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“Trittico Tarkovskiano” a Roma, il punto per ricordare oltre cent’anni d’Italia-Russia e la Settima Arte

Nel presentare il “Trittico Tarkovskiano”, l’evento del Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma per le giornate della Festa del Cinema di Roma, con una retrospettiva ed una mostra curata da Paola Pisanelli Nero e nel ricordare uno dei più grandi maestri dell’arte cinematografica Andrej Tarkovskij, ripercorriamo i rapporti di stima e amicizia reciproca nell’età contemporanea tra il popolo russo e italiano. Torino all’inizio del Novecento era una delle capitali del cinema a livello internazionale e la nuova arte era molto apprezzata dalla corte reale dei Savoia. Giovanni Battista Vitrotti, detto “Vitrutìn”, è stato uno dei pionieri del cinema in Italia, vicino alla regina Elena poté documentare la vita privata, mondana e istituzionale dei sovrani italiani. Suoi i filmati come “Sua Maestà il Re all’esposizione” del 1907, “La famiglia reale nel parco di Racconigi” 1908; “Sua Maestà il Re a Racconigi” 1910. 

Raffaele Panico

VITROTTI NEL 1926    VITROTTI IN DIVISA COSACCA 

Nell’anno 1909 Vitrotti era in Russia dove, avvalendosi anche degli attori del Teatro imperiale girò alcuni film tra cui “Il Demone”, “Il prigioniero del Caucaso”, “Ivan il terribile”, “Il principe Oleg”. Realizzò inoltre una serie di documentari sui luoghi e sulla vita delle popolazioni russe, cosacche, del Caucaso e si portò anche in Persia. Nel 1902, succeduto al padre Umberto I, assassinato dall’anarchico Bresci a Monza, Vittorio Emanuele III era in visita a Nicola II. Guglielmo Marconi si trovava sulla nave “Carlo Alberto” nel golfo di Finlandia e lì compiva i suoi esperimenti di radiofonia. L’anno seguente re Vittorio Emanuele III invitava lo scienziato alla Villa di Racconigi, e decise di mettere a sua disposizione una nave, e proseguire i suoi esperimenti in Nordamerica.

I rapporti tra italiani e russi avevano da sempre avuto un alto “lignaggio” e reciproche curiosità e fecondi sviluppi. Ai soggiorni dell’aristocrazia russa in Italia da un lato, e alle generazioni di artisti, musicisti, architetti, ingegneri, pittori e artigiani emigrati dall’Italia alla corte degli Zar delle Russie alla ricerca di una committenza, nella seconda metà dell’800 si vede apparire una nuova presenza: sono i rivoluzionari e i socialisti, accolti con curiosità e indulgenza, e anche preoccupazione da parte delle polizie d’Italia, presenti sulla Riviera ligure e a Torino, a Milano e soprattutto al famoso cenacolo degli intellettuali di Capri riuniti intorno a Gor’kij. L’impero di Nicola II era interessante per gli italiani, era sul limite del mondo civile europeo segnato dagli Urali e dal Caucaso al tempo delle “magnifiche sorti e progressive” e potevano applicarsi per opere d’ingegno e contribuire a rendere più intelligibili i mestieri, le professioni e le forme d’arte e i modi di pensare letterari, per quella sensibilità propria della grande cultura italiana. Nei secoli è stata una presenza diffusa e lungo una prospettiva di secoli dal primo Rinascimento in poi, un lungo periodo. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, per citare un grande esempio notiamo la presenza di Giovanni Schiaparelli presso l’Osservatorio di Pulkovo a San Pietroburgo. Quando venne chiamato poi a dirigere l’Osservatorio di Brera chiese di installare le apparecchiature osservate a Pulkovo.

L’opinione pubblica italiana era rimasta molto colpita dal terribile terremoto di Messina e Reggio Calabria, la memoria collettiva degli italiani era ben consapevole che i primi soccorsi erano stati portati dai marinai scesi a terra della nave russa la “Admiral Makharoff”. Matilde Serao sul giornale il “Giorno” edizione 1-2 gennaio 1909 scrisse una toccante cronaca di quei giorni celebrando l’abnegazione di ufficiali e marinai russi.  

