Skip to main content

Autore: Sveva Marchetti

Postalmarket: “Vogliamo creare il più grande portale del Made in Italy” così con Francesco D’Avella (ri)nasce il catalogo più famoso d’Italia

Il catalogo più amato dagli italiani riprende vita online. La tech company veneta entra nella società e annuncia un piano di sviluppo. Il sogno della nuova ascesa del portale del Made in Italy. 
Era una icona per le famiglie degli anni Settanta e Ottanta. Un catalogo, che arrivava due volte l’anno nella cassetta postale di milioni di persone, quelle che abitavano nei paesi più piccoli. Sembrava un elenco telefonico: settecento pagine di desideri. Dall’intimo ammiccante che ha creato un popolo di fan (sia tra le donne che tra gli adolescenti), alle ultime innovazioni tecnologiche. Il sogno dei prodotti impossibili da raggiungere, quelli che non si trovavano nel negozio sotto casa, che si materializzava con il suono del campanello. Il postino consegnava il pacco di Postalmarket e ogni giorno pareva Natale. Postalmarket gestiva oltre le 45.000 spedizioni giorno ancora prima che Amazon e lo stesso internet entrasse nelle nostre case.

Continua a leggere

“Perchè devo laurearmi online quando è possibile andare al ristorante?” la lettera aperta di una studentessa milanese

Lucrezia Velagic, studentessa della Bicocca di Milano, scrive alla redazione de Il Sole 24 Ore una lettera sfogo nella quale contesta il fatto che se adesso si può tornare al ristornate o in discoteca perchè non si può tornare anche all’università?

Riportiamo il testo:

“Ho deciso di scrivere queste righe per cercare di portare all’attenzione una dinamica che si sta verificando nel nostro Paese e che trovo priva di senso e di moralità.

Sono Lucrezia Velagic, una ragazza di 24 anni che vive a Milano, sono iscritta all’Università di Milano Bicocca e a ottobre conseguirò il titolo di Laurea Magistrale. Ho ricevuto oggi una comunicazione dall’Ateneo contenente le norme che saranno messe in atto nei mesi a venire in relazione all’emergenza Covid-19 e ho appreso con enorme dispiacere che le sessioni di laurea per i mesi di settembre, ottobre e novembre saranno svolte ancora in modalità online.

Non ci sto! Non così! Capisco l’esigenza e l’importanza di tutelare tutte le persone che vivono l’ambiente universitario, ma se sposto il mio sguardo un po’ più in là osservo una realtà ricca di contraddizioni. Il premier Conte chiederà la proroga dello stato di emergenza al 31 ottobre 2020, ma l’abisso che intercorre tra le parole e i fatti è davvero impressionante. La sensazione è che la maggior parte delle persone si sia già dimenticata i terribili mesi che abbiamo appena vissuto, si sia già dimenticata che un virus ha colpito fortemente tutti gli ambiti della nostra vita, si sia già dimenticata gli sforzi di coloro che sono stati impegnati in prima linea per combattere questa emergenza e soprattutto si sia scordata di tutti coloro, più di 35.000, che hanno perso la vita.

Per le strade delle città non vedo rispetto e buon senso. Dobbiamo chiederci, ora più che mai, quali sono le nostre priorità? È possibile prendere aerei, navi, treni per recarsi in vacanza, magari anche all’estero. È possibile che gli stranieri entrino nel nostro Paese. È possibile andare per negozi, cenare nei ristoranti, bere un drink nei locali. Ho visto personalmente, in diretta e sui social, immagini di persone che non curanti creano assembramento nelle strade della movida. Discoteche nuovamente aperte con migliaia di giovani stretti a ballare fino all’alba, però laurearsi in presenza quello no, non è concesso.

Non è concesso ad un singolo studente recarsi in università per sostenere davanti a una piccola commissione di docenti una delle prove più significative della propria vita. Non è possibile guardare negli occhi gli insegnanti che hanno guidato il nostro percorso universitario, non è possibile provare sulla pelle l’emozione, la tensione e la gioia di avere davanti una persona in carne e d’ossa in un giorno così speciale.

