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“Si sta come d’autunno …” rimembrando Ungaretti in tempi di Covid-19, così come nella Grande Guerra

ANNOTAZIONI DAL “DIARIO di GUERRA” – VENERDI’ X APRILE,
redatte alle ore 10 del mattino 

E’ la guerra, lo dice la radio, ne parlano in televisione, ne scrivono i quotidiani, tutti ci siamo dentro senza distinzione d’età e di sesso.
Mi tornano in mente le poche parole di un poeta soldato della Grande Guerra, Giuseppe Ungaretti: Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie. In questa primavera – autunno – cadono a centinaia – le foglie – i nostri cari, gli amici.

E’ la guerra di Due Mondi, da una parte c’è il nemico, un batterio, un virus, che riusciamo a vedere, a riconoscere soltanto con l’aiuto di un microscopio, dall’altra i combattenti, tutti gli esseri umani dai neonati ai bisnonni, al loro fianco degli osservatori, specialisti che controllano i movimenti del nemico, ne studiano le mosse, ne contrastano l’aggressione.

Il virus ha adottato la strategia della “guerra lampo”, si è mosso velocemente, da un continente all’altro, ha conquistato nuovi territori, ha superato i confini, ha invaso le città, è entrato nelle abitazioni.
Gli esseri umani, in prima linea, hanno attuato la strategia della guerra di posizione, il comando che viene dai vari stati maggiori è #restare a casa, le abitazioni sono diventate le loro trincee, ma oltre quelle trincee, oltre le loro abitazioni, le città sono deserte, silenziose, sembra di riconoscervi il fronte della Grande Guerra dopo il passaggio dei gas.
Nelle retrovie, negli ospedali, tra le foglie che cadono, volontari mobilitati 24 ore su 24 per salvare vite umane, cadono anche loro, sono gli eroi di questa guerra.

Ogni giorno, sul calar della sera, è emesso il bollettino di guerra, ci da notizia delle battaglie in corso, zona per zona, regione per regione, in alcune il nemico sembra prevalere, in altre pare che si veda all’orizzonte un segno di vittoria e di conquista della pace.
Poi arrivano i numeri, il bollettino serale del 9 aprile ci ha comunicato che i colpiti, dall’inizio della guerra, sono stati 143.626, i guariti 28.470, i positivi al virus in cura 96.877, i caduti 18.279, tra questi anche gli eroi, più di un centinaio.

Non si sa più a che santo votarsi, data l’aggressività del nemico, pronto a colpire in ogni luogo ed in ogni momento, oltre alle scuole e ad ogni locale di aggregazione anche i luoghi di culto sono stati chiusi, le foglie che giorno per giorno cadono non hanno né il conforto di un cappellano che le benedica nell’ultimo viaggio, né una cerimonia con i congiunti.

Gli edifici di culto, le chiese, le basiliche, le sinagoghe, le moschee nei periodi di guerra sono stati sempre un rifugio per i combattenti e per i civili, un luogo di pace dove ritirarsi.

Varcato l’ingresso, la guerra restava fuori e nell’intimità, nell’oscurità delle cappelle, acceso un cero, ci si raccoglieva in preghiera e si provava a colloquiare con una divinità per chiedere la protezione per i propri cari, per il proprio Paese, per la fine della guerra, per la pace.

Questa guerra non ci consente nemmeno questo rifugio, siamo soli, e nei giorni scorsi abbiamo visto anche la solitudine del Santo Padre, Papa Francesco, che a nome di tutti i combattenti in trincea, negli ospedali, si è recato prima alla Basilica di Santa Maria Maggiore e poi alla chiesa di San Marcello al Corso per invocare la fine della pandemia che colpisce l’Italia ed il mondo.

Siamo nella Settimana Santa e tutte le Celebrazioni Liturgiche si dovranno svolgere a porta chiusa, i fedeli non potranno accostarsi  “ spesso e divotamente al Banchetto Eucaristico per attingere forza e coraggio nelle presenti necessità e per propiziarvi il Cuore misericordioso di Gesù”,  la Parrocchia Prepositurale S. Pietro in Sala Milano lo scriveva nelle “Norme di vita cristiana per allontanare i divini castighi e rendersi meno indegni di meritare la vittoria e la pace” nel santino stampato nel 1942, nel corso della seconda guerra mondiale, per la comunione pasquale che qui sotto riproduciamo unito ad un santino dell’anno 1944, stampato sempre per la comunione pasquale, dove militari in armi invocano la misericordia divina.

Nella parte interna del santino del 1942 è presente la seguente PREGHIERA PER LA PACE (*1)

O Principe della Pace, Gesù Cristo, umilmente prostrati al Tuo trono, Ti supplichiamo che il divino dono della pace torni a splendere nel mondo e ritorni fra gli uomini e i popoli la carità che affratella e la bontà che fa degni della misericordia di Dio.
Ascolta il pianto delle mamme e delle spose, dei vecchi padri e dei bambini innocenti e salva l’umanità dal terribile flagello della guerra.
Benedici ancora una volta questa nostra diletta Italia e fa’ che essa, nella pace serbata e nei giusti diritti riconquistati, proceda nel suo cammino di gloria, luce ed esempio ai popoli smarriti e afflitti.
Cosi sia.

ALESSANDRO  RICCI

(*1)  – Documenti dell’ archivio storico personale dell’ autore 

 

 

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