La storia della lunga collaborazione culturale ed artistica tra il popolo russo e l’italiano nel Novecento iniziava con i migliori auguri e con Futuristiche prospettive: fondamentale l’incontro nella Villa di Racconigi nel 1909, quando si incontrarono i Savoia e i Romanov. A Racconigi lo Stato italiano poteva assicurare garanzie di totale sicurezza, diversamente che nella capitale a Roma, allo zar Nicola II che, per due volte, si era recato fuori dal Castello – senza scorta alcuna – per una gita a Pollenzo ed una a Superga. Prese parte ad una battuta di caccia nei boschi intorno al Castello di Racconigi e, infine, firmò l’accordo politico e diplomatico segretissimo. La Russia con l’Italia celebrava un’amicizia profonda tra i due popoli, già iniziata fraternamente come sopra detto, con il soccorso e l’impegno a terra dei marinai russi nel prestare aiuto alle popolazioni vittime del terremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908.

La celebre Agenzia Stefani diramava ufficialmente la notizia che a Racconigi si era tenuto l’incontro tra Russia e Italia in questi termini: “Il convegno del Re d’Italia con l’Imperatore di Russia è stato improntato a quella grande cordialità che corrisponde intieramente all’indole delle relazioni che si sono stabilite tra l’Italia e la Russia […]. Pertanto il riavvicinamento fra l’Italia e la Russia non può suscitare diffidenze di sorta e sarà certamente salutato da tutte le potenze come un elemento serio per la conservazione della pace”.

Non sappiamo se lo zar Nicola II abbia visto, o assistito a proiezioni nella sala cinematografica allestita nella Villa di Racconigi ma, quando tornò in Russia, scrisse alla madre Maria Feodorovna il resoconto del viaggio. Nel Nostro Paese era entrato dalla Francia in treno: “In Italia le truppe erano schierate dappertutto, come da noi; solo ce n’erano di più”.

E continua: “L’accoglienza a Racconigi fu graziosissima” e qui brilla il sentimento di italianissima amicizia per il fatto che dopo il grande dispiegamento di truppe di soldati lo Zar scriva: “era chiaro che la mia visita era oltremodo gradita a tutti gli italiani. Il Re e la Regina mi trattarono col massimo affetto e semplicità” […] “senza starmi continuamente attorno come fanno altri con gli ospiti. Alla mattina il Re mi conduceva sulla sua auto a visitare i dintorni, i vecchi castelli, e una bella chiesa presso Torino, dove sono sepolti tutti i Savoia”.  […]  “e quando non sapevo come passare altrimenti il tempo, salivo all’appartamento dei bambini e giocavo coi bei principini. Avevo portato loro un grosso regalo, consistente in un villaggio cosacco che doveva essere messo insieme e costrutto secondo un certo piano. Il giocattolo piacque tanto ai bambini quanto ai genitori, e trascorremmo quasi due ore nel metterlo insieme, tanto che Elena fece quasi tardi a un pranzo ufficiale”. La regina Elena aveva a lungo soggiornato a San Pietroburgo e aveva due sorelle sposate con dei nobili russi. Pertanto lo zar Nicola II osservava che la regina Elena “non aveva ancora ricevuto l’ordine di Santa Caterina!” e scrive alla madre “Gliel’ho consegnato a nome tuo, e m’ha incaricato di ringraziarti”. In quelle memorie alla madre lo zar ricorda: “in Italia vanno tutti a letto presto, alle 11, dato che il re s’alza alle 6.00”. […] “Come dono di commiato, la Regina – d’Italia Elena – m’ha regalato, per i bambini, un asinello e un carretto calabrese (probabile siciliano, forse lo Zar sbaglia? ; Ndr), insistendo perché me li prendessi sullo stesso treno. Così ho fatto, e l’asinello è giunto felicemente sullo Standart (il mitico yacht dello zar Nicola II; Ndr) a Yalta”.

Incontro tra case reali nel segno significativamente e nobilmente italianissimo, chissà come sarebbe andata tra Italia e Russia senza la Rivoluzione d’Ottobre che ha cambiato il corso dell’intera storia mondiale… 

Raffaele Panico

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La trilogia dedicata al grande regista Andrej Tarkovskij, scritta, diretta e montata dalla regista Donatella Baglivo non solo rappresenta un unicum cinematografico, ma rivela anche la storia di una lunga collaborazione culturale ed artistica, che ha interessato due culture, quella italiana e quella russa. L’incontro artistico, tra il regista russo e la giovane Donatella Baglivo, già regista e montatrice in RAI e che viaggiava tra l’Italia e gli Stati Uniti per il cinema hollywoodiano, è iniziato intorno agli anni ’80 ed è durato fino alla prematura scomparsa del grande maestro.  

