestazione. A indicare i dati personali sul lavoro delle escort i siti web possono risultare incomprensibili a chi non è pratico, utilizzano sigle derivanti dalla lingua inglese, acronomi sui servizi, come ad esempio FK ( French Kissing, bacio alla francese).  Mediamente il cliente di strada ha dai 35 anni ai 50, sposato con figli, con un livello culturale e sociale medio-basso, differente dal cliente in casa dai 25 ai 35 anni, con un livello culturale medio-alto, single e senza figli.

Roma è la città con più escort, ma se si calcolasse in proporzione alla popolazione Milano risulterebbe la prima. I clienti che vivono presso il capoluogo lombardo, per via della vicinanza alla Svizzera, paese in cui è consentita l’attività, vi si recano spesse volte nei week end.  La città di Chiasso, primo centro urbano svizzero raggiungibile dall’ autostrada ha aperto un bordello a 6 piani proprio per gli italiani.

Con questo fatturato e il numero così alto di clienti, l’Italia non ha regolarizzato la sua politica sulla prostituzione. Prima del decreto del 2008, non era legale ma tollerata, illegale nel caso delle minorenni. A seguito è considerato illegale l’esercizio in case pubbliche e per le strade. Questo ha comportato un controllo minore nelle abitazioni. Si gira attorno alla legge Merlin che non permette l’esercizio in casa di molte prostitute, quindi non permettono i bordelli.

Misure che non frenano il mercato, in netta crescita.

Le critiche negli ultimi anni sono state fatte sullo sfruttamento, si è cercato di portare avanti proposte che le rendessero legali, in maniera tale da lasciare la scelta alle operatrici senza alcuna forzatura. Il fenomeno in passato era su ragazze minorenni o da poco maggiorenni costrette a prostituirsi, la situazione rimane ancora così solo per le lucciole di nazionalità nigeriana o albanese.  Anche se la facilità di guadagno per la professione ha ridotto sensibilmente coloro le quali sono state sfruttate da minorenni, nel senso che anche se costrette si sono abituate a fare quel lavoro e potrebbero portarlo avanti lo stesso scegliendolo pure, per la facilità del guadagno. Sono prevalentemente in aumento le donne che non hanno mai avuto forzature e hanno intrapreso tale strada.

Il rischio delle malattie sessualmente trasmissibili è più alto di media rispetto alla normalità, circa 10 volte più alto, ma proporzionalmente più basso della media se si considerano i numeri dei rapporti che compiono le prostitute. La percentuale di rischio per il cliente è ancora più bassa, quasi nulla, per via del comportamento medio del cliente e della prostituta delle misure precauzionali ampiamente diffuse in questo ambito. Nel caso di legalizzazione di tale attività comunque sia questa percentuale bassa di rischio di malattie sessualmente trasmissibili andrebbe a sparire, per tutela sanitaria da parte dello stato.

Le critiche sono comunque sia rivolte al fatto che legalizzare il mercato potrebbe sì migliorare le condizioni delle operatrici e ridurre i clienti, per opera dello strano effetto di mancanza di trasgressione, ma rimarrebbe pur sempre uno sfruttamento, che poi sarebbe rivolto anche agli uomini, non solo per i transessuali non ancora resi chirurgicamente donne, pure per i gigolò, categoria in crescita.

La forzatura culturale che sa di maschilismo da un esame psicologico non risulta nell’ atto fisico in sé, ma nel fatto che sembra che alcuni uomini provino un grande piacere nel pagare le prestazioni di una donna. In questo caso il problema mirerebbe la condizione della donna sul lavoro, e anche se fosse un appagamento inconscio, possiamo ammettere di vivere   ancora in una società prettamente maschilista.

 

                                                                                                                                                om   Enrico Paniccia

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