La tematica dell’istruzione ha accompagnato questi mesi frenetici, ma a parer mio senza ricoprire il ruolo fondamentale che dovrebbe avere. Ci si è preoccupati di tutto il resto e c’è stata tanta confusione su un aspetto come questo che caratterizza la vita di ogni individuo, dall’infanzia alla età adulta. Non interessa a nessuno? Non interessa a nessuno la tutela di un’istituzione che ha il compito di formare gli adulti del domani? Per tutti è più importante andare a mangiare una pizza con gli amici, prendere un volo per Ibiza, bere uno Spritz all’aperitivo, sì mi sembra proprio di sì.

Ho 24 anni e anche per me è importante la vita sociale e il divertimento, ma nel periodo storico che stiamo vivendo mi chiedo se è davvero questo quello che conta o se è più importante agire con giudizio e preservare gli sforzi fatti e i risultati raggiunti. Mi domando se sia più importante andare a ballare in discoteca o laurearmi. La mia risposta ce l’ho, forte e chiara! Comprendo le necessità economiche che hanno spinto tutte le attività a ripartire, ma non voglio tollerare le contraddizioni presenti ovunque. Non posso tollerare che il giorno della mia laurea, il coronamento di cinque anni di sforzi, dovrò stare seduta dietro a un computer, mentre il mondo fuori si comporta come se niente fosse successo.

Non chiedo di rinunciare a condurre una vita il più normale possibile, vita che io stessa cerco di vivere ogni giorno, ma chiedo che sia data la stessa importanza e attenzione a tutti gli ambiti, nel mio caso quello universitario. Se posso andare a cena fuori, se posso divertirmi in un locale, perché non posso recarmi in università per laurearmi? Chiedo di dare valore a quello che conta davvero e di eliminare tutte le contraddizioni, confido nel buon senso, anche se purtroppo pare non essere presente nella maggior parte delle persone.”

Taiwan: Want Show As Young, fashion influencer over 60

Hsu Hsiu-e e Chang Wan-ji sono i taiwanesi più famosi delle ultime settimane. L’account Instagram della coppia di sposi ha raggiunto in pochi giorni quota 497mila follower pubblicando appena 21 post. I due neo-influencer non vivono però in una dimora metropolitana ma in un assonnato quartiere di una città centrale dell’isola e, soprattutto, hanno qualche anno in più rispetto alle consuete star del web. Hsu Hsiu-e ha compiuto 84 anni e Chang Wan-ji 83, il loro successo è arrivato in tarda età grazie al nipote Reef Chang che ha scelto di movimentargli la vita rendendoli dei modelli sui generis. Da circa 70 anni, la coppia si dedica quotidianamente alla propria lavanderia mettendo da parte gli abiti che talvolta i clienti dimenticano di ritirare.

La loro attività non è sempre impegnativa. Si assopivano in negozio e non erano allegri quindi ho pensato, dato che la nostra famiglia ha tutti questi abiti, di ricordare ai clienti di ritirarli e, allo stesso tempo, rammentare ai miei nonni che la vita può essere grandiosa anche se si è anziani”, ha dichiarato alla Bbc Reef Chang, ideatore del profilo in ascesa ‘WantShowAsYoung’. “Non avrei mai pensato che alla mia età così tante persone avrebbero voluto guardare foto di me”, gli ha fatto eco la nonna, protagonista di scatti che sembrano rubati dai fashion magazine indipendenti grazie a uno styling contemporaneo e all’ironia della coppia.

Wan-ji, ha iniziato ad occuparsi di pulitura a secco a 14 anni per aiutare i suoi genitori e afferma che le persone hanno iniziato a dimenticare di ritirare i propri indumenti negli ultimi anni, a causa del basso costo dei vestiti. “In passato l’abbigliamento era molto costoso, si poteva addirittura dare in pegno in caso di necessità economica”. C’è poi chi dimentica in lavanderia abiti appartenenti a parenti defunti, chi si trasferisce altrove e non passa a ritirarli mai più. La coppia ha donato centinaia di abiti, ma ne possiede ancora alcune centinaia, usati proprio per gli scatti sul social network.