Questa retrospettiva non è solo l’occasione per osservare il regista in “azione” durante il processo creativo sul set del film “Andrey Tarkovsky in Nostalghia” (1984),  ma  è anche un momento per riascoltare il suo pensiero, così vivo ed attuale, come nella sua “lezione romana” durante la visita al Centro Palatino in “Il cinema è un mosaico fatto di tempo” (1982).  

La proiezione “Un poeta nel cinema” (1983) inaugura questo evento; nel docufilm, acclamato al 37° Festival di Cannes nel 1984, Andrej Tarkovskij narra se stesso, risponde alle domande della voce pacata e fuori campo di Donatella Baglivo, parla della sua infanzia, la sua vita personale, di suo padre Arsneij Tarkovskij, uno dei più grandi poeti russi e qui dipinge la sua poetica definizione del cinema d’autore.  La Baglivo lo ricorda e documenta il debuttante Tarkovsky quando con la sua opera prima “L’infanzia di Ivan” (1962) vinceva il Leone D’Oro alla Mostra d’Arte Cinematografica alla Biennale di Venezia, premio dato per la prima volta ad un film sovietico.

La mostra che accompagna la trilogia propone delle istantanee sul set di alcuni dei suoi film, i suoi magistrali provini per Nostalghia, Tarkovskij fuori dal set, nei suoi momenti di riflessione in solitudine, le riunioni di produzione con Donatella Baglivo, gli attimi di svago fuori, i sopralluoghi tra la natura, che amava, nei boschi di San Biagio e poi gli incontri con altri grandi del cinema, le partecipazioni ai festival.  Primi piani del volto dell’uomo, prima che del regista, le sue gestualità, mani e sguardi attraversanti di una personalità profonda e complessa. E poi alcuni suoi oggetti esposti qui per la prima volta: strumenti di scena, manufatti antichi comperati nei mercatini, alberi svedesi usati sul set del film Sacrificio, alcune sedie da lui disegnate. Pochi oggetti, ma che raccontano tanto della sua poetica creatività oltre il set cinematografico. Tutto preziosamente conservato nell’Archivio Baglivo e selezionato dalla curatrice per questa esposizione da cui trapela non solo il pensiero del grande artista, del poeta, del fotografo, ma anche la vicenda umana dell’esule, i sentimenti di un uomo fuori dal comune che ha lasciato un mondo che prima non c’era.

PROGRAMMA

Proiezione  Inaugurale – Venerdì 16 Ottobre ore  18.00

“Un Poeta nel Cinema” con Andrej Tarkovskij

SINOSSI

Passeggiando lungo un fiume in un bosco – un set tipico di Tarkovskij – il regista russo risponde alle domande fuori campo di Donatella Baglivo. “Cos’è l’amore?”. “Una catastrofe”. Cos’è la morte?”. “Non esiste”. Cos’è l’arte?”. “Un modo per crescere spiritualmente”. Andrej Tarkovskij si rivela come se parlasse in uno specchio. Acclamato al Festival di Cannes del 1984 ed apprezzato in molti altri eventi cinematografici in tutto il mondo, questo studio sul grande regista sovietico è una “guida” per penetrare negli argomenti a lui più cari. Nel ritratto che ne fa Donatella Baglivo, egli racconta la sua vita, la sua carriera e le sue idee, dandoci una maggiore comprensione dei suoi film più famosi, che trattano temi molto personali: la fanciullezza, le relazioni familiari, la Seconda Guerra Mondiale, il periodo in cui era un semplice lavoratore in Siberia, i suoi studi d’arte e di musica… Anche attraverso numerosi spezzoni dei suoi film, che arricchiscono notevolmente la sua poetica, questo lungometraggio rimane il suo unico testamento artistico, morale e spirituale nella storia del cinema.

