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Un Inglese della sua Epoca.

J.R.R. Tolkien: l’uomo che veniva dal Sud-Africa.

Qualche anno fa un biologo russo, Kiril Eskov, aveva scritto “The last Ringbearer” (L’ultimo portatore dell’anello”?)  una parodia del Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien cambiando la visuale da cui andava letta La guerra dell’Anello: in sostanza nel suo libro Sauron non è l’Oscuro Signore ma piuttosto un sovrano illuminato che sostiene il progresso industriale.

Gandalf e i suoi masnadieri con a capo Re Aragorn tentano invece di impadronirsi delle miniere di Mordor a discapito degli orchetti che ci abitano. Come mai la storia è stata narrata in maniera così diversa? Il concetto è chiaro: la storia la fanno i vincitori e sono i vincitori a dipingere le vittime di uno sterminio come mostri sub-umani, in questo caso gli orchetti.

Questa è la trama di quella che forse è la più politica delle parodie del Signore degli Anelli: Kiril Eskov in sostanza la immagina come un’opera di propaganda e la ha demolita come tale raccontando una storia differente.

Allo stesso modo chi doveva trovare nell’opera di Tolkien qualcosa da disprezzare aveva trovato il razzismo in quanto lui divideva le razze umanoidi in buone e cattive, la discussione era soprattutto su due razze di umani che hanno deciso di schierarsi col male ovvero gli Haradrim (o Sudroni, di etnia nord-africana) e gli Esterling (nome che si riferisce ovviamente a popolazione dell’est, con caratteristiche di etnia indiana nel film di Peter Jackson).

Il problema è di diversa origine e si rischia di vedere le cose in una prospettiva ingiusta: è vero che Tolkien veniva da Bloemfontein, una cittadina ai confini con lo stato Boero, a quel tempo olandese e poi divenuta inglese in seguito,  aveva di sicuro avuto sicuramente i suoi contatti con la situazione in cui si trovavano quei popoli, e quel ricordo lo aveva portato con se in un Inghilterra dove segui il padre che era un noto banchiere dell’epoca. Ma è l’Inghilterra stessa  che a quel tempo viveva allora la fine del suo storico colonialismo e in un qualche modo disprezzava i membri delle sue ex-colonie.

J.R.R. Tolkien, dal canto suo, era un inglese della sua epoca, un giovane che aveva divorato i libri di mitologia nordica per poter inventare una sua mitologia fantastica: é chiaro che Tolkien crea o modella razze pre-esistenti durante la creazione dei suoi mondi ma è per esigenze narrative che ci troviamo con gli umani che sono stati corrotti dal male, in quest’ottica sono da considerare anche i Nazgul, i loro regnanti, che sono diventati spettri al servizio di Sauron. Le direzioni da cui questo male umano arriva nella Terra di Mezzo sono quelle chiare  che per l’inglese dell’epoca, una facile commistione tra esotismo e pericolo che i lettori (torno a ripetere, soprattutto inglesi) dovevano ben capire nel 1954.

Nel frattempo ai giorni nostri è arrivata l’epopea del Signore degli Anelli come ci è stata narrata da Peter Jackson e la Terra di Mezzo è diventata un universo cinematografico, coi volti degli attori che hanno interpretato la Compagnia dell’Anello scolpiti nell’immaginario comune di chi quelle pellicole le è andato a vedere: le scelte di casting sono inappuntabili e combaciano con le descrizioni dello scrittore.

Peter Jackson, come Tolkien prima di lui, ha dato ad orchi e orchetti una carnagione molto scura (con qualche impressione di grigio fango nel dubbio) e qualcuno si è accorto che la scelta fosse un poco offensiva, ma forse se avessero scelto il verde avrebbero offeso gli ospiti alieni di questo mondo.

La verità su J.R.R. Tolkien è più profonda di questo: una parte di lui è raffinata e sfugge da quello che si vede all’inizio: i miti che lui rimescola sono molto complessi, le sue storie non hanno lieto fine perchè bene e male sono intimamente connessi e lo resteranno anche alla fine di un libro.

I romanzi di Rudyard Kipling, come il libro della giungla e capitani coraggiosi, per nominare uno scrittore che visse in Inghilterra qualche anno prima di lui, risultano al lettore di oggi pervasi di un razzismo ben evidente ma nel bene o nel male sono molto meno letti. Non si può comunque chiedere a delle opere che siano politicamente corrette  quando in tempi passati lo erano.

foto orgoglio nerd tech generation audible.com il libraio.it   © Francesco Spuntarelli