Per ora la pensione è fuori discussione, in futuro Wan-ji is ipotizza la possibilità di creare una collezione di abiti second hand. Molti dei commenti che affollano l’account ringraziano la coppia per aver dato un’immagine diversa della terza età e, soprattutto, per aver ricordato di passare in tintoria.

 

articolo via pambianconews.com

Dior sfila a Lecce omaggiando il Salento

 
 

È un omaggio al Salento e al Sud d’Italia, o al “Sud del Mondo” come dice emozionato salutando il pubblico Giuliano Sangiorgi leader dei Negramaro, dopo aver cantato Meraviglioso, che ha chiuso la sfilata di questa sera a piazza Duomo, a Lecce, di una delle più prestigiose maison francesi, la Christian Dior, in scena con la sua nuova collezione Cruise, disegnata dalla direttrice creativa Maria Grazia Chiuri. 

La scenografia spettacolare di luminarie da festa di paese, tipiche delle sagre in Puglia, realizzata da Marinella Senatore, nascondeva la piazza barocca con le sue luci, riunite talvolta a formare frasi ad effetto, come “Remember the first time you saw your name” (Ricorda la prima volta che hai visto il tuo nome). Ma ciò non impediva di capire dove ci si trovava, già dalla prima scena: sulle note della pizzica dell’Orchestra della Notte della Taranta diretta da Paolo Buonvino, sono apparsi i danzatori popolari salentini di L-E-V Sharon Eyal /Gai Behar, tra i quali hanno sfilato 45 abiti indossati da altrettante modelle in uno strano ma riuscito miscuglio.

via ANSA

Valentino sfila in digitale a Roma

 
Pierpaolo Piccioli ha portato l’alta moda di Valentino a Roma. Più precisamente nello Studio 10, il gigantesco studio di registrazione del sonoro a Cinecittà, per meglio catturare lo splendore e i volumi di una collezione e di un momento molto particolari.

 

Of Grace and Light, Pierpaolo Piccioli In Dialogue With Nick Knight”, è stato un evento quasi magico, una proiezione digitale in un’ambientazione soffusa dove da padrone la facevano gli abiti spettacolari. 
 
Nel pre-show, la cinepresa ha vagato attraverso i numerosi edifici degli studios romani, costellati di teste giganti di imperatori romani, templi incombenti, enormi aquile e falsi palazzi imperiali.

Prima dell’inizio, una carrellata, ha condotti gli spettatori alla famosa porta d’ingresso degli studi, evocando nelle loro menti i fantasmi dei grandi registi che hanno lavorato lì come Fellini, Rossellini, Visconti, Leone, Coppola e Scorsese. Si potevano persino riconoscere elementi decorativi del Casanova di Fellini, o set della serie TV Roma.
 
Knight e Piccioli avevano dato un assaggio dell’evento due settimane fa, con un video di appena un minuto mostrato durante il debutto online della stagione di Haute Couture parigina. Immagini di enormi frammenti di tessuto fatti ondulare da venti leggeri proprio come un “sogno ad occhi aperti2 come riporta la dicitura dell’invito a questo nuova collezione.

 
Nel corso della storia, i momenti di cambiamento o di ripartenza mettono immancabilmente al centro i valori umani. L’umanesimo è il seme della rinascita. Questo è uno di quei momenti. Concentrarsi sulla moda come attività profondamente umana di dare forma alla materia attraverso le mani, modellando creazioni che il corpo abita e a cui dà vita”, ha affermato la maison.
 
Enormi abiti a fiore o crinoline giganti, sui quali Knight ha proiettato immagini di formazioni rocciose o immensi petali. Partendo da una tecnica che aveva usato con grande efficacia in un progetto insieme a John Galliano per Maison Margiela nella Serpentine Gallery di Londra.
 