Scritto, Diretto e Montato da:

DONATELLA BAGLIVO

Organizzatore: FRANCO TERILLI

Fotografia: E. BENTIVOGLIO,

  1. MANOZZI,
  2. MEDDI, P. ROSATO, R. SALMI

Assistente al Montaggio:

FABIO PLACIDI

Assistente alla Produzione:

FEDERICO BOLDRINI

Tecnici del Suono: A. BAGLIOCCHI,

  1. STANGHELLINI,
  2. VOLPICELLI

Musiche Scelte da: DONATELLA BAGLIVO

Mixage: BRUNO LONGOBARDO

Traduzioni: MARINA MARTINETTI

Rielaborazione dialoghi:

UMBERTO GRASSI

Voce di Andrey Tarkovsky:

ROMANO MALASPINA

Voce di Erland Josephson:

SERGIO FIORENTINI

Colore: CINECITTÀ,

girato in negativo 16 mm

Durata: 65’

UNA PRODUZIONE CIAK STUDIO  COPYRIGHT 1983

Proiezione  Sabato 17 Ottobre ore  16.00

“Il Cinema è un mosaico fatto di tempo” con Andrej Tarkovskij

SINOSSI

Incontro a Roma con il grande regista invitato al Centro Palatino per sottoporsi al “gioco della verità”. Andrej Tarkovskij amplia le sue idee sul cinema, l’unica forma d’arte che – proprio perché operante all’interno del concetto e dimensione di tempo – è in grado di riprodurre l’effettiva consistenza del tempo – l’essenza della realtà – fissandolo e conservandolo per sempre. Il regista denuncia la povertà di pensiero ed estetica della nostra età, critica l’esagerato utilizzo di fattori di distrazione come il colore, e così via. Ci rivela anche chi furono i suoi maestri, “citando” spezzoni da Kurosawa, Buñuel, Antonioni, i cui film lo hanno maggiormente influenzato. L’incontro con il regista sovietico si trasforma in un’affascinante e lunga lezione sul cinema che Tarkovskij ritiene in crisi, perché ha seguito per troppo tempo, a scopo di lucro, i gusti del pubblico. Come sempre con Tarkovskij, la sua “lezione” termina col non essere solo una lezione d’arte, ma anche una lezione di vita.

Scritto, diretto e montato da: DONATELLA BAGLIVO

Organizzatore: FRANCO TERILLI

Operatori: EUGENIO BENTIVOGLIO, ROBERTO MEDDI

Assistente Operatore: MAURIZIO BAGLIVO

Fonico: ARISTIDE BIGLIOCCHI

Montaggio: DONATELLA BAGLIVO

Assistente al Montaggio: FABIO PLACIDI, FAYCAL SENANE

Mixage: BRUNO LONGOBARDO

Colore: CINECITTÀ, girato in negativo 16 mm Durata: 60’

UNA PRODUZIONE CIAK STUDIO, COPYRIGHT 1982

Proiezione  Sabato 17 Ottobre ore  18.00

“Andrey Tarkovsky in Nostalghia”

SINOSSI

Un film all’interno di un film, mentre Tarkovskij gira “Nostalghia” in Italia. Lo scopo di Donatella Baglivo non è solo quello di offrire un documento sul particolare modo di lavorare di Tarkovskij, ma anche di ricreare poeticamente l’atmosfera del set, dove le esigenze artistiche del regista si combinano con le personalità degli attori ed il loro relazionarsi con il regista. Tonino Guerra, il famoso sceneggiatore italiano, ci racconta come mai Tarkovskij abbia scelto come set più im-portante Bagno Vignoni in Toscana dopo aver viaggiato per tutta l’Italia. Gli attori Erland Josephson, Oleg Yankovsky, Delia Boccardo, Domiziana Giordano ed altri collaboratori, ci raccontano le loro impressioni mentre vediamo varie scene del film. Baglivo segue per tutte le riprese di Nostalghia il suo maestro insieme alla sua troupe come un fantasma lontano per non disturbarlo. La regista impressiona sulla pellicola tutti i momenti più importanti e significativi di Tarkovskij mentre si muove sul set con i suoi attori e tecnici. Assistendo alla produzione tecnica dietro al risultato artistico, veniamo fatti parte di un ritratto dell’artista e dell’uomo Andrey Tarkovskij. Questo lavoro si presenta oltre come backstage, anche come importante lezione di cinema.