I vestiti sembrano trasformarsi in enormi fiori, mentre altri abiti giganteschi sembrano diventare stalattiti. 

Non è la prima volta che Valentino mostra modelle su un trapezio nella Città Eterna, basti ricordare il gala d’addio di Valentino Garavani davanti al Colosseo una decina di anni fa.
 
Come ogni casa di moda sartoriale d’Europa, anche Valentino ha sfilato solo online, così come ha fatto Dior con un grande evento in Puglia.


Percussioni giapponesi mescolate a carillon e musica da operetta contornavano modelle nere che apparivano indossando monumentali abiti bianchi, vestiti di seta plissettata da reverenda madre o enormi nuvole di tulle. Abiti da sera con spalle a sbuffo, braccia coperte con guanti argento metallizzato, abiti imponenti che sembrano scivolare nell’etere.

La bellezza romana Maria Carla Boscono compare in scena, poco prima di un’altra favolosa creazione – un abito da uccello del paradiso in piume di marabù.

Non vogliamo essere subito già così senza sogni, recita lo slogan del mini-film, una frase del poeta e regista Pierpaolo Pasolini.
 
Nel finale tutte le 15 modelle hanno posato in quella che sembrava una gigantesca natura morta, mentre PPP usciva a salutare ricevendo una manciata di applausi da parte del piccolo pubblico di amici, familiari e collaboratori di Valentino.
 
La mia più profonda gratitudine va alla grazia e alla luce degli umani che hanno lavorato così duramente a questa collezione. Se devo pensare a un futuro, all’opportunità che abbiamo per costruire qualcosa di nuovo, posso solo sperare che sarà modellato dalle mani e dai cuori e con la stessa passione di quegli umani che posso chiamare la mia gente”, ha dichiarato il sarto romano.

 

 

fonte fashionmag

EPILOGUE la 12 ore di Gucci fa il pieno di visualizzazioni

Gucci fa il pieno di visualizzazioni sui social, arrivando a registrare il proprio record. Venerdì 17 luglio, e quindi durante l’ultimo giorno della Milano digital fashion week (14-17 luglio),  il brand del gruppo Kering ha presentato la collezione ‘Epilogue’ tramite una diretta streaming che ha totalizzato oltre 35 milioni di visualizzazioni (35.220.349), diventando l’evento digitale Gucci con più visualizzazioni di sempre, come specificato dalla maison.

Continua a leggere

Latinismi e modi di dire nella nostra lingua madre

Ogni tanto usiamo il latino per dimostrare il nostro grado di istruzione o e per far sentire il nostro italiano nella sua forma più colta. Tuttavia bisogna sempre usare il buon senso, evitando di infiocchettare i nostri discorsi con termini poco comuni, soprattutto per chi non maneggia le frasi in latino con troppa disinvoltura. Basta quindi molto poco per sembrare snob e contemporaneamente superficiali, sbagliando la citazione in latino senza averne coscienza, o usandola nel contesto sbagliato.

Continua a leggere

Kellog’s Coco Pops i cereali razzisti

Dopo le polemiche in Svizzera sui cioccolatini Moretti adesso l’assurdo dibattito sul cibo razzista si è spostato in Gran Bretagna e vedono come i protagonisti i famosi cereali della Kellog’s. Per la precisione i Kellog’s Coco Pops, accusati di essere razzisti dall’ex deputato laburista Fiona Onasanya perché sono neri e la loro mascotte è Coco the Monkey, una scimmia, mentre per i Rice Krispies sono stati scelti come mascotte tre ragazzi bianchi.

Continua a leggere

Postalmarket: riapre entro l’anno

 

Si può considerare il papà di Amazon, la vendita per corrispondenza d’eccellenza che si faceva sfogliando un pesantissimo catalogo pieno di pagine a colori. Un’avventura solidificatasi nel mito del benessere e di un consumismo non ancora sfrenato, che chiuse i battenti a causa di una serie di controversie legali ed amministrative. Postalmarket tornerà entro Natale in versione digitale e, per gli abbonati, anche in cartaceo ma con dimensione ridotte e meno ingombrati.

A riportare in vita questo mito degli ’70 ed ’80  è Stefano Bortolussi, imprenditore friulano, che si era interessato all’impresa nel 2004 occupandosi dell’aspetto del marketing. Già allora però l’azienda era in fase di declino, ben diversa dal colosso che Anna Bonomi Bolchini aveva costruito a partire dal 1959 ispirata dal modello statunitense di vendita per catalogo. Infatti, nemmeno quella volta l’iniziativa andò a buon segno fino a quando si arrivo al fallimento nel 2015 della Postalmarket.

Dopo diversi anni Bertolussi ha rilevato il marchio e si è messo alla ricerca di un partner tecnologico, trovato in Francesco D’Avella, titolare della piattaforma di e-commerce Storeden, ai vertici in Italia nel suo settore. Insieme hanno costituito la Postalmarket Srl e contano in breve tempo di trovare un investitore di start-up.

Abbiamo un sogno ambizioso” – spiega Bortolussi – “proviamo a realizzarlo: vogliamo diventare l’Amazon italiano. C’è molto lavoro da fare“. La tenacia però non manca e nemmeno le idee: “Il nostro modello di business è differente dal precedente ma contiamo anche in un remake del catalogo. Sono milioni le persone che si ricordano di Postalmarket e dunque che sono nostri potenziali clienti”.

 

Continua a leggere

In Val Visdende si adottano le mucche il progetto della Cooperativa Peralba di Costalta

La creatività di questi tempi può diventare un’alleata, ma soprattutto un’arma imprescindibile, per certe realtà imprenditoriali messe in difficoltà dall’emergenza sanitaria del coronavirus.

Così una cooperativa di Cadore ha pensato di dare in adozione le proprie mucche e con un piccolo contributo si riceveranno in cambio burro e formaggi. A promuovere questa simpatica iniziativa è Elvio Casanova Borca, presidente e responsabile della Cooperativa Peralba di Costalta in Val Visdende.

Continua a leggere

Le curiosità sui colori

La scelta del colore, nel campo della moda, non è di certo casuale, ogni tonalità porta a reazioni ed emozioni diverse. Esistono varie teorie, quella che spiega il significato di un colore rispetto ad un altro ed il motivo per cui viene utilizzata proprio una precisa tonalità di un dato colore; quella più “psicologica” in base alla quale, dal colore indossato si percepisce lo stato d’animo di una persona, la personalità ed anche cosa vuole trasmettere.

Continua a leggere

Chanel in controtendenza con la sua Balade en Méditerranée

Nessun cambiamento di rotta, Chanel resterà Chanel anche dopo la crisi sanitaria, anche in un mondo che cercherà di cambiare i propri paradigmi. Bruno Pavlovsky, presidente delle attività legate al segmento moda della maison, è fermamente ancorato alle tradizioni: il dibattito in corso sull’assetto e i tempi della moda, non riguardano la griffe francese che manterrà invariata la propria strategia.

Continua a leggere

Amazon: tra il giorno dei Biggest Sale e l’ascesa verso il Lusso

Nuovo tentativo nel lusso per Amazon che, stavolta, si muove con l’appoggio di due simboli del settore: il Cfda e Vogue US. I tre player hanno infatti unito le forze per il lancio di uno store virtuale che consentirà ai clienti di acquistare proposte di lusso di designer indipendenti. “La partnership – si legge su Business Insider -, chiamata Common Threads: Vogue x Amazon Fashion (il riferimento è appunto al fondo A Common Thread, istituito da Vogue e dal Cfda a sostegno degli stilisti), ha lo scopo di aiutare i designer di fascia alta indipendenti che sono stati colpiti negativamente dal coronavirus”. Il negozio venderà collezioni di una ventina di nomi indipendenti, tra cui 3.1 Phillip Lim, Derek Lam 10 Crosby e Tabitha Simmons, ma, spiega Fashionista, molti altri brand saranno presto disponibili.