ANDREY TARKOVSKY

TONINO GUERRA

OLEG JANKOVSKY

ERLAND JOSEPHSON

DOMIZIANA GIORDANO

PATRIZIA TERRENO

LAURA DE MARCHI

DELIA BOCCARDO

MILENA VUKOTIC

GIUSEPPE LANCI

 

Scritto, Diretto e Montato da: DONATELLA BAGLIVO

Organizzatore: FRANCO TERILLI

Fotografia: E. BENTIVOGLIO, G. MANOZZI, R. MEDDI,

  1. ROSATO, R. SALMI

Assistente al Montaggio: FABIO PLACIDI

Assistente alla Produzione: FEDERICO BOLDRINI

Tecnici del Suono: A. BAGLIOCCHI, S. STANGHELLINI,

  1. VOLPICELLI

Musiche Scelte Da: DONATELLA BAGLIVO

Mixage: BRUNO LONGOBARDO

Traduzioni: MARINA MARTINETTI

Rielaborazione Dialoghi: UMBERTO GRASSI

Voce di Andrej Tarkovskij: ROMANO MALASPINA

Voce di Erland Josephson: SERGIO FIORENTINI

Colore: CINECITTÀ, girato in negativo 16 mm Durata: 98’

UNA PRODUZIONE CIAK STUDIO, COPYRIGHT 1984

PAOLA PISANELLI  NERO curatrice, architetto italo-panamense, dal 2000 svolge la sua attività professionale nel settore delle arti visive, come curatrice, exhibition designer, come consulente Cultural&Communication e Project&Construction Management. Collabora nel settore culturale con Ambasciate presso il Quirinale e presso la Santa Sede, con istituti di diplomazia culturale ed organismi internazionali. Promuove progetti di intercambio tra l’Italia e l’estero. Designer per spazi espositivi, centri polifunzionali,  gallerie e padiglioni alla Biennale di d’Arte e d’Architettura di Venezia per i paesi dell’America Latina ed europei. E’ corrispondente in Italia per il Corriere di Panama e collabora con altre testate giornalistiche di settore.  Ha curato diverse pubblicazioni d’arte e d’architettura.

DONATELLA BAGLIVO  regista, produttrice, esperta di montaggio, Donatella Baglivo inizia un’intensa attività per la RAI e per imprenditori privati, montando documentari, inchieste, pubblicità, trailer di film e sceneggiati. Tra i molti lavori svolti, nel 1973 vi è il montaggio de “La Città del sole”, diretto da Gianni Amelio; nel 1979 produce per la RAI un backstage seguendo il regista greco Theodoros Anghelopoulos; nel 1980 un film biografico sul grande commediografo rumeno Eugène Ionesco, scomparso nel 1994. A questo punto comincia a farsi conoscere anche all’estero. Nel 1981 parte per l’America con lo scopo di realizzare alcuni ritratti sul divismo hollywoodiano: James Dean, Montgomery Clift, Marlon Brando. Negli anni ottanta, conosce il famoso artista russo Andrey Tarkovsky il quale stringe con lei un rapporto di collaborazione, diventa il suo maestro e guida spirituale. Gira quindi tre film dedicati a lui, gli unici esistenti al mondo sulla vita del grande cineasta scomparso a Parigi il 29 dicembre 1986. Esce nel 1987 un articolo sul TV World UK-Moviola Magic sull’arte del montaggio di Donatella Baglivo e il suo Ciak Studio. Nel 1987, sempre come autrice, inizia la serie Storia e leggende dei nostri castelli , composta da 13 puntate, destinata al circuito televisivo. Tra i molti documentari e servizi che continua a produrre per la RAI, Donatella Baglivo è anche autrice delle seguenti inchieste per la rubrica Mixer: “I gay nell’esercito”, “Raffaele Cutolo”, “Lorenzo Nuvoletta”, “Strage di Natale – Rapido 904 Firenze-Bologna” e altre. Nel 1991, la regista ritorna negli Stati Uniti per realizzare dei film su altri grandi personaggi dello star system hollywoodiano: Marilyn Monroe, Rita Hayworth, Clark Gable, James Stewart, Gary Cooper ed il regista italoamericano Frank Capra che diventa il suo secondo maestro durante il periodo americano.

Le sue cinebiografie diventano oggetto di studio nelle università, proiettate nei cinema e trasmesse dalle televisioni italia-ne e straniere. Ha inoltre rappresentato ufficialmente l’Italia in quasi tutti i Festi-val Cinematografici del mondo e, nel 1984, ha presentato la Trilogia su Tarkovsky alla Harvard University di Cambridge (USA). Nel 1992 dirige “Dilettanti in TV”, una serie teatrale di 30 puntate al Teatro Gerini e delle Muse di Roma. Nel 1995, in occasione del centenario del cinema, ha iniziato la preparazione di una serie di film biografici (ne sono previsti cento) dal titolo “I Grandi del Cinema Italiano”. Attraverso i racconti dei personaggi intervistati si rivive la magia del Cinema Italiano di un’epoca passata. La serie, che ha ottenuto il patrocinio del Consiglio dei Ministri e dell’Anica, si arricchisce costantemente di nuove cinebiografie. Nel 1999 produce il film storico “Appia Antica – Regina Viarum”.

Nel 1996 Donatella Baglivo realizza, per il Centro Italo Tedesco dei Giornalisti a Loveno di Menaggio (Como), un’inchiesta dal titolo “Un laboratorio di Cultura Europea”, girato con il patrocinio “Italia – Germania” in Villa Vigoni.

In seguito, la regista realizza il film “Viaggio in Israele – Tra storia e religioni”. Nel 2000 gira in Turchia il film biografico su Papa Giovanni XXIII, “Angelo Giuseppe Roncalli – La mia vita a Istanbul”. Sempre a Istanbul, nel 2001, per il film sulla vita della famosa attrice Turkan Soray, “La cinepresa è il mio amore. Nel 2002 fa in Abruzzo un’inchiesta sull’emigrazione nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, “Emigranti – Storie del „900”. Nel frattempo, le opere di Donatella Baglivo, fanno il giro del mondo ottenendo riconoscimenti e premi inter-nazionali. Nel 2004 dedica alla poetessa candidata al Premio Nobel Alda Merini il film biografico “La forza della poesia. Nel 2005 gira il lungometraggio in 35 mm “…e dopo cadde la neve” che racconta il dramma del terremoto in Irpinia del 1980. Per il suo valore culturale e di memoria storica, il film è stato proiettato alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e del Presi-dente della Regione Campania, Antonio Bassolino, in occasione dei 25 anni dal disastro. Nel 2008 la biografia Giulio Andreotti – Il prezzo del potere” che rappresenta un’occasione unica per entrare nel privato del Senatore con i suoi ricordi. Negli ultimi due anni, le cinebiografie sono state protagoniste del Festi-val del Cinema di Pesaro. Nel 2010 Donatella Baglivo entra nella difficile situa-zione sociale e politica vissuta dalla Repubblica Democratica del Congo e dirige il film Il coraggio di Madame Jolie. Nello stesso anno, per l’inaugurazione della nuova biblioteca dentro il carcere Regina Coeli a Roma, realizza insieme ai detenuti un film dal titolo “Sognando l’amore, l’amnistia, la libertà, la felicità, la salute”. Nel 2010 la regista avvia l’Associazione CIAK VILLAGE a Roma, all’interno dei laboratori della Produzione cinematografica CIAK 2000 S.r.l.: attività sul campo culturale, sociale, internazionale e italiano che comprende ricerche, studi e formazione con giovani provenienti da varie parti del mondo. Viene inaugurata anche una struttura teatrale, con mostre fotografiche e museo del cinema dedicato ad Andrey Tarkovsky. Nel 2015 gira in Calabria una serie per la televisione in 5 puntate dal titolo “Il ragazzo della Fiumara. Lo stesso anno si trasferisce, spostando la sua attività a Montalto di Castro. Nel 2017, all’interno della villa del maestro Luciano Pavarotti, le viene commissionato da Zeroconfinionlus un film dedicato alla pace nel mondo con diversi poeti: “Il futuro in una poesia. Nel 2018 continua la produzione de “I Grandi del Cine-ma Italiano”. Lo stesso anno apre il proprio archivio per pubblicare il cofanetto dal titolo “Trittico Tarkovskianoche include i film “Il Cinema è un mosaico fatto di Tempo, “Un Poeta nel Cinemae “Andrey Tarkovsky in Nostalghia. In occasione dei 50 anni di carriera, decide di scrivere il libro-catalogo “Accadde in moviola”. Si tratta di un’opera di 500 pagine con dentro circa 1000 immagini e testi della sua vita lavorativa e del rapporto con il suo maestro, Andrey Tarkovsky. Per tutte le sue opere ha ricevuto almeno un centinaio di riconoscimenti in diverse parti del mondo, compresa l’Italia. Il suo premio più illustre ad oggi è l’Honoris Causa.

 

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