Continua a leggere

Elisabetta II: 67 anni fa la cerimonia “terribile” dell’incoronazione

Continua a leggere

Il fantastico mondo del sushi

Continua a leggere

Alessandro Michele: “Non sono un disertore, ma bisogna ripensare ai ritmi stagionali della moda”

 

Dal suo studio di Roma, l’enigmatico stilista si è rivolto a una ventina di giornalisti della stampa internazionale durante una teleconferenza organizzata lunedì 25 maggio.
 
Di recente, abbiamo dovuto affrontare tutti insieme un pericolo comune e totalmente inaspettato. Un periodo pieno di mistero. Ero confinato a Roma, nel mio appartamento. Ho avuto il tempo di concentrarmi sulle mie emozioni, sul mio lavoro, sulla mia creatività, il futuro di tutti e quello dei miei collaboratori in particolare. Ho potuto trascorrere del tempo sulla mia terrazza, circondato da piante e fiori… questo mi ha fatto capire qualcosa: oggi, voglio decostruire il formato della sfilata e le sue componenti emblematiche”, ha detto ai giornalisti che lo hanno ascoltato attraverso il software Converse.

La sua prossima collezione si chiamerà “Epilogo” (e “conterrà segni per un futuro prossimo”, dice il designer) e sarà presentata alla Milano Digital Fashion Week, il 17 luglio — dunque in formato digitale.
 
Ma dopo una tirata di 15 minuti (con traduzione inglese dal vivo) apertasi su una serie di domande e risposte, quando gli è stato chiesto se Gucci avesse pianificato di aderire al calendario ufficiale di settembre, organizzato dalla Camera della Moda, Alessandro Michele ha subito risposto senza equivoci. “Non sono un disertore. Voglio solo una cosa: condividere le mie idee… In autunno, speriamo di costruire un dialogo con il mondo. Però, dubito che il lancio di una nuova collezione ogni due mesi implichi un modo ragionevole di lavorare”, ha affermato: da qui a settembre, infatti, non ci sarebbe tempo per sviluppare la collezione.
Partendo dalla consapevolezza che rallentare potrebbe essere “ossigeno anche per i piccoli, perché il sistema permette di correre solo ai grandi”, ecco quindi che, per uscire dal ciclo ipertrofico delle sfilate resortwear, pre-fall e via dicendo, “non è una diserzione”, ribadisce il direttore creativo, “ma un invito”.
 
Dobbiamo costruire un nuovo sistema, in cui primavera e autunno potrebbero non essere separati… Quello che voglio è essere il più libero possibile. Vorrei che dopo ogni sfilata, tutti i prodotti fossero immediatamente disponibili nei negozi e che rimangano lì più a lungo”, ha detto, seduto su un divano nel suo laboratorio, in una villa rinascimentale sulle rive del Tevere.
 
Non ne ho parlato con altri brand, nella moda purtroppo non c’è grande dialogo, ma c’è rispetto reciproco; io ho detto ciò che farò, aspettandomi un’aggregazione virtuosa. Il mio obiettivo è iniziare una conversazione. Ognuno di noi deve costruire il suo nuovo calendario. Spero che si aprirà un dialogo per ripensare la stagionalità della moda e trovare nuove maniere di fare le cose. Stiamo riorganizzando il sistema in cui lavoriamo. Penso che il calendario ufficiale del prossimo settembre sarà soddisfacente. Lo penso e lo spero”.
 
Interpellato dopo il – sorprendente – annuncio di Gucci, il presidente della Camera della Moda, Carlo Capasa, ha accolto con favore la solidarietà di Alessandro Michele nei confronti della comunità della moda. “A mio avviso, la mentalità di Alessandro porta enormi benefici alla nostra comunità. Ha anche indicato che parteciperà alla nostra prima stagione digitale a luglio, il che è fantastico. Certo, in questo momento è impossibile sapere cosa ci riserverà il futuro. Alla Camera, vogliamo fornire ai designer una piattaforma ottimale perché possano dire la loro”, ha dichiarato.
 
Oltre a questo invito a riformare i calendari della moda, Alessandro Michele ha anche annunciato l’intenzione di chiamare in modo diverso le numerose collezioni accessorie e annesse — pre-collezioni, capsule, Cruise — sviluppate da Gucci. “Voglio dare nuovi nomi a queste collezioni, titoli ispirati alla musica classica, come sinfonie o madrigali. Come per aprire una finestra su nuovi orizzonti”, ha spiegato durante la teleconferenza. Da qui deriva il nome di “Epilogo” della sua prossima collezione (sorta di chiusura dell’ultimo show, dove Michele aveva portato a vista i preparativi di una sfilata), che sarà un racconto interpretato non da modelli, ma da ragazzi che lavorano con lui.
 
Certo, sotto la direzione artistica del designer italiano, il fatturato di Gucci è cresciuto in modo spettacolare, una crescita senza pari tra le case di lusso più importanti al mondo. Tuttavia, Alessandro Michele sembra determinato a ridurre drasticamente il numero di sfilate di Gucci. Qualsiasi cosa succeda.
 
Non faremo più cinque sfilate all’anno, ma solo due. Chiederemo ai più grandi talenti di questo mondo di collaborare per raccontare le nostre idee. Abbiamo bisogno di maggiore flessibilità. Sì, finora, ho presentato cinque sfilate di moda all’anno — perché sono iperproduttivo. Ma un giorno, tutto ciò finirà per sfinirmi. Le mie idee sono molto più forti quando mi prendo del tempo per svilupparle a casa”. E, a questo proposito, anticipa che sul sito del brand ci sarà uno spazio MX che ospiterà parte della collezione genderless.
 
Le tappe successive non sono calendarizzate a settembre perché “non posso fare una corsa per essere pronto” e quindi “saremo leggermente dopo”, si spera “in spazi reali” e comunque “non quando pare a me, perché questo è un sistema enorme”. Ed è a questo sistema che Michele dice: “Mi piacerebbe che tutti capissero che fare cinque show è impossibile”. Una posizione condivisa da un altro big come Giorgio Armani, che già a inizio pandemia aveva detto che avrebbe rallentato per tornare a dar valore alla creatività. Pensieri simili a quelli di Dries Van Noten e altri colleghi, che in una lettera aperta hanno toccato gli stessi concetti, poi sottolineati da una nota congiunta delle camere della moda inglese e americana. E ora, il colosso Gucci, che non intende uscire dal sistema, ma che ha deciso di rallentare.

Proprio “per costruire un futuro dove le cose abbiano più tempo nella Epilogo di luglio non ci saranno solo le novità”, ma anche le cose belle appese nei negozi, dove in passato restavano a malapena un paio di settimane. Basta dunque a “corse contro il tempo che schiacciano la creatività, basta aerei per inseguire show da un capo all’altro del pianeta, basta a termini che non corrispondono più all’oggi come Cruise o pre-Fall”.
 
Durante il lockdown, Alessandro Michele si è dedicato alla lettura di articoli sul crollo dell’Impero Romano dopo l’arrivo dei barbari, e sulla lunga restaurazione che ne seguì, che attraversò diversi secoli. Il nuovo standard per le sue presentazioni? Eventi multidisciplinari, che miscelino teatro, tecnologie digitali e le tradizionali sfilate in passerella. “Adoro le sfilate di moda. È una passione. È un format che voglio far diventare mio, ma anche rinfrescarlo, reinventarlo”.
 
Durante i suoi cinque anni alla guida di Gucci, Alessandro Michele ha ritenuto doveroso e fondamentale mettere in scena di spettacoli epici e d’avanguardia, ai quattro angoli del Vecchio Continente, dall’abbazia di Westminster all’antico cimitero romano di Arles, passando per le rovine di un tempio greco in Sicilia.
 
Quando un giornalista gli ha chiesto come intendeva intrattenere la sua clientela lungo tutto il corso dell’anno rinunciando a tre delle sue cinque sfilate di moda, lo stilista non si è lasciato smontare. “Il mondo della moda è un po’ come Woodstock. È aperto a un vasto pubblico. Tra coloro che ci seguono, molti non sono mai entrati in uno dei nostri negozi. Questo non impedisce loro di tenere attentamente d’occhio ciò che facciamo… Ho la possibilità di lavorare all’interno di un gruppo [Kering, ndr.] che mi lascia grande libertà per sviluppare nuove idee”.

Se l’esigenza di rallentare è stata sentita un po’ da tutti, “da qualche parte bisogna iniziare e non penso sia banale”, conclude Alessandro Michele, cosciente di essere alla guida creativa di uno dei marchi del lusso più influenti al mondo, “non fare più cinque show”.
 
Tutte queste idee, Michele le aveva già anticipate domenica seravia Instagram con una serie di pensieri intitolati “Appunti dal silenzio” nati dall’esigenza di “restituire giustizia al tempo creativo”. Abbastanza per rubare da soli la scena, perché la sua teleconferenza, per quanto eloquente, ha solo ripetuto la sua richiesta di una trasformazione dei ritmi stagionali della moda.
 
In una serie di testi dal tono poetico, lo stilista medita sulla fragilità del nostro destino creativo e deplora che il sistema della moda vada troppo lontano. “Abbiamo usurpato la natura, l’abbiamo addomesticata e ferita. Abbiamo incoraggiato Prometeo e seppellito Pan. Con così tanto orgoglio che abbiamo perso la nostra coesione con farfalle, fiori, alberi e radici. Con tanta avidità delirante che abbiamo rinunciato all’armonia e alla prudenza, ai nostri legami e al nostro senso di appartenenza. Abbiamo spazzato via la sacralità della vita, trascurando il fatto che anche noi siamo una specie animale. Alla fine della giornata, eravamo senza fiato”.
 
Il rischio maggiore per il nostro futuro: abdicare alla nostra responsabilità di dare vita a un cambiamento autentico e necessario. La nostra storia è disseminata di crisi che non ci hanno insegnato nulla… Oggi sento il bisogno di rinnovare un legame, di purificare l’essenziale sbarazzandomi del superfluo”.
 
Alessandro Michele conclude i suoi pensieri invocando una “nuova Epifania… Un nuovo percorso, lontano dalle scadenze che il settore ha integrato in sé e, soprattutto, lontano dal culto eccessivo della prestazione, che oggi non ha più ragione d’essere”.

Articolo di   versione italiana di Gianluca Bolelli, via FashionNetwork.com 

 

Armani fa “scuola” i marchi che rispondono all’appello di una “moda più lenta”

Le dichiarazioni di Giorgio Armani di qualche settimana fa, orientate a un lusso che “non può e non deve essere veloce perché ha bisogno di tempo per essere raggiunto e apprezzato”, assumono rilievo in relazione alla lettera pubblicata da un gruppo di stilisti che ha preso una posizione pubblica in merito al modello di business e creatività del futuro. Il documento online è rivolto all’industria della moda, e sottolinea l’importanza di riallineare le tempistiche retail ai bisogni dei consumatori, e di ripensare quelle delle vendite a sconto.

Continua a leggere

Lusso in Cina dopo il lockdown: ripresa dei settori e crescita del mercato

Quali settori hanno ripreso meglio? Quale è il trend di crescita del mercato? Quali sono le aspettative per tutto l’anno dei brand? Di questi temi hanno parlato Edoardo Tocco, president Asia Pacific di BalenciagaMauro Maggioni, CEO Asia Pacific di Golden Goose, Erika Andreetta partner di Pwc e David Pambianco CEO di Pambianco, in occasione di un webinar organizzato da Pwc in collaborazione con Pambianco e il supporto del China Desk Pwc Tls.

Continua a leggere